Futuro tecnologico (parte terza)

Prima parte                               Seconda parte

Veniamo alla terza parte di questo viaggio (sempre più difficile) nel futuro, riallacciandomi alle due precedenti puntate (che comunque trovano sempre interconnessioni ai miei antecedenti articoli, anche su altri argomenti, pubblicati su Trucioli Savonesi),
nello specifico mi addentro nella descrizione di quello che nella realtà è al momento presente e disponibile veramente, nella tecnologia odierna.
Oggi vorrei concentrarmi sulle reali possibilità umane di vera esplorazione spaziale.

È abbastanza palese che al momento l’essere umano possa con i propri mezzi salire senza problemi solamente attorno alla fascia atmosferica.
L’atmosfera terrestre è l’involucro di gas che riveste il pianeta Terra, trattenuto sia dalla forza di gravità che dal campo magnetico (contrasta il vento solare che altrimenti la spazzerebbe via) partecipando in massima parte alla sua rotazione.
Con una composizione chimica che varia in base alla quota e alla localizzazione, possiede una struttura piuttosto complessa e suddivisa in cinque strati, chiamati sfere, definite in base all’inversione del suo gradiente termico verticale.
Partendo dal basso, queste sfere sono troposfera, stratosfera, mesosfera, termosfera ed esosfera, mentre la superficie di discontinuità tra due strati dove ha luogo l’inversione del segno viene detta “pausa”, tropopausa (tra troposfera e stratosfera), stratopausa (tra stratosfera e mesosfera) e mesopausa (tra bassa e alta atmosfera).

Le fasce ospitano tutto quanto possa volare e faccia parte della natura (umidità, pollini, semi, polveri, ceneri vulcaniche, insetti, uccelli) ma anche cose artificiali, ad esempio smog e fumi, oltre ai voli dei mezzi aerei umani, i missili, droni ed infine satelliti di qualsiasi genere, che sono collocati su un’orbita situata all’incirca sullo stesso piano equatoriale o polare della Terra e orbitano in sincronia o al contrario della rotazione terrestre collocati tra circa i 36000km e gli 800/1000 km dalla superficie terrestre.
Infine il più famoso satellite artificiale presente, con umani a bordo, ovvero la ISS (acronimo di International Space Station) la stazione spaziale orbitante, che orbita intorno alla Terra 16 volte al giorno approssimativamente a 350 km sopra le nostre teste, viaggiando ad una velocità di 28.000 km all’ora e sorvola l’85% della superficie terrestre.
Questo è quanto il genere umano possa certificare con certezza sulla propria capacità tecnologica spaziale.
Non mi soffermo sulle eventuali imprese lunari, non perché non credo sia stato possibile andarci, ma come ho già espresso nelle parti precedenti, mi chiedo tuttora il perché non sia possibile oggi, soprattutto per Europa ed USA ripetere imprese del genere con le tecnologie avanzate degli anni 2000.

Nello specifico mi addentro in un ginepraio, in quanto nonostante in alcune teorie moderniste e fantascientifiche si descriva la possibilità di esplorare il cosmo, credo che tuttavia al momento resti solo un sogno per molti esseri umani.
Siamo seri, al momento visto anche l’attenzione su guerre e potere, queste non sono altro che teorie e racconti di fantasia e non vi è possibilità alcuna, per nessun essere umano di poter effettuare nulla del genere.
Tra i teorici seppure considerato del filone fantasy, Isaac Asimov è uno dei tanti scrittori del novecento che ci introducono al probabile futuro, dai suoi racconti ispirati a teorie scientifiche, molti studiosi traggono altresì ispirazione per creare i presupposti del futuro umano.

