GLI SPOTORNO ‘I GAMBADUA’ GUGLIELMO SPOTORNO (settima parte)

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IL MARITO IL PADRE I FIGLI

Prendendo ancora dal Diario di bordo. “Se mia madre è distratta sui voti scolastici, invece attenta alla mia educazione sessuale. Il letto è il luogo di confessioni e con- sigli. Io inizio con le solite parole ‘Ti devo dire…’. E lei ‘Hai bisogno di soldi o sei innamorato…?’ ‘Sono innamorato…ma questa volta…’. ‘Dici sempre così ma poi ne arriva un’altra…’. In tema di fedeltà ha teorie tutte sue: ‘Non confessare mai…Guai dare certezza alle donne…Prima sono comprensive ma dopo, quando hai confessato, ti mettono sulla graticola’.”

Ma ‘Gugi’ questa volta ‘ha confessato’. A Celle, dove oltre ai periodi sotto vigilanza di zia Ester, trascorreva le vacanze estive con la famiglia. Spiaggia, i Bagni Augustus, attigui ai Bagni Lido, ai Piani, con i ragazzi dall’uno all’al- tro che socializzavano. Si sono incontrati e si sono un piaciuti a vista e basta. Si sono incontrati poi, guarda caso, all’Università Cattolica del Sacro Cuore di stessa frequenza. Si sono frequentati, con tutte le regole di allora, innamorati, ‘Gugi’ ha confessato e… si sono sposati, il 28 ottobre 1963. Senza finire, lui, ‘sulla graticola’, secondo previsione materna, ma entrambi al settimo cielo! Le macchine, le automobili, capita che si scontri- no…ma pure che si incontrino: lui, 25 anni, figlio del primo concessionario FIAT d’Italia, e lei 21, Agata Mangano, figlia dell’A.D. dell’Alfa
Romeo e di altre primarie società. Patto di non belligeranza commerciale, si fa per dire, e famiglia da invidia: quattro figli e otto nipoti!
14.7.1964, Franco, che con Lucia Sommaruga gli ha dato Guglielmo e Carolina; 25.10.1968, Antonio, con Sara Lattanzi: Vittoria, Francesco e Agata; 13.5.1971, Enrico, celibe; 8.12.1974, Riccardo, con Giovanna Francesca De Sensi: Matteo, Tommaso e Marianna. E tra un figlio e l’altro, hanno preparato gli ultimi esami dei loro corsi universitari, redatto le rispettive tesi, discusse, entrambi laureandosi a pieni voti: 1964 lui, in Scienze Politiche, e 1966 lei, in Lettere e Lingue straniere. Chapeau!

Complimenti, certo, e pure per il coraggio, protagonista non estraneo il loro amore a visone unica e condivisa, di costruire una grande famiglia, quattro figli, ben sopra la media per quei tempi ed ancor più per quelli a venire, con la preoccupazione e responsabilità di crescerli ed educarli con principi di vita fondamentali, vecchio stile e metodi ’gambadùa’, ora, anche da chi a suo tempo era a volte recalcitrante… Impresa non da poco, pur se al coperto dai rispettivi genitori per le problematiche del quotidiano, nulla facendo mancare ai bambini, poi ragazzi…per attività di svago, di sport, di viaggi e ludiche in genere, secondo esigenze man mano correnti nella crescita dell’uno e dell’altro, con risposte di studi al top. Non trascurabile il rischio del ‘tante teste-tante idee’ specie con le turbolenze e devianze di quegli anni. Ma barra ferma e dritta del ‘capitano’ a far tenere il mare al piroscafo-famiglia-ditta (nuova e tutta autonoma, la Spotorno Car SPA, di cui si leggerà nel capitolo seguente), con ‘terra’ sempre in vista… Ragazzi modello, famiglia moltiplicatasi alla grande, tutti in azienda: gestione al rigore economico e comportamentale tra addetti e clienti, reciprocità e disciplina. Un monolito, com’è tutt’ora, con il prodotto d’eccellenza che commercializza: auto marchio Toyota.

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Nel frattempo, ancora sotto l’ala paterna e materna, ha anche adempiuto ai suoi obblighi verso la Patria, in anni che avrebbe dovuto essere difesa dall’interno. Dal novembre 1961, per gli allora 18 mesi della ferma, con Scuola Allievi Ufficiali per acquisire il grado di Tenente, sino al congedo nella tar- da primavera del 1963, prossimo al matrimonio, celebrato ad ottobre. Ancora prendendo in diretta. ”In effetti io avevo fatto richiesta di far parte dei ‘Lagunari della Serenissima’ con sede a Venezia, Reggimento di Fanteria Leggera con capacità anfibia dell’Esercito Italiano. Prestarvi servizio significava entrare a far parte di una realtà in cui spirito di corpo, impegno, dedizione e rapporti umani rappresentavano i principi fondamentali, cui anelavo. Vista però la mia provenienza dall’automobile (Concessionaria Fiat), con grande rammarico fui destinato al reparto di motorizzazione, corpo di servizio non operativo, ancorché, successivamente, assurto a responsabile unico della Direzione Sportiva dei servizi del Corpo d’Armata, e pure delegato responsabile della Caserma di Milano Carugate per i Servizi essenziali durante l’assenza del comandante e dei commilitoni impegnati nel campo estivo. Ora, un caso, da una mia infelice idea che poi…sorpresa! All’interno delle caserme sono note (quelle che vengono note, e spesso tragiche…), attività di svago di vario genere: sportive, culturali, ecc. con scherzi di stampo, diciamo ‘goliardico’, specie tra ‘i vecchi’ (chi non sa dei ‘veci‘! degli Alpini…) e quelli degli ultimi contingenti (escluse degenerazioni di forme di ‘nonnismo’). In una di queste, di mia guardia in buono stato di spirito, ecco l’idea a caldo di un classico ‘gavettone’ al Sottufficiale di Picchetto. Lui, purtroppo ‘non in serata’, reagì e, nell’opporsi, il mitra a tracolla urtò il contenitore, un tubo di vetro malauguratamente preso per l’uso, che andò in frantumi. Risultato: lesione di un tendine alla mano destra, ricovero in ospedale, richiamo formale e tre giorni di ‘consegna’, cioè ‘ai domiciliari’, in caserma! Ma talvolta avviene che il male si trasforma in bene, il negativo in positivo: un’eterogenesi dei fini. Ed ecco la sorpresa. Al termine del servizio di leva, alla consegna delle ‘Note caratteristiche’, per lo scherzo del gavettone, nonostante la definizione di ‘ottima persona autorevole e idonea al comando e ottimo sportivo’, venivo dichiarato ‘non qualificabile come disciplina, elemento non soggetto all’eventuale richiamo alle armi’.”
Tombola!

Continua nel prossimo numero della Civetta

da A Civetta

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