UNA VULGATA DA SFATARE ‘LA CROCETTA FATTA SALTARE DAI CELLESI!’ (Ultima Parte)

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UNA VULGATA DA SFATARE ‘LA CROCETTA FATTA SALTARE DAI CELLESI!’
Per verità! Per Celle, per i cellesi e i pochi ‘çellaschi’ d’allora rimasti! E per la Storia!
Testimonianza nel N. 26 di chi scrive: ‘Io c’ero!’

Non sappiamo. Né che osa abbia fatto, lui e gli eventuali altri, fino allo scoppio e dopo. Non sappiamo pure…ma ci pare, non di sapere, bensì di poter dire d’acchito come il ‘tiratore’ non sia stato sicuramente mandato per salvarla, la Crocetta!
Di qui tutte le considerazioni che ci siamo poste e che proponiamo ai Lettori, alla luce di questo nuovo elemento, non come certezze ma come tentativo di verità da tramandare. E con la speranza che qualcuno di essi, cellese-çellasco che sia, ci aiuti con qualche dato o fatto per nostra comprensione dell’incredibile avvenuto e da lasciare alla ‘storia’. Fatti magari non vissuti in diretta, perchè di oltre settant’anni fa, ma sentiti da parenti o da amici.
La shockante notizia ha aperto, non un velo ma una coltre, ad inquietanti domande riguardo allo scoppio del ‘rifugio’, in immediata successione di quello della Crocetta. Di esso, del ‘rifugio’, non s’è mai detto e sentito niente, passato ancor più sott’ordine del primo, già con i suoi lati oscuri! Non s’è però detto che, luogo sicuro dall’alto per i bombardamenti protetto da metri di roccia, era pericoloso dal basso, proprio al suo interno, per materiale bellico nascosto in una ampia e profonda fossa nel pavimento sotto tavolato di legno.
Materiale non sicuramente degli occupanti, che forse nessuno dei rifugiati aveva mai visto, ma che era loro noto di averlo sotto i piedi. Questo saputo da chi scrive, dopo la già citata uscita del primo numero de ‘a Civetta’, per diretto racconto di un ‘rifugiato’ di allora.
E dunque, venuto noto questo particolare (di assoluta sorpresa, imprevedibile…!), appare evidente come il secondo scoppio sia stato quello del materiale bellico trafugato clandestinamente nel ‘rifugio’, facendo botta di cannone nel caseggiato di fronte, con un enorme squarcio della facciata.

 Il tedesco ucciso era più o meno nel punto da dove è stata presa l’istantanea, presso la stazione ferroviaria; il colpo è partito dalla balaustra della costruzione turrita, che è a livello Via Aurelia. In alto si vede la linea di un tratto della Strada Romana-Via Crocetta

Fatto che amplifica le inquietudini sullo scoppio della Crocetta e aggiunge domande a domande.
Ecco le più importanti: “chi ha fatto esplodere il materiale bellico nascosto nel ‘rifugio’?”
“di che cosa era composto tale materiale: solo esplosivo o anche armi manuali: fucili, pistole, mitraglie, bombe a mano, ecc.”
“a che scopo era stato nascosto, per non averlo usato nel tentativo di salvare la Crocetta?”
“perché il materiale bellico depositato nel ‘rifugio’ è stato fatto esplodere immediatamente dopo
lo scoppio, [e non così quello su citato di Savona ‘Valloria’, dopo 13 giorni, ad opera di ragazzini, come
s’è letto, e comunque lasciato (in) colpevolmente incustodito…?” ndr]
“che tracce si sono volute eliminare?” con lo scoppio del rifugio?
“chi aveva nascosto tele materiale?”
“chi sapeva della sua (ir)‘regolare’ esistenza: gruppi partigiani
‘ufficiali’ locali (ma di partigiani‘ combattenti’ cellesi non ne risultavano), il CLN locale e quello provinciale?”
“o qualche gruppo ‘autonomo’ (di appartenenza dello sparatore…)?”
“che cosa ha fatto lo sparatore dopo l’uccisione del tedesco e ferimento al braccio dell’altro: lui con eventuali altri che erano con lui?”
“perché, ucciso uno, e come già detto, il cecchino non è sceso subito alla stazione a finire il ferito e correre alla galleria a immobilizzare e anche ad uccidere il terzo?, sarebbe bastato quel fucile con poche pallottole…”
“che istruzioni-ordini aveva avuto dal suo Comando o aveva invece agito solitario in totale autonomia?”
“e, altrettanto, che cosa hanno fatto i fantomatici ‘partigiani’ discesi da Sanda, per di più se tra essi vi era lo sparatore?”
“perché quelli, con lo sparatore ed eventuali suoi compagni, non hanno preso le armi che avrebbero dovuto esserci nel ‘rifugio’ per qualche operazione preparata o/e colpo di mano di attacco o di difesa
(sennò per che cosa solo ‘saponette’ di tritolo, quadretti di balistite o altra polvere da sparo?)”
“Perché dopo gli spari, o prima ancora, essi, e qualche partigiano dei 100/200 appostati sulla collina (a detta del Berruti (*)…, pochi uomini pronti a tutto (come è poi risultato ci fossero), ad agire a fuoco, corpo a corpo, prese le armi, non hanno neutralizzato i tre tedeschi pressochè inermi e magari senza bisogno di ucciderli?”
“perché…