Isaac Asimov e Jules Verne

Ma senza i matematici fisici, che con i loro calcoli astrali hanno a loro volta ispirato questi racconti, nulla sarebbe possibile, nemmeno il futurismo di Asimov, come quello di Jules Verne.
Tra i tanti matematici ne vorrei citare uno in particolare, perché molte progettazioni future e racconti fantascientifici sono state studiati e scritti a partire dalla formulazione del paradosso di Fermi, attribuito al fisico italiano Enrico Fermi, che sorge nel contesto di una valutazione della probabilità in caso dei viaggi spaziali, di entrare in contatto con forme di vita intelligente extraterrestre.
Dalle sue teorie nasce il pensiero apocalittico e post apocalittico moderno, pensiero che alimenta numerose teorie, racconti, romanzi e opere cinematografiche, considerate fantascientifiche, che però non si basano sulla realtà di fatti confutati e sullo stato dell’evoluzione tecnologica umana odierna (quella vera, quella che possiamo vedere).
Da questa deduzione logica partono la ricerca delle possibili soluzioni, che includevano ipotesi apocalittiche sulla fine delle civiltà, che a loro volta influenzavano altri teorici e scrittori, anche nel filone ancestrale, cioè sull’eventualità che il contatto sia già avvenuto in passato, e che l’umanità sia frutto di questo, il prodotto di milioni di anni di evoluzione derivata da ciò.
Il “paradosso” di Fermi è il contrasto tra l’affermazione, da molti condivisa e sostenuta, delle stime di Drake, che afferma senza poterlo provare che non siamo soli nell’universo e i dati osservativi al momento attuale che contrastano con questa ipotesi.
L’equazione di Drake o formula di Green Bank è una formula matematica utilizzata per stimare il numero di civiltà extraterrestri in grado di comunicare ipoteticamente presenti nella nostra galassia.

Frank Drake

Fu formulata nel 1961 dall’astronomo e astrofisico statunitense Frank Drake che nel 1960, condusse la prima ricerca di segnali radio provenienti da civiltà extraterrestri presso il National Radio Astronomy Observatory di Green Bank, in Virginia Occidentale.
I parametri che compongono l’equazione inoltre fanno riferimento alla vita come la conosciamo, cioè sviluppata su pianeti simili alla Terra, mentre in linea di principio non è possibile escludere che forme di vita intelligente radicalmente diverse dalla vita comparsa sulla Terra possano svilupparsi, ad esempio, su pianeti di altro tipo.
È probabile che, nei prossimi decenni, potremo avere conferma o smentita di questa ipotesi, il che ci permetterà di poter finalmente attribuire un valore probabilistico abbastanza certo a questi due determinanti fattori.

Enrico Fermi

Fino a quel momento, l’equazione di Drake resterà un esercizio matematico di contro al paradosso di Fermi, con la sua domanda:
Se ci sono altre civiltà e pianeti con esseri viventi, dove sono tutti quanti?
Ne deriva che:
Secondo uno studio più recente pubblicato nel maggio 2020 sull’Astronomical Journal e basato sempre sui pianeti scoperti da Kepler, il telescopio satellitare, considerando in 400 miliardi il numero di stelle della Via Lattea, sarebbero 6 miliardi i pianeti simili alla Terra nelle zone abitabili di stelle simili al Sole.
A questo punto o l’intuizione e le stime come quelle di Drake sono errate, o la nostra osservazione/comprensione attuale dei dati con le tecnologie del momento è ancora incompleta.
Tornando alle stime, secondo Drake è possibile ipotizzare i tanti motivi per cui possa finire la civiltà e la vita sulla terra, dovuti principalmente all’uomo, e altri dovuti alla natura in sé stessa, per il verificarsi di un evento apocalittico, Drake li divide in gruppi.
Al primo gruppo appartengono diverse casualità che vengono largamente approfondite, ad esempio, le guerre nucleari tra le nazioni del pianeta, alle armi batteriologiche.
Agli esperimenti estremi di fisica negli acceleratori di particelle che potrebbero portare il caos nelle materie chimiche e fisiche.
Il collasso della biosfera (il nostro pianeta) dovuto all’inquinamento ed all’eccessivo sfruttamento antropico.
Al collasso del sistema economico per l’impoverimento delle risorse energetiche, fossili e minerarie.
La bioingegneria con la creazione di organismi geneticamente modificati che prendano il sopravvento.

