Sul libero arbitrio

Si crede di risolvere un sacco di questioni di tipo morale, sociale, storico, politico, giuridico e psicologico, e insomma un po’ tutte, con il ricorso finale, cioè dopo aver constatato che le armi della filosofia e della logica non spiegano, al libero arbitrio.

Ma l’esistenza del libero arbitrio, a sua volta da dove la si ricava?
Solo a guardare la storia della filosofia, si vede che se ci sono filosofi che la affermano ( Agostino, Pascal, Scoto, Erasmo… ), ci sono anche filosofi che la negano ( Lutero, Spinoza, Severino, Monod… ).
Però se si vuole essere meno empirici e più che all’annullamento reciproco delle tesi ci si affida al ragionamento, si vedrà che bastano due esempi per capire come la vexata questio resti irrisolta, ovvero come non ci si possa sbilanciare a dire se l’uomo è libero o necessitato.
E qui bisogna staccarci dalla filosofia e badare a ciò che accade a due “persone”.
Una è individuata e frutto di invenzione artistica: Edipo
L’altra è generica e quantomai reale: chi assume psicofarmaci.
Si tratta in tutta evidenza di una forbice assai divaricata; in un certo senso, riguardando un’ampia casistica, anche disomogenea.
Questo non toglie che la si possa chiamare in causa per appositamente mostrare come appellarsi al libero arbitrio in qualsiasi ambito, a cominciare da quell’antichità che si confonde nel mito, via via fino alla contemporaneità, sia…arbitrario.
Edipo infatti quando gli viene rivelato dall’oracolo il suo destino di assassinare il padre e di avere rapporti incestuosi con la madre, cerca di fuggirlo; senonché il suo agire per sfuggire al destino è previsto dal destino, ed Edipo si ritrova a compiere il destino proprio mentre cerca di evitarlo.
D’altra parte, lasciando gli odeon dell’Attica e entrando nella nostra società del XXI secolo dove l’ansioso, l’allucinato, il catatonico o chi altri si voglia, abbisognano di psicofarmaci, e lasciando in mezzo un’infinità di altri personaggi mitici e di altre persone che di mitico non hanno nulla e sono invece reperibili nella più consueta, banal-drammatica quotidianità, non troviamo forse chi dal farmaco viene trasformato nel pensiero e nel carattere per cui la chimica cerebrale lo rende una persona da mite ad aggressiva; da introversa ad esuberante; da loquace a taciturna; da apatica a iperattiva; da una che amava a una a cui ora si è fatto torvo lo sguardo?

Dunque si può dire che l’uomo dispone del libero arbitrio solo con un atto di fede. La quale fede, giusto per rendere la questione un po’ più complicata casomai non lo fosse già abbastanza, può a sua volta essere vera fede solo se non è necessitata ma frutto di una scelta libera… Ed eccoci giunti al cane che si morde la coda e che ci costringe a riposizionare la pedina alla casella di partenza di questo esistenziale gioco dell’oca!

Alla fine è Schopenhauer che, pur senza approdare a conclusioni definitive, sa focalizzare meglio il problema. Magistralmente, con una sola frase:
“E’ certo che un uomo può fare ciò che vuole, ma non può volere ciò che vuole.”

Prima di lanciarci in avventate dichiarazioni sulla schiavitù e sulla libertà dell’uomo, si farebbe meglio a meditarla un po’.

Fulvio Baldoino

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.