Questa settimana sono intervenuti Buscaglia, Berruti ( e ancora Cuneo dal suo sito), ma i partiti continuano a non pronunciarsi. Opportunismo? Disinteresse? Certo intervenire non è obbligatorio, ma vorremmo - come tutti i savonesi - posizioni e proposte precise.

CRESCENT:
i nostri politici hanno delle idee?

Nella prima parte del mio intervento...LEGGI...ho proposto una riflessione su cosiddetto Crescent: l’ecomostro di prossima costruzione vicino al Priamar, sulle aree ex Italsider.

Ho evidenziato gli aspetti a mio avviso più negativi: progetto su aree in buona parte pubbliche (che comunque avrebbero meritato diversa destinazione), impatto estetico pesante, dimensioni pacchiane (ormai, come leggiamo circa la proposta del grattacielo alla Margonara, siamo all’infantile “il mio è più grosso del tuo”), modalità con cui s’è proceduto (e si continua a procedere: varianti approvate alla svelta, senza dibattiti e consultazioni), indiscutibile natura meramente speculativa (lontana anni luce dalle esigenze dei cittadini).

Oltre alle note progettuali, ora (ultimate le demolizioni dell’ex Italsider) si possono percepire appieno altri aspetti, di rilievo ancora maggiore: la vastità dello spazio destinato alla privata speculazione, la contiguità col Priamar, il bel tratto di litorale retrostante (di potenziale fruibilità, ma di cui è prevista l’inutilizzabilità, con l’incredibile colata di cemento).

Viene da chiedersi: perché mai Ruggeri e variegata compagnia (anche Forza Italia non sembra si sia granché opposta) hanno voluto tutto ciò? E soprattutto, guardando al prossimo futuro: il nuovo sindaco, vorrà passare alla storia cittadina per colui che ha ridato il mare, una spiaggia, verde, spazio (e molto altro) ai savonesi, o per colui che definitivamente li ha privati di queste risorse? O per colui che non ha potuto (o voluto, poco cambia) porre rimedio in tempo?

Berruti propone la “valorizzazione del Priamar e della sottostante area ex Italsider” e un “fronte mare … promenade che abbraccia tutta la città”: quando aspetta a farci sapere, in concreto, cosa propone? I suoi abbozzi di proposte sono in antitesi col costruendo “biscione-ecomostro-crescent” (ed annessi).

Rifondazione critica il progetto Bofill, definendolo “esemplare” (in negativo), ma cosa propone?

Abbiamo chiesto - e chiediamo nuovamente - a partiti e candidati di esprimersi:

i)                    condividono interamente i progetti formulati (ed in buona parte approvati), o (almeno) qualcosa non li convince ed urgono provvedimenti?

ii)                  se vi sono perplessità, s’impegnano a trovare rimedi (prima che sia troppo tardi) ed a proporli fin d’ora agli elettori?

Qualora dall’analisi emergano dubbi od esigenze da tutelare, occorre subito individuare ed utilizzare qualche strumento adatto. In altri termini, impegnarsi per ridimensionare (o modificare, o lasciar fare con adeguate prescrizioni ...) l’incipiente colata di cemento, se necessario concordando interventi riduttivi e conservativi da intraprendersi anche da parte dell’attuale pluridecaduta Giunta e del Consiglio comunale.

Hanno finora risposto, con meritoria rapidità, Roberto Cuneo, Vincenzo Delfino e Patrizia Turchi. Colpisce la sensibilità del primo, in particolare nella valutazione dell’impatto estetico paesaggistico del Crescent, definito ”orribile mostro”. Il Consigliere coerentemente chiede la bocciatura della variante in imminente delibera. Sul punto ritorneremo, ma sarebbe utile l’aggregarsi a lui dell’intera attuale opposizione consiliare. Vedremo se saprà essere convincente.  

Vincenzo Delfino, pur condividendo l’operazione in sé (sui gusti non possiamo disquisire), ha torto - e sono sicuro che sarebbe lieto di poterlo ammettere, se messo alla prova – nel considerarsi “probabilmente” impotente, anche se eletto sindaco. Suvvia, dott. Delfino: lei è candidato sindaco! Se si diviene – per diretta designazione popolare, ed in alternanza rispetto alla precedente maggioranza – sindaco di una città capoluogo, non si può rinunciare ad un forte ruolo guida, neanche nascondendosi dietro precedenti decisioni. Se vantaggi ai savonesi sono necessari, bisogna imporli!

Ringrazio anche Patrizia Turchi, dal cui contributo colgo (e rilancio, al di fuori d’ogni logica di schieramento politico) alcuni elementi: il fatto che “non vi è mai nulla di definitivo”, il non dar nulla per scontato, la necessità di ridurre la colata di cemento e restituire l’accesso al mare, la richiesta di rigetto delle varianti.

Considerata la mancanza di proposte concrete, provo a formularne qualcuna (necessariamente abbozzata: sia perché non sono un tecnico e non è questa la sede per dettagli, sia soprattutto perché è giusto mettere alla prova la capacità propositiva di chi vorrebbe amministrarci).

Non credo sia più possibile, da un punto di vista giuridico ed economico, revocare per intero le concessioni edilizie sventuratamente concesse. Probabilmente possono essere imposti dei “ritocchi” dimensionali e progettuali.

