Non si è voluta coinvolgere in alcun modo la cittadinanza su aspetti cruciali come la gestione di un territorio unico, si è operato con modi almeno discutibili, si è trascinata vergognosamente l’attività di una giunta di fatto politicamente decotta e decaduta, non si sono svolte primarie

CRESCENT E DINTORNI:
proviamo a tirare le fila del dibattito, dopo alcune riflessioni su eventi di questi giorni.

Quando questo numero di Trucioli sarà pronto, tutti avremo visto l’avvenuta demolizione dell’ecomostro di Bari. Un grande complesso edilizio, costruito dalla potente famiglia Matarrese, prima autorizzato, ma finalmente abbattuto, perché distante meno di 300 metri dal mare. Leggiamo sui quotidiani e su  www.aprileonline.info del 31/3 e del 01/4 che a Bari si vuole “creare un waterfront per tutti e non solo per i pochi che avrebbero potuto godere un panorama ineguagliabile dalle finestre di Punta Perotti”. Sempre su aprileonline del 31, si nota un resoconto del dossier Onu sulla costruzione edilizia costiera nel Mediterraneo. In Spagna, da almeno un decennio, vi sono fenomeni di decostruzione di immobili costieri. Ecco il motivo per il quale Bofill s’è voluto sfogare su questi disgraziati lidi!

A Bari e in Spagna, ma non a Savona! Ecco l’errore di Matarrese: doveva frequentare i nostri amministratori, non quelli baresi. Qua in riva al mare si costruisce: il waterfront è per i privati, se molto ricchi. E Crescent, torre Bofill, via Cimarosa non bastano: prossimamente tireremo su un bel grattacielo alla Margonara.

Torniamo al nostro dibattito, ringraziando di cuore chi ha colto l’occasione per far conoscere il proprio pensiero e rimarcando l’assenza di chi – evidentemente – preferisce far propaganda, invece d’informare gli elettori delle proprie posizioni (Margherita, Verdi, Rifondazione, Alleanza Nazionale ...).

Secondo Tortarolo, la variante “poco simpatica” approvata dal Consiglio comunale non ha modificato il quadro volumetrico dell’intervento. Sarà, ma Cuneo e Buscaglia  affermano il contrario, quantificando oltre 1.000 mq. d’incremento. Non sono in grado di dire chi, ma evidentemente qualcuno racconta bugie.

Anche a Tortarolo (che, ricordiamolo, ha sempre approvato i piani Orsa - Bofill) sfuggono i benefici complessivi per la città (ma allora, perché li ha approvati, senza mai imporre alcuna modifica?). Parla di spazi e funzioni pubbliche da perseguire e contrattare, garantire miglioramenti significativi sul piano della mobilità, uso pubblico di una zona che non deve essere nuovamente di fatto privatizzata. Siamo lieti che le nostre modeste proposte abbiano il suo consenso, ma per perseguire e contrattare, sarebbe stato doveroso che si fossero attivati prima, senza concedere alla svelta tutto quanto richiesto dai costruttori.

L’intervento su questo numero di Ghigo Gaspari  è indecifrabile. Egli ha votato contro la variante, ma dichiara d’aver sempre sostenuto la svolta urbanistica, necessaria compensazione alla perdita produttiva ed occupazionale. Altro che politica moderna: siamo al più retrivo baratto tra denaro (per pochi) in cambio d’ambiente (di tutti). Cari politici: non accampate scuse: gli operai della Omsav non li avete neanche ascoltati (e se li avete ascoltati, non li avete capiti): non c’è stata alcuna compensazione occupazionale. In questa logica da anni cinquanta, si favoleggia di completamento a livello commerciale ed artigianale oltreche (sic) residenziale, intorno al Crescent. Altre costruzioni? Davvero al peggio non v’è mai fine! Poi si auspica la promozione, con l’inevitabile strategia di marketing, per portare i turisti a vedere ... dove una volta c’era il mare, dove si sarebbero potuti creare spazi verdi ed una viabilità accettabile?

Qualcosa si muove, in ogni caso. Avremo Crescent e contorno, ma sempre più concittadini come Manzieri  scoprono la gravità del deficit di democrazia che queste sfortunate vicende denotano.

