Astensionismo e dittatura della minoranza

Ma qual è l’alternativa?

Con tutto il male che si può pensare di Berlusconi – come politico, ovviamente -, troppo attento alle sue aziende, pronto ai voltafaccia in politica estera e altrettanto lesto a liquidare chi gli può fare ombra per dare spazio ai/alle cortigiane, bisogna riconoscere che rimane se non l’unico uno dei pochi attori della politica italiana intelligenti e in grado di formulare giudizi attendibili.

Silvio Berlusconi

Lo ha dimostrato anche in questi giorni commentando i risultati delle elezioni amministrative quando ha rimarcato: 1) che la sinistra – o centrosinistra che dir si voglia – non ha niente da festeggiare; 2) che il centrodestra non sa intercettare il suo elettorato e, infine, che l’astensione, ai livelli ai quali è arrivata, spiana la strada a un regime autoritario. Avrebbe dovuto precisare che quella strada è già stata spianata con la sua fattiva complicità nel momento in cui il Paese è stato messo nelle mani del duo Mattarella-Draghi, ma chiaramente non poteva farlo. Del resto, complicità di Berlusconi a parte, l’attuale regime è una conseguenza del distacco che si è creato fra i partiti e gli elettori, del terrore che hanno i parlamentari di doversi trovare un lavoro in anticipo, del disorientamento dovuto alla dissennata gestione della pandemia e dell’afflosciamento del movimento Cinquestelle;  un regime autoritario, non soggetto al controllo popolare, scopertamente e spudoratamente indifferente alle esigenze del Paese, ma quantomeno col merito di essere perennemente in bilico perché il potere personale che consente a Draghi di straparlare nel suo personale interesse e contro la volontà e l’interesse degli italiani non è quello di un tiranno usurpatore  issato sulle spade dei pretoriani.

Mario Draghi

Questo tirannello, infatti, basterebbe il soffio di un cherubino per farlo ruzzolare a terra e rimane al suo posto solo per gli interessi di bottega del Pd, la pochezza intellettiva di Salvini, l’ambizione smodata della Meloni, lo smarrimento grillino e, appunto, la senile voglia di protagonismo del Cavaliere. Ma domani, se alle elezioni politiche sarà il 40% degli elettori a recarsi alle urne, i compagni col loro bacino elettorale del 18% rappresentato dalla nuova borghesia parassitaria e da quel poco che resta del vecchio elettorato comunista si troveranno padroni del parlamento e in grado di imporre una dittatura della minoranza su una base molto più solida di quella su cui può contare il mediocre funzionario che sogna di annientare la Russia.
La stragrande maggioranza del popolo italiano non si capacita di come il secessionismo represso nel sangue nel Donbass russofono e il piano americano di accerchiare la Russia debbano aver compromesso il nostro interscambio commerciale, la nostra politica ambientale, il nostro tenore di vita. E non si capacita di un’informazione che definire a senso unico è un eufemismo: da quando i carri armati russi sono entrati nel territorio ucraino non si è sentita una voce che cercasse di spiegare perché l’hanno fatto, nessuno che si sia preso la briga di ricordare le cannonate e gli eccidi degli ucraini contro le province ribelli (immaginiamo cosa sarebbe successo se gli spagnoli avessero impedito ai catalani di parlare la loro lingua, avessero imposto nelle scuole il castigliano e avessero massacrato gli autonomisti).

Ma il peggio è venuto dopo: tutta, dico tutta, l’informazione propinata da stampa e televisioni è stata confezionata a Kiev: quel poco che è filtrato dal fronte russo è stato bollato come disinformazione e propaganda, non c’è stato un solo corrispondente, un solo servizio proveniente direttamente dalle aree russofone, tutto, tutto quello che è pervenuto è passato da Kiev.

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I nodi di un sistema mediatico privo di controllo da parte degli utenti e scopertamente al servizio di un sistema oligarchico che ha fatto strame della costituzione, ha trasformato le elezioni in una farsa e ha utilizzato la pandemia per saggiare la reattività della popolazione sono venuti tutti al pettine: l’evidenza dei fatti  è stata sepolta da una, come la chiamano i compagni, “narrazione” mistificata priva di contraddittorio e di possibilità di verifica. Non c’è stato un canale televisivo, un giornale, un sindacato, un partito politico, un’associazione di qualunque tipo  che abbia dichiarato a chiare note: la campagna vaccinale è stata un clamoroso fallimento, il cosiddetto lockdown un crimine che ha contribuito a diffondere la pandemia, il governo ha colpevolmente taciuto e continua a tacere sui danni irreversibili che vaccinazioni ripetute provocano sul sistema immunitario.
Eppure non si interrompe il coro contro i no-vax che non hanno voce, derisi e criminalizzati non per quello che dicono ma per quello che potrebbero dire se fosse loro consentito e quando chi si è illuso di vivere in un Paese libero e democratico è sceso in piazza è stato picchiato investito da idranti asfissiato dai gas lacrimogeni e schedato come un criminale. Prove generali per quello che sarebbe successo dopo, quando lo stesso sistema politico-mediatico ha soffocato sul nascere qualunque sommessa obiezione al delirio russofobo del capo del governo,  di tutto il personale politico e degli “intellettuali” ospitati sulla carta stampata e nei talk show. Come e peggio di quello che è successo col Covid.
Nessuno che abbia gridato ai quattro venti che Zelensky è un provocatore al soldo di un’America caduta nelle mani di un guerrafondaio fuori di testa; nessuno che contesti la tesi palesemente folle di una Russia che minaccia il mondo, nessuno che si indigna se  all’invadenza economica e commerciale della Cina si risponde con le minacce e trasformando la Nato in uno strumento militare mondiale.

Zelensky e Biden

Ma i compagni che fino all’altro ieri organizzavano picchetti davanti a Camp Darby  non si accorgono che la difesa degli interessi economici e finanziari americani porta dritto alla terza guerra mondiale, che il vero obbiettivo della Casa Bianca è la Cina e che l’Ucraina è un pretesto per cercare di castrare la Russia, renderla inoffensiva per poi annientare il Dragone? E tutto sotto lo sguardo compiaciuto del partito dell’ultradestra, sovranista, nazionalista e in gara con la Lega sul terreno della sicurezza, della difesa dei confini e del “prima gli italiani”. Non un fiato da quelle parti sul disastro combinato dall’oltranzismo atlantista di questo governo posticcio. E, secondo Berlusconi, gli italiani dovrebbero essere tanto masochisti da votare per il suo partito, per quello di Salvini o quello della Meloni che hanno voluto in barba alla Costituzione, al buon senso e al decoro del Paese rinnovare il mandato presidenziale a Mattarella e si sono schierati per consegnare la guida del governo all’uomo di Biden e della euroburocrazia  (la Meloni lo avrebbe voluto al Quirinale!). Si dice che la maggioranza virtuale dell’elettorato italiano è avverso alla sinistra ed è sicuramente vero. Ma nemmeno turandosi il naso è possibile affidarsi a questa destra che pretende di rappresentarla.

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