CULTURA DELLO STUPRO E DINTORNI III (Terza parte)

Prima parte              seconda parte

La stessa Giorgia Meloni, commentando la prima dichiarazione di La Russa padre, ha tenuto a far sapere che lei non l’avrebbe fatta e ha difeso la ragazza, stigmatizzando implicitamente la “vittimizzazione secondaria” messa in atto dal presidente del Senato nei confronti della vittima del presunto stupro.

Di qui la semi ritrattazione in occasione della Cerimonia del Ventaglio a Palazzo Madama: “Credo a mio figlio, ma non rifarei quella dichiarazione”, anche perché (ma questo La Russa non lo dice) tra l’altro, sempre a sostegno dell’innocenza di Leonardo, aveva affermato. “Incrociata al mattino sia pur fuggevolmente da me e da mia moglie, la ragazza appariva assolutamente tranquilla”. La ragazza ha confermato che La Russa si era affacciato nella stanza dove lei era nuda, sotto le lenzuola, in attesa che le restituissero i vestiti rimasti in un’altra stanza, e abbia subito richiuso la porta. Giusto il tempo per avere la certezza che la ragazza era “tranquilla”, quindi che problema c’è? Il problema è che, per sua stessa ammissione, La Russa padre è testimone primario della vicenda che coinvolge suo figlio. Il difensore della ragazza, l’avvocato Stefano Benvenuto, ha così commentato quest’ultima affermazione del padre di Leonardo: “Mi ha fornito un grande assist: riconosce e conferma che la ragazza era in casa sua. Questo semplifica tutto: ora il presidente del Senato è testimone primario in questo processo”. Altro che “sono stato frainteso”! Certo è che tanto il caso del figlio di Grillo quanto quello del figlio di La Russa dimostrano che, nonostante l’impegno pedagogico, culturale e politico profuso dai movimenti femministi, la “cultura dello stupro” è tuttora ben radicata nella nostra società che si autodefinisce civile; né è ricevibile la tesi xenofoba e razzista che indica gli immigrati irregolari come responsabili del persistere di quella cultura in seno al nostro contesto socioculturale: “In buona parte il motivo va cercato nella presenza all’interno del corpo sociale di una componente estranea e fondamentalmente ostile, e mi riferisco agli immigrati illegali” (Pier Franco Lisorini su “Trucioli savonesi” del 23 luglio 2023).

Leonardo Larussa e Ciro Grillo

Non risulta che  Ciro Grillo e i suoi amici accusati di stupro di gruppo fossero immigrati irregolari, né Leonardo Apache La Russa e il suo amico dj Tommaso Gilardoni, inquisiti per lo stesso motivo, fossero dei sans papiers, né che fosse un immigrato irregolare il calciatore Manolo Portanova, condannato a sei anni per violenza carnale di gruppo ai danni di una ragazza di 22 anni, per tacere di altri stupratori italianissimi sui quali il prof. Lisorini non ha niente da dire, tutto preso come è dalla sua propaganda sovranista contro l’”invasione” degli immigrati, tra i quali indubbiamente ci sono anche dei criminali (come si è visto ultimamente a Rovereto), ma non per questo dobbiamo far nostra la logica di Luca Traini!