Gli interventi di Buscaglia e di Cuneo , come sempre precisi ed appassionati, mi sembrano carenti sotto l’aspetto propositivo. E’ importante rivendicare il merito di un’opposizione di lunga data, saggia quanto purtroppo inascoltata. E’ utile ricordare quanto brutti ed assurdi siano i costruendi ecomostri. Bisogna però individuare delle nuove linee d’azione, che vadano oltre lo sterile “io l’avevo detto”: ora che il Crescent e la torre si costruiscono, dobbiamo occuparci d’altro o possiamo/dobbiamo sostenere nuovi obiettivi (certo parziali, ma importanti)? Invitiamo Buscaglia e Cuneo ad aiutare la città a salvare il salvabile, partendo da aspetti - per così dire – collaterali agli ecomostri (aree circostanti, distanze ecc.).

Avevamo paventato ...LEGGI..., il rischio di comportamento opportunistico che poteva profilarsi nel mancato intervento del (forte) candidato sindaco Berruti. Lo avevamo pungolato con proposte ed osservazioni. “Puntualmente” il suo intervento (per certi versi positivo)...LEGGI... giunge subito dopo l’approvazione – da parte delle forze politiche che lo sostengono e candidano – della variante al Crescent e del seguente rapidissimo (solo 12 ore: e poi ci si lamenta dell’Ufficio Urbanistica) rilascio della concessione. Così, prima di discettare di continuità amministrativa e bicchieri mezzi vuoti, il candidato sindaco ci può informare che tutto è ormai deciso e non sarà più oggetto di decisione politica. Che tempismo! Sarà un caso? Secondo un aforisma un po’ abusato, a pensar male si fa peccato, ma qualche volta ci si azzecca. Facciamo finta che i tempi siano sfortunate coincidenze e cerchiamo lo stesso di entrare nel merito delle considerazioni svolte nel suo intervento.

Non abbiamo proposto il ritiro della licenza per il Crescent, né (tornando all’intervento di Tortarolo) di utilizzare la variante, o altri strumenti, come Cavallo di Troia per far saltare l’intero progetto. Avremmo voluto, ma siamo sufficientemente realistici! Abbiamo evidenziato molti aspetti quantomeno discutibili del progetto e chiesto di intervenire per limitare i danni. Abbiamo chiesto che l’Amministrazione riscopra il suo ruolo e sappia imporsi su aspetti cruciali: distanze tra edifici, tra i medesimi ed il Priamar, altezze, accessibilità del litorale, spazio per area verde, passeggiata e pista ciclabile. Proposte eversive? Non credo.

Berruti fa proprie alcune nostre idee e s’impegna al riguardo. Molto bene. Se sarà sindaco e se manterrà le promesse avremo: prosecuzione della passeggiata (con raccordo della medesima a quella di via Gramsci), accessibilità, fruibilità e recupero del litorale, area (potenzialmente, l’ultima disponibile nell’intero centro città) verde di fronte al mare. Qualche problema ci deve essere, se occorrerà (parole sue) “vincolare gli spazi”.

Deduciamo: se c’è il rischio che, in difetto, questi vengano a mancare è evidente che Ruggeri e compagnia non hanno lavorato così bene per la collettività. Inoltre, non si può pensare che la pur grande area ex Italsider, oltre ad ecomostro ed edifici connessi, area verde, passeggiata, strade d’accesso al porto ed al mare, possa ospitare anche lo “spazio fisico dove insediare nuove funzioni (ricettive turistiche, commerciali ecc.)”. E’ anche per questo che auspichiamo una drastica riduzione, se non del ecomostro/Crescent, almeno degli altri edifici “di contorno”. Ci dica, candidato sindaco: oltre all’inevitabile ecomostro, quante altre costruzioni intende lasciar realizzare? Per quali scopi? Cosa rimarrà per area verde, passeggiata e fascia di rispetto del Priamar?

Nel dibattito che abbiamo aperto su Trucioli, sembra quasi che l’opposizione ai progetti Bofill (e Margonara) abbia un elevato tasso d’eversione, che le critiche non tengano conto delle esigenze di trasformazione e d’investimento, d’uscita della città dalla foresta pietrificata. Esemplari al riguardo sono gli interventi di Berruti, Delfino, Lunardon. Tortarolo.

