Sul concetto di nichilismo

In occasione dell’incontro sul tema del nichilismo previsto per il 20 novembre a Finale Ligure dall’associazione culturale “Domenica Est”, avere preventivamente sgombro l’orizzonte da interpretazioni che altrimenti renderebbero di difficile comprensione quanto verrà discusso, è forse una cosa che può tornare utile.
E’ per questo che ho deciso di spendere alcune parole al riguardo.
Premetto che il nichilismo è un fenomeno quanto mai variegato e di portata enorme, per cui se qui se ne tratta è solo per cercare di far sì che la confusione che spesso ne accompagna il concetto venga un poco diradata. Infatti parlando di nichilismo spesso non ci si intende, in quanto lo si pensa in modi differenti.

Esiste per esempio il nichilismo di certi pensatori politici e romanzieri russi, che intendono a vario titolo mettere in dubbio o addirittura scardinare le basi della società. Ed è proprio uno di essi, Ivan S. Turgenev, che con il romanzo del 1862 “I padri e i figli”, si incarica senza volere, di dargli un nome scrivendo la frase: “Un nichilista è un uomo che non si inchina dinnanzi a nessuna autorità, che non fa di alcun principio un articolo di fede, indipendentemente dal rispetto con cui questo principio è coronato”.
Tuttavia il concetto di nichilismo viene tratteggiato storicamente molto prima dal filosofo greco Gorgia, il quale riteneva che nulla è, ma se anche fosse non sarebbe conoscibile, e se anche fosse conoscibile non sarebbe comunicabile.
Ed ecco che già dai suoi albori, una tale evenienza filosofica e socio-culturale, promette di confondersi ed intrecciarsi quantomeno con il solipsismo, lo scetticismo ed il relativismo, aprendosi a scenari dagli orizzonti vasti e complessi con esiti spesso imprevedibili.

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In generale, comunque, quello russo è, come si è detto, un nichilismo legato all’esigenza di sovvertire l’ordine sociale.
Esso sa esprimere un’esigenza ma non ha chiare linee politico-filosofiche da proporre.
Sa distruggere quanto ormai è anacronistico, inadeguato o iniquo, ma non ha una strategia chiara per ricostruire. Si colora inoltre spesso di anarchismo e ribellismo.
Pisarev, Chernyshevsky, Bakunin, Nechayev, per fare alcuni nomi di personaggi che ne hanno fatto parte.

Esiste poi il nichilismo inteso come mentalità consumistica di ignari protagonisti i quali, come direbbe Oscar Wilde, conoscono il prezzo di tutto e non conoscono il valore di niente.
Sono quelli che mirano più all’apparenza che alla sostanza, più all’apparire che all’essere. Che aspirano al successo, al potere e, soprattutto, alla ricchezza (monetaria).
Essi non sono portatori di nessun suggerimento filosofico, ma specchio di un certo modo di vivere e di stare in società, poiché spesso, data la loro mancanza di capacità critica, più che sceglierlo, subiscono, eventualmente compiacendosene, ciò che il contesto sociale propone loro come modello vincente.
E’ ormai anche il tipo di nichilismo cui immediatamente si pensa quando si sente pronunciare la parola che lo indica.

Vi è pure il nichilismo dei filosofi e dei poeti, ovvero quello sorretto da speculazioni e da sentimenti che ruotano attorno all’idea del “nulla”.
Lo si trova in Nietzsche, Heidegger, Foscolo, Sartre, Cioran, Leopardi, Camus, Beckett e molti altri. Ma il punto è proprio questo: quanti altri visto che le sfaccettature di un simile fenomeno e gli ambiti che interessa sono tali e tanti che darne un quadro esauriente risulta praticamente impossibile?

Ebbene, vi è un filosofo contemporaneo, Emanuele Severino (1929-2020), il quale, tutt’altro che nichilista, impernia però tutta la sua opera a dimostrare che in realtà non è affatto impossibile chiarire con nettezza chi è nichilista e perché lo è: ogni filosofo e intellettuale da Parmenide in poi e l’intera civiltà occidentale a seguito, purché ritengano di abitare nel tempo, in una dimensione in cui le cose nascono e muoiono, e cioè siano connotate dall’idea del divenire.
Quella di conoscerne in relazione a ciò il pensiero è pertanto un’occasione da non perdere. E’ proprio su di lui infatti che la prossima volta nella seconda parte del presente articolo fermerò l’attenzione.
Così in contrasto col senso comune, la sua potrà anche risultare una modalità di pensiero spiazzante. Ciò non toglie però che risulti di grande importanza. Con la sua radicalità, è probabilmente la più valida per scoprire icasticamente e nitidamente l’essenza del fenomeno.
Dopo Severino i diversi significati assegnati alla parola “nichilismo” ci potrebbero anche sembrare inutili, perché verrebbero scoperti come sottoinsiemi di un fondamentale equivoco ontologico.
FULVIO BALDOINO

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