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Inoltre sono convinto che a trattare della cultura dello stupro siano titolate più le donne che gli uomini e che pertanto sia opportuno ascoltare la loro voce senza sovrapporvi la nostra che, pur con le migliori intenzioni, tende, anche inconsciamente, a imporre il potere maschile anche quando si adopra in difesa della libertà e della dignità delle donne. Abbiamo già sentito la voce della filosofa Michela Marzano, quella della scrittrice Elena Stancanelli, che ha scritto l’articolo “Se un padre difende l’abuso di potere” su La Stampa dell’8 luglio, quella della studiosa di statistica Linda Laura Sabbadini, che ha scritto l’articolo “I media parlino ogni giorno della violenza sulle donne” su La Stampa del 1 agosto. Tra le voci femminili che sono intervenute sull’argomento, ne scelgo due a mio giudizio sintomatiche dei due atteggiamenti dominanti riguardo alla cultura dello stupro: quella realistica e quella etica, rappresentate rispettivamente dalla storica Lucetta Scaraffia e dalla giornalista Annalisa Cuzzocrea. Scrive la Scaraffia su La Stampa dell’11 luglio: “Sono convinta che la nuova legge sullo stupro – promulgata nel 1996 – sia la più importante vittoria del movimento femminista. Con tale legge, infatti, si è passati dal considerare la violenza sessuale un’ offesa – offesa  contro la morale- offesa nella quale tacitamente era coinvolta anche la vittima, mai designata come tale – a una condanna contro la persona, che individua con chiarezza chi è la vittima e chi è l’aggressore. Si tratta di una formulazione che ristabilisce il principio dell’inviolabilità del corpo umano – anche di quello della donna – e stabilisce pene gravi e risarcimenti a carico del colpevole. Si tratta, insomma, di un passaggio culturale fondamentale che ha dato vita a una concezione nuovo nella cultura giuridica, quella della necessità del consenso degli attori per qualunque cosa riguardi la sfera sessuale, il che ha liberato la donna dal peso, mai espresso chiaramente, ma sempre presupposto, di essere destinate a soddisfare gli appetiti sessuali maschili. Il consenso è oggi necessario infatti anche se la donna è il coniuge, anche se è una prostituta: perché è solo così che le viene riconosciuta la dignità di libero essere umano”. Sul piano dei diritti, dunque, la famosa parità fra uomo e donna è ormai un fatto compiuto. Già, ma quello che è stabilito dalla legge non sempre corrisponde ai comportamenti concreti di chi dovrebbe osservarla, cioè di tutti noi. Basti pensare a quanto poco la nostra Costituzione sia amata da una parte, sia pur minoritaria, degli italiani, anche con incarichi istituzionali (il caso Marcello De Angelis docet). Lucetta Scaraffia ne è ben consapevole: ”Vorrei però aggiungere alcune considerazioni. Se donne e uomini hanno il diritto di essere considerati uguali davanti alla legge, a non venire giudicati con criteri diversi, rimane però il fatto che uomini e donne sono diversi, che non solo il comportamento sessuale maschile è diverso da quello femminile, ma anche che in genere le donne – se non si specializzano in tecniche di autodifesa – sono più deboli fisicamente.

Lucetta Scaraffia

Da questa realtà discende il fatto che le ragazze sono oggettivamente più in pericolo di subire una violenza che i ragazzi, e che ne devono tenere conto”. Come dire: “Ragazze, prendete atto del persistere della cultura dello stupro in tanti maschi bloccati nel loro sviluppo etico e civile e comportatevi di conseguenza”. Cioè? Precisa la Scaraffia: “Non è piacevole, lo so, autolimitarsi, dover ammettere che girare sole a notte fonda, magari non troppo sobrie, candida una ragazza a diventare vittima di qualche giovanotto, magari anche lui non troppo sobrio”. Per concludere perentoriamente: “Ma è così, c’è poco da fare. Questo non vuol dire che il giovanotto  non vada punito, e con tutta la severità necessaria. Vuol dire soltanto che è impossibile cancellare il rischio di cui ho appena detto, perché si basa su una differenza fisiologica. Che è impossibile creare una società in cui le giovani donne possano muoversi con la stessa libertà dei giovani maschi. Si tratta semplicemente di fare i conti con la realtà, il resto è utopia. Le ragazze dovrebbero tenerlo bene a mente, e i genitori, magari, ricordarglielo la sera quando escono”.  I conti con la realtà, cioè con la cultura dello stupro?
(Continua)

Fulvio Sguerso

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3 thoughts on “CULTURA DELLO STUPRO E DINTORNI III (Terza parte)”

  1. Visto che non si parla in generale di cultura delle stupro ( quello sì sarebbe un’analisi interessante) ma solo di propaganda politica sui casi Larussa e Grillo il titolo dell’articolo è fuorviante. Che peccato che il professore sia accecato da questa ostilità verso gli avversari politici. I suoi interessanti articoli perdono di lucidità quando si lascia andare a giudizi non sempre legati al contesto dell’articolo ma solo per disprezzo verso gli avversari

  2. Qui i casi sono due: O Stefano ha dei problemi di comprensione riguardo alla lingua italiana oppure è in malafede. Stai a vedere che prendere le distanze dalla xenofobia del prof Lisorini è sintomo di cecità e di odio politico! Quanto a alla cultura dello stupro, le dichiarazioni di Beppe Grillo e di Ignazio La Russa in difesa dei rispettivi figli, li ho citati in quanto quella cultura dello stupro di cui tratta negli articoli esempi di una mentalità sessista e maschilista, cioè proprio di quella cultura dello stupro di cui tratto in questi miei articoli. Se lei è a conoscenza di esempi migliori e più pertinenti me lo faccia sapere, grazie. Un saluto da Fulvio Sguerso

  3. Intedevo dire che ho citato i casi di Grillo e di La Russa come esempi di quella cultura dello stupro di cui tratto in questi miei articoli.

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