I catari furono arsi vivi perché il loro modo di intendere il problema del male non era il medesimo dei cattolici. I quali da parte loro non erano riusciti a giungere a conclusioni soddisfacenti. Dunque si ha che i cristiani catari vengono messi al rogo
Le monache e le vedove, mortifere maleodoranti prefiche, non osavi guardarle. Lui stesso che ha mille occhi, li distoglie da loro, n’eri certa. L’onniveggente, lui… perché tu, giudiziosa, dio non lo nominavi neppure con la minuscola. “Mosca” equipara tra loro monache e vedove, e
Xenia 6 Il vinattiere ti versava un poco d’Inferno. E tu, atterrita: “Devo berlo? Non basta esserci stati dentro a lento fuoco?”. Xenia 7 “Non sono mai stato certo di essere al mondo”. “Bella scoperta, m’hai risposto, e io?”. “Oh il mondo tu l’hai
Xenia I, 11 Ricordare il tuo pianto (il mio era doppio) non vale a spenger lo scoppio delle tue risate. Erano come l’anticipo di un tuo privato Giudizio Universale, mai accaduto purtroppo. Ricordare il pianto di Mosca, se quello del poeta “era
Xenia I, 9 Ascoltare era il solo tuo modo di vedere. Il conto del telefono s’è ridotto a ben poco. Il pensiero dopo aver letto questo distico, va a Xenion I, 3, in cui Montale ricorda quando la moglie nell’albergo veneziano che frequentavano, invece
Xenia I, 7 Pietà di sé, infinita pena e angoscia di chi adora il quaggiù e spera e dispera di un altro… (Chi osa dire un altro mondo?). …………………………………………………………… “Strana pietà…” (Azucena, atto secondo). Quattro endecasillabi scritti il 9 dicembre 1965. In parte continuazione concettuale
Xenia I,6 Non hai pensato mai di lasciar traccia di te scrivendo prosa o versi. E fu il tuo incanto – e dopo la mia nausea di me. Fu pure il mio terrore: di esser poi ricacciato da te nel gracidante limo dei neòteroi. Drusilla
Premessa generale Satura è la quarta raccolta poetica di Montale. Contiene liriche relative agli anni dal 1962 al 1970. E’ divisa in 5 sezioni: Il tu; Xenia I; Xenia II; Satura I; Satura II. Nel presente, e in altri successivi articoli, ci si limiterà a
Il desiderio di avere una discendenza, di lasciare un segno del suo soggiorno su questa terra, per l’essere umano spesso costituisce un richiamo quasi insopprimibile. Eva quando partorisce Set sostiene di essere contenta per questo dono di Dio perché le permette di avere, dopo la
E’ opportuno adesso riportare finalmente in toto quel lungo brano della Genesi che già abbiamo citato in alcune sue parti, perché può aiutarci a mettere in evidenza certi aspetti riguardanti il nostro discorso: – Disse dunque [Giacobbe]: “Ti servirò sette anni per Rachele, tua figlia