Fuor di cornice (ovvero quel che spesso non si dice): L’imperatore Costantino

La premessa è che sul cosiddetto Editto (ma è importantissimo sia sul piano politico che giuridico e storico sapere che in realtà è un “Rescritto”) di Tolleranza, non c’è quasi nulla di certo, compreso il fatto che sia stato emanato a Milano e che Costantino, personaggio ineffabile, ambiguo e misterioso quant’altri mai, vi abbia contribuito più di Licinio.

L’editto di Milano

Però siccome la vulgata, anche scolastica, ce lo ha passato in questi termini e relativi corollari, e siccome quel che conta è quel che si crede e non quel che è stato, decidiamo di restare su questo piano e di ragionarlo brevemente.
Orbene, Costantino per la chiesa ha fatto qualcosa di fondamentale: in linea di diritto, ne ha formalmente permesso il culto; in linea pratica ha fatto molto di più: lo ha massicciamente favorito. Per la verità, quello che passa per il suo Editto più famoso, l’Editto di Milano o, appunto, di Tolleranza, è un completamento di quello voluto da Galerio (il cosiddetto Editto di Serdica), del quale se è vero che si regge su un ragionamento che non ha né capo né coda, ha tuttavia il
pregio di poter essere chiaramente identificato, con tanto di giorno, mese ed anno: 30 aprile del 311. Il succo della questione, comunque, sta nel fatto che dal 311 in modo implicito e dal 313 in modo esplicito, il cristianesimo diventa “religio licita”.
E non ci sarebbe niente da obiettare su questo.

Placca trilingue (latino, bulgaro, greco), contenente l’editto di Serdica, di fronte alla chiesa di Santa Sofia, a Sofia (Bulgaria).

Ma è il modo in cui viene dichiarata “licita” che già da subito fa presagire quali saranno i futuri sviluppi, spudoratamente di parte, dimostrati dal fatto, forse più plateale dei tanti altri, che Costantino fa costruire numerose chiese, di cui alcune così grandi e importanti, che assurgeranno a dignità di basilica. Basti citare San Paolo fuori le mura, San Pietro e Santa Croce in Gerusalemme. La quale ultima ha la caratteristica di essere stata edificata per custodirvi le reliquie della croce che Elena, madre di Costantino, recatasi in Palestina 300 anni dopo la crocefissione, rinvenne all’interno del sepolcro di Cristo.
E qual è questo modo? Lo troviamo già nelle prime righe dell’Editto:
<< Nella felice occasione in cui io, Costantino Augusto, e io, Licinio Augusto, ci incontrammo a Milano, affrontammo insieme tutte le questioni relative al benessere e alla sicurezza pubblica. Tra i provvedimenti che ci sembrava avrebbero giovato a più persone e che fossero da disporre per primi, ci parve esservi questo, che stabilisce a quali divinità dovesse essere tributato onore di culto, al fine di dare, tanto ai cristiani quanto a tutti, libera facoltà di seguire la religione che ciascuno voglia, sicché qualsiasi divinità risieda in cielo, essa possa essere benevola e propizia a noi e a tutti coloro che sono posti sotto la nostra autorità. Perciò ci è sembrato con sana e retta riflessione di dover stabilire che non si debba assolutamente negare il permesso ad alcuno che si voglia dedicare alle pratiche dei cristiani o alla religione che senta a sé più congeniale, cosicché la somma divinità, alla cui venerazione ci dedichiamo con libertà di coscienza, possa manifestare in tutto il suo consueto favore e la sua benevolenza >>. [Traduzione a cura di Paolo A. Tuci]
Ebbene, come si può constatare, a un certo punto si dice: “[…] al fine di dare, tanto ai cristiani quanto a tutti, libera facoltà di seguire la religione che ciascuno voglia”.
E’ chiaro che se si parla di “tutti”, vuol dire che non è escluso nessuno. E quindi neanche i cristiani. Perché allora espressamente citarli e metterli in evidenza?
Succede insomma ciò che aveva prospettato George Orwell ne “La fattoria degli animali” in cui Napoleon voleva salvare l’apparenza della democrazia senza rinunciare al privilegio del potere, per cui tutti sarebbero uguali, ma c’è qualcuno più uguale degli altri.
E’ una situazione simile a quella che si trova agli artt. 7 e 8 della Costituzione italiana.
Dal 313 inizia quel ribaltamento epocale che vedrà il suo compimento con l’Editto di Teodosio del 380, in cui il cristianesimo non è più soltanto religione licita, ma obbligatoria.
Sarà per questo che Costantino diventa per la storiografia occidentale “Costantino il Grande”?
Tuttavia la chiesa ortodossa fa di più.
Nonostante che egli avesse eliminato il cognato Massenzio, decapitato il collega Licinio, ucciso il figlio Crispo, fatto bollire la moglie Fausta.
Il merito di aver avviato il cristianesimo a diventare religione di Stato rendendo i non cristiani fuorilegge, di aver presieduto nel 325 (lui, non battezzato) il più importante di tutti i Concili, quello di Nicea, e di aver nel 330 trasferito in oriente, a Bisanzio (da quel momento Costantinopoli), la capitale dell’impero, è stato sufficiente per quell’ulteriore qualifica che ci permette, consultando il calendario ortodosso, di sapere che il 22 maggio (ma per il calendario civile il 3 giugno) non è in Russia e dintorni un giorno qualsiasi.
E’ il giorno di “San Costantino imperatore, l’eguale degli apostoli”.

FULVIO BALDOINO

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.