In ogni caso, sono convinto che qualche “margine” il Comune lo abbia. Chi costruisce un complesso così rilevante, deve poter contare sulla “collaborazione” comunale: timore (o “minaccia”) di revoche o d’interventi riduttivi, numerose varianti da ottenere (come quella di prossima discussione Consiliare), permessi minori (transito merci e mezzi, trasporti straordinari, occupazione suolo pubblico, ecc.), licenze per ulteriori cubature, sistemazione della viabilità, adempimento oneri d’urbanizzazione, ecc.. Inoltre, si tratta d’imprenditori che certo non amano trovarsi contro il Comune (gare d’appalto, opere future ...). Potrebbe addirittura ipotizzarsi l’opportunità di rinunciare, in cambio di beni comuni sicuramente apprezzabili (come il paesaggio, l’accesso al mare, la viabilità pedonale e ciclabile ecc.) a parte degli oneri d’urbanizzazione, e/o il riacquisto di determinate aree.

Su alcuni punti, l’Amministrazione potrebbe (ancora) e dovrebbe (ora) - cortesemente, ma fermamente - imporsi in trattative con i privati costruttori e molto ottenere. Ne accenno alcuni.

  • Soprassedere ad ogni delibera di varianti, onde lasciar spazio di manovra a chi dovrà davvero gestire la città nel prossimo quinquennio: domani 20 marzo non deve essere decisa alcuna nuova concessione, senza adeguate pubbliche contropartite. Sul punto, dovrebbero convergere sia le posizioni di chi mai ha approvato il mostro, sia dell’attuale maggioranza consiliare (se non altro per una sorta di fair play nei confronti di Berruti, cui dovrebbero lasciare il più ampio spazio di manovra e trattativa), sia infine di quest’ultimo (che speriamo sia così abile dal chiedere ed ottenere dal proprio schieramento politico il rispetto di detti spazi d’iniziativa).

  • Imporre distanze rilevanti tra edifici (soprattutto in relazione all’altezza delle nuove costruzioni): un’adeguatamente dimensionata fascia di rispetto tra Crescent, altri edifici costruendi e Priamar (forse in questo consiste la “valorizzazione” di cui parla Berruti).

  • Salvaguardare ampiamente l’accessibilità, la fruibilità ed il recupero del litorale (pubblico in quanto demaniale, com’è sempre bene ricordare).

  • Mantenere assolutamente la possibilità (anche per il futuro, in mancanza di risorse attuali) di proseguire la passeggiata (pedonale, ma possibilmente anche ciclabile) Trento e Trieste (ora finisce dietro il Priamar) fino alla vecchia Darsena, in modo da raccordarla con il costruendo lungodarsena fino alla Torretta (e oltre). Anche questa dovrebbe essere in concreto la proposta condivisa da Berruti (e forse anche la misteriosa “unificazione del fronte mare dalla Margonara a Zinola”, di cui scrive Lunardon, a meno che questi la intenda come una sfilata di nuovi colossi edilizi). L’aspetto cruciale e delicato è lo spazio che deve essere lasciato libero nella direttrice costa – vecchia darsena (si consideri che occorrerà avere spazio per superare la differenza di quota e la viabilità d’accesso al porto, evitando scale e barriere architettoniche).

  • Imporre (o, almeno, salvaguardare lo spazio per poterla realizzare in futuro) la realizzazione d’area verde (possibilmente intorno allo spazio destinato alla passeggiata di cui sopra) pubblica e di dimensioni adeguate (stupisce che Verdi e Margherita nulla abbiano proposto al riguardo). Non si dimentichi che Savona non ha più creato giardini pubblici dopo quelli di Via Trincee (in questa insipienza, purtroppo si sono adeguate tutte le varie giunte, compresa quella di Gervasio).

  • Imporre la creazione di parcheggi (pubblici) su aree di superficie.

Infine, accenno al rischio più grave: l’opportunismo.

Rivolgendo (quasi tre mesi orsono) al candidato sindaco Berruti quesiti e ragionamenti simili a quelli ora esposti, mi accorsi che facilmente egli (così come, ovviamente qualunque altro politico) avrebbe potuto, anche senza condividere appieno i progetti “palazzinari”, fare un ragionamento opportunistico. Senza scontrarsi con certi potentati, o cercarsi fastidi per cose a torto ritenute poco interessanti, è più facile e magari di miglior immagine il “vorrei, ma non posso” (non ho approvato io progetti …, è cosa fatta …, continuità amministrativa …, diritti acquisiti …, non ci si può più fare nulla …, quando si sarà in campagna elettorale si penserà alle elezioni politiche, al nuovo governo, ed allora i palazzoni saranno in avanzato stato di costruzione …, ecc. ecc.).

Spesso però, e tutti lo notiamo nella vita quotidiana, non è vero che la scelta più comoda sia anche quella più giusta.

Spero che la mancata risposta di Berruti sia dovuta ai suoi molteplici impegni e non a ragionamenti opportunistici, così come ovviamente auspico che, su argomenti di così rilevante importanza per il futuro della città, candidati e partiti vogliano esprimersi con sincerità e nettezza: la buona amministrazione e la sana politica iniziano anche così (altrimenti prevarranno affarismo ed opportunismo).

Come accennavo, un primo, ma significativo, passo avanti sarebbe il rinvio sulla decisione circa la variante (della variante) chiesta dai costruttori ed all’ordine del giorno del prossimo Consiglio comunale.

Attendiamo fiduciosi diversi segnali di ritrovata dignità politico-amministrativa.

Paolo Bossi

 

 

 


 

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