Al secondo gruppo appartengono, ad esempio, le pandemie, l’impatto con corpi celesti, l’irraggiamento di energia da brillamenti solari o da esplosioni di supernove, le eruzioni di supervulcani, l’inversione del campo magnetico terrestre, la perdita dello strato dell’ozono e, infine il contatto con popoli extraterrestri evoluti in maniera differente,
l’invasione di alieni, biologici o robotici, ostili e aggressivi.
La scoperta di micro-organismi patogeni in altri pianeti, che infettino il nostro.
Il contatto con popolazioni evolute tecnologicamente ma precedenti alla nostra civiltà, attraverso lo spazio/tempo.
La ribellione delle intelligenze artificiali, con robot e cyborg che combattono contro l’ umanità.
Un parametro poi assolutamente da non sottovalutare dell’equazione di Drake è quello sul calcolo della durata media delle civiltà tecnologicamente evolute, Drake ne stimò la durata in 10.000 anni (da quando iniziano a poter comunicare con onde radio).

Stephen Hawking

Anche Stephen Hawking lo scienziato britannico recentemente scomparso, ha teorizzato che se l’uomo non riuscirà a controllare la propria tecnologia, potrebbe accadere che la stessa distrugga la razza umana.
Le cause della scomparsa di una civiltà possono essere sia naturali che culturali.
Se una civiltà tende naturalmente ad annientarsi, è solo questione di tempo perché inventi i mezzi necessari.
L’unico dato osservativo disponibile è che la nostra civiltà dispone presumibilmente da decenni dei mezzi necessari per farlo, ma per ora per svariati motivi non è avvenuto (per nostra fortuna), ed è sopravvissuta a questo.
Anche in questo caso è difficile dire quanto la competizione gerarchica, l’aggressività e l’autoritarismo, elementi del militarismo, siano prerogative della specie umana o siano costanti universali, legate all’evoluzione o all’organizzazione politica degli individui intelligenti, per cui non ci sono dati da portare a conoscenza su eventuali altre civiltà da raffrontare alla nostra.
Si consideri che per terminare una civiltà, non è necessaria una distruzione totale della specie, ma è sufficiente una involuzione a livelli primitivi dei sopravvissuti per sottrarre la civiltà alla lista di quelle in grado di comunicare.
Anche eventi catastrofici naturali possono considerarsi gravi pericoli per un pianeta vivo:
l’impatto di una cometa o di un asteroide, di un altro corpo celeste o pianeta in collisione

Ma sul pianeta stesso ad esempio lo possono essere l’eruzione di un supervulcano e l’alterazione delle condizioni climatiche per svariati motivi sono minacce alla vita sulla Terra, più volte bersaglio di eventi catastrofici, che hanno causato diverse estinzioni di massa (la più nota è quella dei dinosauri).

Eventi di questo tipo potrebbero essere anche prevedibili da una civiltà più avanzata della nostra, ma difficilmente rimediabili o prevenibili al momento con i mezzi a nostra disposizione.
È abbastanza ovvio che con le tecnologie attualmente a disposizione, praticamente i viaggi interplanetari sono attività molto improbabili, soprattutto per come rispondono il nostro corpo e la nostra mente.
Vedere film come Alien ecc. dove un viaggiatore del cosmo si sveglia dal letargo ed è attivo da subito al 100% rende la fantascienza assolutamente fantastica (come i racconti e le leggende), teorica e alquanto ridicola.
Forse pretendiamo troppo dalla tecnologia e dall’evoluzione, forse è veramente troppo presto per riuscire a vedere cose teorizzate dagli anni 50.

Questo è il mio pensiero

  Paolo Bongiovanni

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