Io non penso che si dovesse evitare qualsiasi intervento edilizio residenziale. Semplicemente, mi chiedo perché si è consentita una torre distante soli 100 metri dalla Torretta ed alta il triplo, oltre a tutti gli edifici di contorno, perché un Crescent alto come il Priamar, lungo 160 metri, distante circa 120 metri dalla Campanassa e dal Priamar. E’ del tutto evidente che, se si fossero imposti distanze e limiti dimensionali (per esempio: torre alta 20 piani, Crescent alto quattro piani e lungo 80 metri, ecc.) adeguati all’ambiente, non sarebbero certo mancati né i costruttori, né il supposto effetto rivitalizzante dell’area, né tanto meno i progettisti di moda.

Si poteva e doveva costruire, senza stuprare le zone. Possibile che, nei giorni nostri, non si sia imposto uno stile progettuale dall’impatto morbido, integrato all’area, rispettoso del paesaggio e dei monumenti?

Segnalo – per ironia ed acutezza – gli “Auguri a questa città che ha perso molto ma non ancora tutto”, di Maurizio Leverone (su www.asinistraxsv.altervista.org). Ivi, ad un certo punto, ci si chiede “chi comanda e soprattutto chi ubbidisce a tutta questa miscellanea di cattivo gusto e di cattiva amministrazione”. Difficile rispondere.

Io non penso che le nostre precedenti amministrazioni (centro sinistra e centro destra) ignorassero le “categorie politiche” dello sviluppo sostenibile, del rispetto ambientale e paesaggistico, della priorità all’utilizzo orientato al pubblico delle risorse e del territorio, del buon gusto. Si è trattato di scelte, scellerate, ma scelte. Si è deciso di favorire l’accumulazione e l’ingordigia di pochissimi, dedicandosi al soddisfacimento pieno di tutti i loro privatissimi interessi: tanti piani quanti ne hanno chiesti, tantissimi metri cubi, come e dove gli speculatori hanno voluto; tanto è vero che per gli spazi e le esigenze della collettività ci s’inizia a pensare solo ora, ed a seguito di nostre modeste proposte. E allora: perché, tra tante possibilità diverse, tra infinite vie di compromesso ci si è orientati così sfacciatamente a favore della speculazione?

E’ venuta meno, in questi anni, la tensione verso la questione morale, divenuta ricordo d’altri tempi, orpello sacrificabile per malintese esigenze di sviluppo.

Temo (sperando di sbagliarmi) che a Savona si sia riprodotta una commistione tra politica e affarismo. Per i più giovani (e per quelli dalla memoria corta) ricordo che il “teardismo”  fu politica e affari, e in buona parte affari edilizi.

Non so se tutto quello che è accaduto in questi anni a Savona, tra politica (davvero poca), urbanistica d’assalto (molta) e finanza (quella locale in buona misura scomparsa con le vicende che travolsero la Cassa di Risparmio di Savona) sia avvenuto nella legalità. Non so se si siano intrecciati interessi privati (più o meno leciti), affarismo e potere pubblico. La sensazione è che si sia andati ben oltre il confine della legalità (ché altrimenti certi aspetti resterebbero inspiegabili).

Il fatto che non vi siano, a quanto è dato sapere, procedimenti penali in corso, non è decisivo al riguardo. Anche quale figlio di magistrato, non ho dubbi sull’integrità della magistratura, ma può esservi stata poca sensibilità su queste vicende, ovvero semplice mancanza di esposti-denuncia (e la carenza d’organico della Procura completa il quadro). Constato che, come Buscaglia puntualmente rileva, sembrano sussistere molte gravi irregolarità (scadenze non rispettate, aree di proprietà pubblica lasciate in mano a privati, ecc.). Forse la magistratura dovrebbe esperire i controlli di legalità che, a quanto pare, il Comune non ha effettuato.

Preoccupa l’evidente ed acclarato deficit di democrazia: non si è voluta coinvolgere in alcun modo la cittadinanza su aspetti cruciali come la gestione di un territorio unico, si è operato con modi almeno discutibili, si è trascinata vergognosamente l’attività di una giunta di fatto politicamente decotta e decaduta, non si sono svolte primarie ...

L’esperienza del caso Teardo (come quella di questi anni di politica nazionale) dovrebbe averci fatto comprendere l’esito infausto a cui conducono sia la delega a poteri forti, sia la rinuncia a spazi di democrazia, sia la commistione tra politica ed affari.

Su la testa, savonesi: se ci risvegliamo, non tutto è perduto!

 

Paolo Bossi

 


 

                  di Paolo Bossi        versione stampabile