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Si potrebbe continuare ma non vi sarebbero risposte. Solo commenti e supposizioni, con talune notizie venute fuori dopo, per condividere con i Lettori tutte le perplessità su come siano e sono potuti avvenire gli sciagurati eventi proprio il giorno della Liberazione!
Che la causa del disastro siano stati i due spari è indubitabile, e lo è quello che (non) ne è seguito dall’autore degli stessi e di chi era con lui.
Ragioniamo, per quanto si può.
Non potevano essere stati i pochi tedeschi venuti ad azionare lo scoppio e scappare di corsa, stante che non avrebbero dovuto sapere dell’esistenza di tale materiale e, semmai, farlo esplodere prima.
In quei momenti non avevano tempo, e tale scopo era già comunque previsto per lo sbarco degli alleati nell’alto Tirreno, per distruggere i collegamenti stradali e ferroviari e ostacolare l’avanzata delle truppe alleate inglesi provenienti dalla Francia.
Per esclusione, dunque, non poteva che essere stato chi ha sparato con quanti erano con lui.
Chi altri? Domanda, oltre le tante di cui sopra, alle quali non sappiamo né vogliamo rispondere.
Non possiamo però tacere che il ‘rifugio’ era a meno di cento metri da dove è stato sparato e ucciso il
tedesco!
La vicenda resta oscura. Nè si potrà mai sapere nulla di più perché tutti i protagonisti sono passati a miglior vita e perché il grave fatto, e per questo ancor più grave, è stato silenziato subito dall’inizio e tale rimasto, e non vi è cenno in nessun rapporto dei vari enti in campo, il che aggiunge oscurità…
Né si si può e si potrà liquidarlo con un’alzata di spalle e dire che “i cellesi se la son voluta” con implicito riferimento ai nomi dei presunti autori sempre corsi nella vulgata popolare, all’indirizzo dei quali, senza nominarli, pur conoscendone nome e cognome, vogliamo fare pubblica ammenda!
Eravamo arrivati sani e salvi al giorno della Liberazione e credevano che pure la Crocetta era salva!
Lo credevamo tutti, tranne uno: quello che ha sparato!
__________
Ultima domanda, fuori contesto.
Se a chi ha scritto, e dopo quanto ha scritto con senso obiettivo, serenità d’animo e senza posizioni di parte, dovessero chiedergli a caldo la sua personale opinione al riguardo, risponderebbe che la Crocetta è stata fatta saltare apposta!
(*) Giovanni Berruti ‘u Berù’ ge store del distributore di benzina in fondo al paese, Via B. Arecco (Cel-
le L. 24.3.1918 – Savona 1.6.1994).
Operaio in Austria, venuto in licenza a Celle fu assoldato dal Comando Tedesco quale interprete.
Autore di un ‘memoriale’ sulla vicenda e sue vicissitudini personali, scritto a caldo nei giorni successivi allo scoppio. Unica diretta testimonianza mai pubblicata in tanti anni e solo da ‘a Civetta’ nel2015, ai 70 anni dall’evento, in due puntate nei N. 26 e 27, dei quattro dedicati allo scoppio, sino al N. 29.

FINE

Pierino Ratto da A Civetta



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