GLI SPOTORNO ‘I GAMBADUA’ (*) GUGLIELMO SPOTORNO (quinta parte)

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“Persona straordinaria e rara, da scoprire a grande sorpresa, allo svelarsi dei vari aspetti interiori e pratiche attività, che, non a caso, anzi a buon titolo, è da definire ‘uom di multiforme ingegno’! Perché un solo settore non può cogliere la totalità della genialità umana. Infatti, intrattenendosi con lui, il già imprenditore automobilistico, che lasciata la FIAT ha costituito la prima concessionaria TOYOTA in Italia, prima per valore a gestione privata, la SPOTORNO CAR S.p.a. in capo ai figli ed a loro conduzione, con sua, di lui, quotidiana assistenza e consulenza, non si avverte di avere di fronte un personaggio, lo si può dire, di elevata sensibilità, umana, culturale (seconda laurea in filosofia) e artistica: pittore di fama internazionale, poeta, scrittore, giornalista…
Lo stesso accade intrattenendosi con lui, l’artista, che mentre esprime grande proprietà culturale in ogni assetto del mondo dell’arte, figurativo e letterario, interloquisce da affermato esperto imprenditore, trattando con professionalità e competenza approfonditi argomenti tecnico, commerciali, industriali, finanziari… Di qui la parvenza di un Ulisse ‘sui generis’ a spaziare nello scibile umano per i tanti aspetti, rapporti, occasioni, esperienze che la vita, privata e pubblica, gli ha generosamente offerto e che lui ha sempre peculiarmente ricercato, guardandosi nell’animo e nei suoi dintorni. E tutt’ora continua…”
(*) ‘u’ francese

Quanto mi accingo a scrivere in questa seconda parte della storia degli Spotorno ‘i Gambadùa’,
dopo quella dal nonno al padre, non tralasciando la madre [storia iniziata nel numero precedente, ndr], ed alla quale ne seguiranno forse altre, è la continuazione di spezzoni, di seguito ordinati in capitoli, della poliedrica esperienza del grandioso vissuto del terzo discendente, l’amico ‘Gugi’. Amici di vecchia data, rimasti negli anni in lontananza, ritrovato e ‘scoperto’ solo ora. E, per qualche verso, credo, in reciprocità…

LA FAMIGLIA L’UOMO
Guglielmo Spotorno, familiarmente ‘Gugi’, nasce a Milano il 6 dicembre 1938, secondogenito di Francesco ‘Franco’ Spotorno ed Enrica Zopatti: dopo il fratello Giandomenico ‘Gianni’, il 22 di- cembre 1934, e prima della sorella Giuliana, il 17 dicembre 1944.
Non che fosse il prediletto, nei rapporti familiari genitori-figli e v.v., ma, crescendo, era invalso un certo feeling, sia a fronte della forte personalità del papà, che però induceva a rapporti più rav- vicinati specie per i condivisi interessi-passione automobilistici (è sempre all’arrivo delle sue gare e ne dà frammenti, al top la Mille Miglia del ’38, nelle venute a Celle da Milano, loro due in macchina, a fargli sentire il rombo del motore a mille giri e l’ebbrezza della velocità nei tratti rettilinei liberi dell’autostrada…), sia in quelli della più mite e comprensiva, ma non meno ferma, mamma.

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Questo anche per il carattere spiccato ed alquanto estroverso del nostro, tenendo linea dura, specie il padre, ma offrendo talvolta comprensione onde mitigarne taluni esuberi, anche a scapito della scuola… Per questo lo porta negli Stati Uniti dove incontra Rockfeller e altri personaggi del gran mondo. Vi erano poi casi estremi… per i quali, non si sa se per punizione o premio, veniva spedito dalla zia paterna Ester, a Celle, dove trovava sfogo e pace nel mare: dimensione che l’ha sempre attratto, sia nella distesa a confondersi con il cielo, che fendendone i cavalloni delle consuete mareggiate di libeccio o ritirando da bordo o da terra reti con vecchi pescatori e nuovi amici, consolidatisi negli anni a venire.
Com’è cresciuto Guglielmo ‘Gugi’, con personalità non proprio comune per un ragazzo della sua età e della sua famiglia, lo si deduce da questo ‘pezzo’ estratto dal suo ‘Diario di bordo’, dove si confessa senza remore e giustificazioni.

“Mio padre è una presenza ‘assente’ nel mio iter scolastico. Legge in silenzio le pagelle…e si infuria una sola volta, quando all’Istituto San Carlo mi bocciano in V ginnasio e mi dichiarano ‘soggetto indesiderabile’. Firmato il preside Don Giannazza. Mia mamma, invece, mi dà consigli fantasiosi. All’esame di terza media dice ‘Lascia perdere ‘Ei fu’ e ‘Marzo 1821’. Non c’è poeta più noioso del Manzoni’ … L’ascolto e all’esame il professore mi rimanda a settembre con un ‘I programmi li facciamo noi o sua madre?’ Si ripete con successo all’Università. Ho Diritto Privato, l’esame più duro, e lei ‘Gugi, ti vedo confuso Devi distrarti. Basta studiare! Vai al Capitol e vediti ‘La dolce vita’…’. L’ho vista, e il giorno dopo il professor Schlesinger, in pochi minuti mi dà un 15 con un ‘Arrivederci a settembre!’. Mia mamma era anche un’amorevole ingenua. Firmava tutto con scrittura infantile e questo mi ha permesso di diventare un competitivo ‘giocatore di biliardo’: una mattina alla settimana non andavo a scuola ma all’‘accademia’ di Via Meravigli. Avevo 16 anni, camicia a quadri e bretelle. Sempre con il mio compagno di banco Claudio Pavesi. Con la stecca in mano ci sentivamo grandi e imbattibili! Finite le partite ci sedevamo al tavolino per bere un caffè. Così sfacciati da dirci ‘Ma guarda come faticano, a Milano…e noi siamo qui con melange e brioche…’. Il giorno dopo mi giustificavo ‘Lieve indisposizione. Firmato Enrica Spotorno’. Disciplina e voti non facevano ben sperare la famiglia. Si è discusso sul mio futuro scolastico. La mamma era per l’Accademia di Brera. Mio padre ‘E chi viene in ditta?’ Lui chiudeva sempre così: discorsi, luci, porte e telefoni.”
Continuada A Civetta

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