CULTURA DELLO STUPRO E DINTORNI IV (Quarta e ultima parte)

Prima parte                              Seconda parte                               Terza parte

All’articolo “realistico” di Lucetta Scaraffia intitolato “Care ragazze, state attente ai maschi” risponde Annalisa Cuzzocrea con l’articolo posto a fianco nella stessa pagina de La Stampa con il titolo “No, Lucetta, i giovani sono meglio di così”, che oppone al realismo rassegnato della Scaraffia l’impegno etico, civile e culturale che ha caratterizzato il movimento femminista (a cominciare da Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf).

Lucetta Scaraffia

Scrive la Cuzzocrea: “C’è soprattutto una frase, nel ragionamento consegnato da Lucetta Scaraffia a questo giornale, che non possiamo accettare. E cioè che sia ‘impossibile creare una società in cui le giovani donne possano muoversi con la stessa libertà dei giovani maschi’. Se partiamo da queste premesse, se cominciamo da una resa, tutto il lavoro fatto fin qui per emancipare le donne dalla loro condizione di subalternità rischia di essere vanificato. Le stesse leggi che Scaraffia richiama, a partire da quella che rende lo stupro un delitto contro la persona e non contro la morale, perderebbero di senso. Perché se arrivassimo a ragionare in questo modo, accetteremmo quello che gli uomini violenti di tutto il mondo vorrebbero che accettassimo. Che non è colpa loro se ci fanno del male. Se ci perseguitano, stalkerizzano, violentano, uccidono. E’ la loro natura di predatori a determinarlo. Mentre la nostra natura di prede ci chiede solo di  imparare ad evitarlo, di imparare a fuggire.

Annalisa Cuzzocrea

Il ragionamento della Scaraffia, che, per un verso definisce la nuova legge del 1996 sullo stupro “la più importante vittoria del movimento femminista, ma, per un altro verso, mette in guardia le ragazze non solo contro i maschi in generale ma anche nei confronti di certi loro propri comportamenti che li possono indurre in tentazione, come “girare sole a notte fonda, magari non proprio sobrie”.  Dunque: attenzione ragazze, la legge è dalla vostra parte ma ci sono in giro ancora troppi maschi che non la rispettano.

Questo, secondo la Cuzzocrea, “è un ragionamento che offende gli uomini riportandoli a uno stato di natura bestiale che avremmo detto superato da qualche secolo. Davvero pensiamo che la cultura e l’educazione possano fare così poco? Ma che ferisce soprattutto le donne e la loro autodeterminazione, perché implica che chi si è ubriacata mentre era con un ragazzo, o ha assunto droghe, o è solo uscita da sola fidandosi della persona sbagliata, in qualche modo ‘se l’è cercata’“.

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Bene, se questa non è cultura dello stupro introiettata in molte donne in secoli di sottomissione al potere maschile (alle quali, a questo punto, dobbiamo aggiungere anche Lucetta Scaraffia), che cosa è?
E’chiaro, o dovrebbe esserlo, che finché ci saranno donne contagiate dalla cultura dello stupro, cioè dalla mentalità del maschio predatore e della femmina preda, la violenza sul “sesso debole” continuerà a mietere vittime (cfr. Il sesso debole. Debolezza femminile e violenza contro le donne, Gruppo Albatros, 2023). Ora, che le donne siano più deboli, più esposte ai pericoli degli uomini è un dato di realtà, “Ma pensare che non ci sia  da fare un enorme lavoro culturale su cos’è violenza e cosa no, credere che non siano i giovani figli maschi i primi a cui dire come comportarsi quando escono di casa, scambiare per musica quattro frasi sconnesse messe in fila che parlano di sopraffazione, pensare che in fondo, che vuoi che sia una notte con una ragazza incosciente nel letto se non una bravata di cui vantarsi con gli amici, è molto lontano  da quel che dovrebbe accadere in un Paese civile  nel 2023”. Certo che tante cose non dovrebbero accadere in un Paese civile e che, invece, accadono; le cronache politiche, giudiziarie e di costume ne sono piene. Quanto all’educazione del genere umano, se gli uomini non fossero migliorabili, non varrebbe neanche la pena parlarne. Secondo Annalisa Cuzzocrea: “Gli uomini possono essere migliori di così, anche se – ammettiamolo – una certa nuova aspirante egemonia culturale fa di tutto per convincerci del contrario”. Ammettiamolo pure; e dopo averlo ammesso che si fa? La rivoluzione?
Suvvia, siamo seri e vediamo piuttosto di studiare, noi uomini, le opere letterarie, filosofiche, pedagogiche e scientifiche  di donne come la coraggiosa e geniale antesignana settecentesca del pensiero e del movimento femminista, Mary Wollstoncraft (Londra, 1759 – Londra, 1797) secondo la quale era già “tempo di compiere una rivoluzione nel modo di essere delle donne, tempo di restituire loro la dignità perduta e di fare in modo che esse, in quanto parte della specie umana, si adoperino, riformando se stesse, per riformare il mondo”;

Mary Wollstoncraft

come hanno fatto  Santa Caterina da Siena, Santa Teresa d’Avila, Virginia Woolf, Emily Dickinson, Hilda Doolittle, Anna Achmatova, Marina Cvetaeva, Simone Weil, Rosa Luxenburg, Maria Montessori, Simone De Beauvoir, Marguerite Yourcenar, Wislawa Szymborska, Matilde Serao, Grazia Deledda, Sibilla Aleramo, Anna Banti, Elsa Morante, Anna Maria Ortese, Antonia Pozzi, Lalla Romano, Anna Freud, Melanie Klein, Karen Horney, Hannah Arendt, Edith Stein, Anne Frank, Etty Hillesum, Agnes Heller, Roberta De Monticelli, Adriana Cavarero, Luisa Muraro, Elena Stancanelli, Michela Murgia…L’elenco potrebbe continuare, ma mi pare che bastino le autrici citate a dimostrare quanto l’universo femminile abbia contribuito alla cultura universale dell’umanità.

(Fine)

Fulvio Sguerso

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