I diritti acquisiti dal privato con la concessione, non consente di utilizzare i contenuti della variante stessa come un “cavallo di Troia” per far saltare l’intero progetto ormai puntualmente definito.
CRESCENT: la variante non ha modificato il quadro volumetrico dell’intervento

Sergio Tortarolo

Leggendo la posta elettronica, scopro solo oggi (30/03/06), che la redazione di “Trucioli” mi ha chiesto di intervenire sulla variante al “Crescent” recentemente approvata dal Consiglio Comunale.

Ho letto gli interventi già pubblicati. Ne approfitto per esprimere la mia opinione:  la variante non ha modificato il quadro volumetrico dell’intervento né il suo impatto complessivo. L’esigenza di una variante proposta dalla Giunta al Consiglio rivela una correzione da apportare a un equilibrio economico e progettuale evidentemente non del tutto convincente: in ciò le varianti sono sempre poco simpatiche; tuttavia la realtà della situazione, soprattutto per ciò che riguarda i diritti acquisiti dal privato con la concessione, non consente di utilizzare i contenuti della variante stessa come un “cavallo di Troia” per far saltare l’intero progetto ormai puntualmente definito.

E questo, in realtà, mi pare il vero obiettivo degli attuali oppositori della variante: voler ridiscutere da capo il progetto totale è certamente legittimo, ma non credo proprio che l’Amministrazione Comunale possa avviare un tale ripensamento che la esporrebbe a rivalse giudiziarie ed economiche pesanti e, politicamente, ribalterebbe il fulcro degli interventi impostati nella seconda metà degli anni novanta.

Quindi il vero nodo è – al di là della variante -, ancora una volta, il giudizio da darsi sugli interventi proposti per il fronte mare.

Ho sempre considerato fondata e legittima l’idea di un rilancio e ripensamento della zona a mare recentemente deindustrializzata in coerenza con obiettivi di sviluppo della città; non ho mai aderito alle eccessive enfatizzazioni positive né alle eccessive demonizzazioni; purtroppo il dibattito negli anni trascorsi ha sempre oscillato tra questi due poli. Ho sempre pensato che la scelta del fronte mare ribaltava l’impostazione precedente che aveva nella ricomposizione con l’Oltreletimbro (Orti Folconi, per capirsi), il suo fulcro: alla lunga i nodi si sarebbero ripresentati aggravati.

Sul fronte mare non si stava avviando né il rinascimento della città né la sua rovina; si trattava e si tratta di una buona occasione, di buone potenzialità (soprattutto in relazione con le recenti scelte dell’Autorità Portuale), ma nulla di risolutivo definitivamente.

In mezzo al polverone degli opposti estremismi è sfuggita una doverosa analisi puntuale dei benefici complessivi per la città (il quadro delle funzioni pubbliche e dei servizi che vengono attivati) e per le sue infrastrutture.

Ciò determina le attuali incertezze e i dubbi,  del tutto legittimi e fondati.

Su questi temi la nuova Amministrazione dovrà certamente lavorare (l’intervento del candidato sindaco Berruti mi è parso indicativo) misurando laicamente e seriamente gli effetti di un intervento dal quale i savonesi tutti, con molto realismo, si attendono risultati concreti. Si tratta di garantire miglioramenti significativi sul piano della mobilità, sia quella per il Porto che quella pedonale, e di costruire quanto più possibile un uso pubblico per i savonesi di una zona che non deve essere nuovamente, di fatto, privatizzata.

Spazi e funzioni pubbliche, quindi, come obiettivo da perseguire e contrattare.

Detto questo credo che altri temi (da troppo tempo trascurati) di sviluppo economico, di interventi urgenti, di integrazione sociale stanno incombendo sul nostro futuro; guardare seriamente avanti vuol dire allargare molto il ventaglio degli argomenti su cui ragionare e cui prestare più attenzione.

Attendo e sollecito che si riparli quindi anche dell’Oltreletimbro e della ricomposizione della città, delle infrastrutture urgentissime e della viabilità e mobilità, dell’evoluzione demografica e delle sue conseguenze sulle politiche da attuarsi, delle polarizzazioni funzionali nei diversi quartieri, dell’edilizia popolare, dell’Università ecc. ecc.

Mi pare davvero il momento di guardare avanti e progettare il futuro inserendo la monocultura del fronte mare nel contesto di una pianificazione più ampia,  utile e progettuale.

Sergio Tortarolo