Tecniche di distrazione di massa

“La Stampa” dello scorso 25 aprile ha collocato la notizia a fondo pagina della decima pagina.
Il titolo recita: Gaza, violenti raid su scuole e stazioni di polizia. “Sessanta morti, tra loro due gemelle di 4 anni”.
Chi sia stato a mettere in atto questi raid non viene detto, mentre nel sommario non si dimentica di riportare la versione dell’Israel Defense Forces: “Lì si nascondevano commando di Hamas e Jihad”, cioè una versione non provata da nulla e da credere sulla parola.
Il confinamento in decima pagina diventa però quasi un merito quando si scopre che sempre il 25 aprile “Il Corriere della Sera” dei 60 morti non parla né prima né dopo la decima pagina. Proprio non ne parla.
Di morti e bombardamenti ne aveva parlato in maniera concisa il giorno prima, ma evidentemente per il più letto e blasonato dei quotidiani italiani non era il caso di parlarne più.
Chiarire a fondo, spiegare la dinamica, riferire i motivi, descrivere le circostanze, devono essergli sembrate cose superflue. Sono bastate poche ore per archiviare i raid.

La notizia dei 12 morti per il bombardamento russo su Kiev, invece, compare in terza pagina. Ed è giusto che sia considerata un’informazione importante, e senz’altro da evidenziare.
Quello che però riesce difficile giustificare è il criterio per cui dodici morti siano da terza pagina, e sessanta neanche da ultima, con civili e bambini nell’un caso e nell’altro.

Vi sono comunque anche altri modi, più subdoli, di affrontare una notizia scomoda ( per la  Redazione, il partito politico di riferimento, il gruppo editoriale, i finanziatori etc…) se proprio non si può fare a meno di darla: la si lavora con tecniche ben oliate da anni attraverso cui la si depotenzia o la si rende ambigua, e, insomma, la si snatura.

Siccome si tratta di una modalità che molti giornalisti, in spregio alla deontologia professionale, praticano, vale la pena di mettere sull’avviso chi, troppo rilassato, affronta la comunicazione dei media.
Infatti le tecniche di domesticazione, o di deterioramento, o di gonfiaggio e sgonfiaggio, o di insinuazione ecc., sono variatissime e raffinate.
Per rendersi conto che spesso in comunicazioni apparentemente di dettaglio, si celano trojan che sviano dal capire come stanno effettivamente le cose, vediamo ad esemplificazione ciò che con il titolo in grassetto è apparso sul  “Corriere.it”, redazione on-line con aggiornamenti in diretta, in data mercoledì 23 aprile ’25, ore 04,36.
Il titolo è:“Intercettato il missile lanciato dallo Yemen”.
Segue il testo, brevissimo, come di necessità dato il particolare tipo di medium attraverso il quale è stata diffusa la notizia:

 L’esercito israeliano annuncia su Telegram che il missile lanciato dallo Yemen “molto probabilmente è stato intercettato con successo”.  Il lancio del missile aveva fatto scattare le sirene antiaeree ad Haifa e in diverse altre località del nord di Israele. “Un intercettore è stato lanciato verso il missile, che molto probabilmente è stato intercettato con successo”, dichiara l’Idf su Telegram.

Ebbene, qual è il senso di dare una notizia con cui si dice che una cosa forse è successa?
Sarebbe stata una notizia se il missile avesse causato dei danni o delle vittime, o se fosse stato distrutto.
Ma una notizia per dire che non si sa dire quale sia stata la sorte del missile lanciato dallo Yemen, che notizia è?
Appare anche molto strano come un esercito considerato tra i più efficienti e tecnologici al mondo non sappia constatare se un suo intercettore colpisce o meno il target.
Tuttavia la perplessità è data soprattutto dal fatto che l’Idf la dirami nonostante potenzialmente ne sminuisca la reputazione.
Agli occhi di un israeliano di Haifa sapere che il sistema difensivo non è sempre in grado di difenderlo da missili che venissero lanciati per colpire la sua città, non è certo rassicurante.
Sarebbe stato meglio per l’interesse della classe politica e per i militari israeliani evitare una notizia del genere. Anche perché non si sarebbe trattato di censurare nulla, non essendo accaduto nulla.
Invece viene diffusa. Perché?
E’ proprio questo suo apparire secondo logica più dannosa che utile al Governo israeliano che induce ad essere circospetti nell’accogliere ciò che ci viene riferito.
Non potrebbe essere che date le proteste che si levano sempre più indignate da migliaia di piazze del mondo per quanto si continua a perpetrare in Medio Oriente trincerandosi dietro la solita scusante di doversi garantire la sicurezza, c’era bisogno di trovare qualcosa, fantomatico se non proprio fantasma, per dire che Israele se continua nella carneficina è perché, come dimostrato dal missile lanciato dagli yemeniti pro-Palestina, viene ancora attaccato e perciò ancora si deve difendere?
A proposito, la sicurezza è stata chiamata in causa da Israele persino per spiegare cosa lo abbia indotto alla recente e mirata distruzione, denunciata dall’ONU, di bulldozer, ruspe e altri macchinari pesanti a Gaza, perché potrebbero venire usati a scopi terroristici anziché per sgombrare le macerie e recuperare i corpi dei cadaveri e di eventuali superstiti.
E’ consentito scavare solo a mano.

Fulvio Baldoino

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.