UNA CIVILTÁ CANNIBALE

La visione di una serie di video, di cui mostro qui il primo, lascia esterrefatti dai progressi davvero esponenziali che la tecnologia digitale ha compiuto negli anni recenti, con l’ultimo traguardo raggiunto dall’intelligenza artificiale (AI).

Screenshot dal 1° della serie di video promozionali della società SORA (vedi: https://openai.com/sora). E’ strabiliante come oggi, partendo da un testo con tutte le necessarie indicazioni, anche nei minimi dettagli, si possa direttamente ottenere il relativo video. Tutti i dettagli, compresi gli occhiali scuri, il colore dell’abito, lo scintillio delle scritte, riflesse sull’asfalto bagnato, i passanti ecc., sono bastati per arrivare al video finale

Di pari passo alle tante meraviglie dell’AI, sono tante le voci che si levano da più fronti, preoccupate delle ripercussioni su vari versanti di questa innovativa tecnologia. C’è chi parla di limitarne, col varo di nuove leggi, l’applicazione indiscriminata, e chi chiede addirittura di bandirla, nel non infondato timore che i danni superino i benefici.

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Nell’immediato, il suo lato più negativo è di rendere le prestazioni umane sempre più dispensabili, finendo col rendere l’uomo stesso una zavorra della società, sostituendone passo dopo passo le mansioni, da quelle ripetitive (salutate con favore) a quelle creative e artistiche, che più contraddistinguono l’uomo rispetto alle altre forme di vita.<
Non c’è attività che possa non sentirsi minacciata da performance dell’AI eguali, se non superiori. Se aggiungiamo alle future vittime dell’AI i posti di lavoro falciati dai computer e, in campo fisico, da macchine e robot, si para dinnanzi a noi lo spettro della desertificazione del lavoro umano.
L’AI è l’ennesima conferma del motto “Ciò che potrà essere fatto, prima o poi sarà fatto”. A prescindere dalle conseguenze sociali, psicologiche, economiche.
Ed è anche l’ennesima conferma che la mente umana non sopporta arbitrarie limitazioni, ossia da norme che tentino di deviarne il progressivo sviluppo verso i più ambiziosi –o velleitari- traguardi, l’unica limitazione accettata risiedendo negli ostacoli fisici e concettuali che essa trova lungo il suo percorso migliorativo.
Un esempio della tendenza umana a piegare ai suoi voleri le derive pericolose di certe scoperte la si è avuta, grazie alle indelebili immagini della devastazione senza scampo che una sola bomba atomica era stata in grado di produrre a Hiroshima e Nagasaki, parecchi anni dopo, nel 1970, quando i principali possessori di armamenti nucleari, USA, URSS e UK, e 40 altre nazioni, riuscirono a mettere da parte le rivalità in altri campi e firmarono il Trattato per la non proliferazione nucleare.

La Meloni, entrata a gamba tesa a capo del governo, è passata da lupo ringhiante ad agnello sacrificale, unendosi come una scolaretta al coro delirante dei guerrafondai europei, che potrebbero decidere se portarci in guerra, senza neppure convocarla. Quando entreremo in guerra ci dirà ancora una volta “lo vuole l’Europa”. Neanche il potere di restare neutrali

Ebbene, lungo il percorso, il Trattato è stato calpestato da varie nazioni, rendendolo quasi una formalità; e in questi giorni di baldanzose provocazioni alla Russia da parte dell’Europa, con in testa la nostra Meloni, che abbaia quando sa di avere le spalle coperte, il presidente Russo Putin, che ha dimostrato sinora nervi saldi, ha ammonito sulla eventualità che, continuando i massicci aiuti in armi e fondi all’Ucraina, la Russia dispone di un arsenale nucleare sufficiente per colpire qualsiasi nazione europea. L’Italia, insomma, sta per entrare in guerra, dopo 84 anni, [VEDI] senza che il popolo ne sia informato e consultato, senza che il parlamento ne dibatta. Un’entrata automatica, in quando membro della NATO, coi soliti francesi –prima Sarkozy, oggi Macron- a soffiare sul fuoco. E l’Italia silente.

Solo la piccola ma fiera Ungheria di Orban osa levare la voce del dissenso contro un’UE che sta marciando irresponsabilmente verso l’harakiri della guerra più devastante di sempre. “Siamo stati fregati dall’UE. È tempo della rivolta”. [VEDI]

Non intendevo affrontare qui questo tema, ma gli eventi mi ci hanno costretto; e certamente ci tornerò nei prossimi numeri. Ora riprendo l’argomento di partenza per sottolineare l’impossibilità di ingessare ad libitum una scoperta potenzialmente gravida di rischi, come il nucleare e –oggi- l’AI.
Di fronte a una simile mina vagante, sorge anzitutto una domanda: a chi giova, soprattutto, un tale potenziale ordigno? Di certo giova alle aziende che se ne servono e l’affinano. Ma a tutto il resto della popolazione dispenserà, sì, qualche modesto vantaggio, ma, in prospettiva, un’ecatombe del tanto esaltato lavoro; quel lavoro di cui tutti i politici si affannano a proclamare la crescita, magari da un mese o da un anno all’altro, ignorando i vuoti lasciati nelle fabbriche, negli uffici, nei campi e nei negozi retail negli ultimi decenni.
Del resto, basta uno sguardo alla situazione creditoria dello Stato [VEDI] nei confronti dei suoi cittadini per tastare il polso del generale malessere che un cumulo di fattori negativi hanno prodotto sulla capacità della fascia medio-bassa della popolazione di far fronte alle pressanti richieste di pagamento avanzate dalla congerie di Stato, enti pubblici e, secondo una più recente moda, società private di riscossione. Una vera strage degli innocenti, perpetrata da e in nome di potentati pubblici e privati, che esercitano una costante forma di pressione minatoria e psicologica su chi non riesce a pagare, oltre a dipendenti e fornitori, anche una scia di balzelli insopportabili.

