UNA VULGATA DA SFATARE. ‘LA CROCETTA FATTA SALTARE DAI CELLESI!’ (Seconda parte)





Prima parte

Libro imperdibile di Vincenzo Testa ‘Enzo ù stundòiu’ come vi si è autodefinito, che ha vissuto tutto il periodo bellico e quei giorni da importante diretto protagonista in ambito, diciamo, più amministrativo. Egli dedica un intero capito alla Crocetta con alcune pagine in riquadro “Come si è giunti alla distruzione del Santuario”, dove i fatti sono descritti con maggiore ampiezza e più̀ particolareggiati. Forse non tutti coincidenti, e proprio quello più importante… Ma la verità̀ da tramandare alla Storia, deve superare ogni ostacolo, da qualsiasi parte esso venga o sia posto. Si vedrà in appresso, nella seconda parte.
E dunque, stando agli scritti e alle poche notizie raccolte verbalmente, componiamo i tasselli dell’infausto contesto che ha causato l’enorme epilogo e l’incommensurabile danno!

PUBBLICITA’

– Il Comando Tedesco locale aveva garantito di non far saltare il promontorio della Crocetta, con la galleria sottostante completamente minata, stante il buon comportamento dei cellesi nei confronti degli occupanti, militari tedeschi con San Marco. A prova, dopo le iniziali titubanze, i numerosi cel- lesi che si presentavano giornalmente alla TODT, per paga sicura e immediata. L’ente di costruzioni militari operante in Germania ed in tutti i paesi occupati dalla Wehrmacht, qui impegnato a realizzare i mezzi di difesa per il previsto sbarco delle Forze Alleate nell’alto Mar Tirreno. Il muraglione antisbarco in cemento sulla spiaggia dei Piani, vedi foto, con le saline per il prezioso sale dall’evaporazione dell’acqua di mare.

– Questo dopo la resa dell’Italia agli Alleati anglo-americani (3-8 Settembre 1943), già sbarcati in Sicilia e risalenti la penisola, con il passaggio da amici a nemici tra italiani e tedeschi. Così con i cel- lesi in buoni rapporti di reciproca tolleranza sino al fatidico giorno 25 Aprile 1945 che doveva essere quello della riconquistata libertà, quando le truppe di occupazione si raggruppavano in colonne verso nord, per raggiungere la pianura padana e tentare di oltrepassare le Alpi, dopo la capitolazione della Germania sancita l’8 maggio 1945. Invece…libertà riconquistata dai cellesi a caro prezzo!

– Nel nostro contesto regionale vi erano almeno tre valichi degli Ap- pennini con le città di riferimento per l’accentramento di truppe e mezzi in ritirata: dei Giovi (Geno- va), del Cadibona (Savona) e del Giovo Ligure-Sassello (Varazze).

Il contingente tedesco di Celle era integralmente evacuato verso quest’ultimo, lasciando tre mili- tari: uno di guardia presso la sta- zione ferroviaria, e gli altri due agli imbocchi della galleria. Più il S. Tenente San Marco, Alfredo Morandi, affidatario della cassetta dell’esplositore, il quale aveva assicurato, quale diretto esecutore, che i collegamenti degli esplosivi nelle nicchie della galleria erano stati scollegati.

CONTINUA

Pierino Ratto da A Civetta

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