Ci tocca assistere a sentenze inflessibili contro i più deboli, mentre circolano indisturbati spacciatori e ladri. Del resto, le leggi servono a proteggere i creditori, e i tribunali emettono sentenze a raffica di sfratti e pignoramenti

Vogliamo dunque lasciare mano libera a enti pubblici e privati, col coltello dalla parte del manico, per menare fendenti contro chi non è in grado di difendersi? Che senso ha accanirsi contro chi dagli avanzamenti tecnologici ha subito solo rovesci?

Il direttore dell’Agenzia Entrate lamenta che
in 20 anni l’indice medio della riscossione è del
12-13%. Cos’altro si aspetta a fare un condono
tombale e sgravare milioni di incapienti di un
giogo punitivo e comunque infruttuoso,
bollandoli come reprobi a vita?

Chi avrà avuto la benevolenza di leggere il mio articolo precedente [VEDI] avrà notato che non sto al fianco degli sprovveduti che si caricano di debiti che poi non possono onorare. Ma quello che si sta verificando è l’implacabile martellamento sui “debitori per necessità”. Ed è ancora più odioso vedere i principali responsabili della strage dei più deboli, messa in atto per decenni, pagare tasse ridicolmente basse, molto più basse di quelle che vengono pretese dalle loro vittime.
Ma chi sono i principali creditori, che poi, dopo aver chiesto cifre esose, perseguitano i morosi con lo zelante aiuto dei tribunali? Abbiamo visto più sopra quanti hanno messo sul lastrico i piccoli commercianti, utilizzando canali di vendita sul web, in aggiunta alle tecnologie sostitutive di posti di lavoro. Le vittime di queste forme di cannibalismo moderno sono poi quelle stesse su cui esercitano il tiro a segno altre categorie di creditori: in sostanza i proprietari immobiliari, cosiddetti rentier.

Pensate mai a quanti redditi ci sono dietro queste facciate? Chi ne sono proprietari? Quanti sono stati ereditati, quanti sono frutti di mutui bancari, magari tuttora in corso? In quanti vi abitano come proprietari e in quanti come inquilini? Gli affitti sono proporzionali, statisticamente, ai redditi degli affittuari? Quanti di essi devono cumulare l’affitto a tutta una serie di esborsi, tracimando dai propri redditi?

Il fisco non si vede, ma uno sguardo per le vie cittadine testimonia l’enorme quantità di edifici e l’ancor più enorme quantità di appartamenti, uffici e negozi. Pressoché tutti in affitto. E che affitti: sono spesso la principale voce di uscita nei bilanci di un’attività o di una famiglia. Sommiamo gli attacchi delle prime fasce di “cannibali” all’esosità dei rentier e otterremo una miscela esplosiva, pronta a produrre schiere di piccoli debitori, che poi finiscono nel tritacarne dei tribunali, che di tutti i creditori sono oggettivamente al servizio, tramite spoliazioni sotto il nome legale di pignoramenti.

Come “Saturno che divora i suoi figli” (Rubens, 1637, Museo del Prado, Madrid), così fa la società moderna, con la falcidie del piccolo commercio, l’esosità degli affitti, il fisco che spreme i cittadini, i tribunali al servizio dei creditori, applicando meticolosamente la legge anche sui debitori per necessità. E su tutti la cappa di una tecnologia sempre più al servizio di pochi e a danno dei tanti. E’ una società questa? Una democrazia, o una plutocrazia?

Vogliamo passare dalle parole ai numeri? [VEDI] Di qui si apprende che il fisco ha accumulato negli anni € 1.200 miliardi di crediti non riscossi, ossia 100 miliardi più della spesa pubblica del 2023. Il 45% di questa mole riguarda piccoli debitori per necessità, insomma gente che non ha redditi sufficienti per far fronte anche alle tasse, oltre all’affitto di casa e del negozio o ufficio. In gran parte sono quindi le vittime della tecnologia, che ha sferrato il primo colpo; cui fa seguito il secondo, dei rentier. Vittime sulle quali arrivano, alla fine, le bordate dei tribunali, che sparano in pratica sui morti, pignorando loro ogni possibile bene, lasciandoli senza soldi e senza un tetto. Come fossero criminali comuni. Dura lex sed lex. Ma dura solo coi deboli.
Questa è la società presente. E si appresta ad esserlo ancor più la società futura. Ma coraggio, un fisco demoralizzato si sta rifacendo il look, volendo apparire “amico” dei contribuenti, concedendo rateizzazioni fino a 10 anni. Naturalmente, in aggiunta alle tasse presenti e future, se mai il tartassato riuscirà a trovare un lavoro non precario e sufficiente a pagare vitto e alloggio. E con l’alloggio il cerchio infame si chiude. E non se ne esce. A meno di finire come soldati in Ucraina.
Questi dovrebbero essere discorsi di sinistra. Sinistra? WANTED.

Marco Giacinto Pellifroni     17 marzo 2024

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One thought on “UNA CIVILTÁ CANNIBALE”

  1. Grazie sign. Pellifroni,
    Una visione d’insieme di questa ricchezza e qualità non l’ho mai letta prima. Leggo e scrivo ininterrottamente dal 1985.
    Condivido perfettamente il suo pensiero, l’umanità è tornata alla grande al cannibalismo. E sarà miracoloso se ne usciamo vivi.
    Buona giornata

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