PUC PUM PUT

PUC PUM PUT AND MARGONARA BLOB
Il politico-tecnico e il tecnico-politico…
Il pianto di Berruti, Burlando e Gambardella.
L’ubi cementificandum con Letimbrotti & company…

PUC PUM PUT AND MARGONARA BLOB
Il politico-tecnico e il tecnico-politico… Il pianto di Berruti, Burlando e Gambardella.
L’ubi cementificandum con Letimbrotti & company…
Burlando e Berruti

Gambardella

Come sanno i nostri quattro lettori, siamo ossessionati dalle sigle usate in campo politico, amministrativo e sindacale. Perciò, ogni volta che ne scoviamo una, cerchiamo di studiarne i risvolti criptici e fonetici, quel loro rendersi autonome dal significato delle parole, quell’imporsi alla memoria cui sfugge spesso il riferimento semantico.

     Siamo anche d’accordo con Preve e Sansa che ne “Il partito del cemento” (Chiarelettere 2008 p. 109) scrivono: “…le sigle evitano di pronunciare le parole che si vogliono tacere”.

Voi capite che, pronunciate di primo acchito, le tre sigle che intitolano questo pezzo non sono innocue. Immaginate la sindachessa di Albenga (il sindaco di Savona ha l’espressione facciale troppo bonella) che convoca i dirigenti degli uffici urbanistici e chiede loro, a muso duro, “Avete coordinato il PUM col PUT visto il PUC ?”. Costernazione e formazione di assembramenti a due a due, col rischio contravvenzionale delle note ordinanze rosaliane.

In questa ansia di pianificazione imposta dal potere dei “Tecnici”, noi vediamo una rivincita del più sfacciato sovietismo. Una vera e propria “Nemesi” storica: i sovietici volevano pianificare ogni cosa riducendo la politica a mera amministrazione e sono rimasti celebri i piani quinquennali, regolarmente falliti, con i quali si dovevano prevedere, prevenire e organizzare tutti gli accadimenti economici, produttivi, sociali e territoriali dell’Unione, bruciando il futuro ai posteri.

Il concetto di pianificazione, ripreso con morbido andazzo dai socialisti italiani del centro-sinistra anni sessanta, è poi passato al potere decisionale dei “Tecnici”, restando ai “Politici” il compito penoso di glossatori ignoranti e, spesso, ignorati. Salve le scelte “a monte”, come si dice.

Per esempio, sacrificare, anziché potenziare per la balneazione (che sarebbe quello che vengono a fare da noi i “Turisti”), quattro o cinque chilometri di costa tra Albenga e Ceriale sconvolgendola con avventurosi, invadenti, depauperanti ed inquinanti porticcioli e aereo porticcioli, sarebbe pur sempre una scelta “politica”; l’attuazione poi, con tutti i risvolti, le revisioni, gli interventi suppletivi ecc., sarebbe effettivamente competenza dei “Tecnici”.

Ma anche sulle scelte “a monte”, come può constatarsi in tale terrificante ipotesi, sparano autonomamente le loro proposte , ahinoi, i “Tecnici”.

    –“Ma scusa, ci ha detto il vetero-compagno Pistarino, i tecnici della politica non sono i politici?”-

A noi pare che quando i “Tecnici” fanno scelte di fondo assumano, tecnicamente, la veste dei Politici e che quando i “Politici” pretendono di correggere i progetti indossino, tecnicamente, la veste dei Tecnici. Il politico-tecnico e il tecnico-politico, sono figure, tecnicamente parlando, piuttosto confuse come afferma Pistarino: :“Quande a l’emmô inte ô Partiô a specülatiôn a ciammavimô spcülatiôn e i specülatôi i ciammavimô specülatôi che, de fâeto, i axévan inôndon ô PSI pe’ fâ ô centrôsinistra edilisiô.”

Pista è sempre il solito comunistaccio!

    Tornando alle nostre sigle, occorre procedere dal PUC (Piano Urbanistico Comunale) venire quindi al PUM (Piano Urbanistico della Mobilità) per raggiungere un buon PUT (Piano Urbano del Traffico). Non pare che si possa andare a ritroso e del resto ciò è vero anche per ragioni fonetiche. Le sigle pronunciate in quell’ordine suonano corpose e conclusive.

“Sarv’ognuno”, come dicono a Roma.

La visione dei pianificatori è spesso, ovviamente, parziale, presuntivamente economicistica, temporalmente sconnessa o tardiva o antistorica, di quando in quando tesa a riciclare pregresse illegittimità, a volte inumana, sottoposta perciò a spinte controspinte e penose correzioni che, danneggiando la logica delle progettazioni, comportano compromessi ridicoli.

I “Tecnici”, però, pur di affermare in qualche modo le loro strategie economico- politiche, vi si sottopongono ( ma sì, facciamoli contenti, sembrano dire), coronando pasticciati accomodamenti ove poter salvare la retorica tecnocratica a scapito della natura, del paesaggio e delle esigenze delle future generazioni.

Ne deriva uno scempio ancor peggiore di quello prospettato nelle soluzioni in cui gli autori si sono prodotti senza condizionamenti. In genere, il piano viene “ritoccato”, alcune soluzioni di spazio, pur mantenendo l’impatto, sono “ridotte”, il tutto assume un aspetto formalmente “moderato”, sostanzialmente mediocre. L’intervento correttivo, infatti, comporta il risultato di un’opera altrettanto negativa, con il peggioramento dell’incongruenza derivata dall’aver castigato la sistematica, anche estetica, dell’originale.

Un esempio cospicuo di simili scelte a mediazione deteriore ci proviene dall’assetto ora riproposto della località “Margonara” di Savona.

      Savona (gravida delle sue due anime-si fa per dire-, una industrial-portuale e l’altra affannata a cavalcare le movimentazioni para-turistiche della propria provincia) ama inseguire, con pretese qualificanti, le pletoriche scelte delle località rivierasche.

Un porticciolo turistico per Comune, un attracco per il naviglio di plastica, con scarsa navigazione e molta sosta, al fine di conquistare la famosa clientela riccastra (ah, ma dove sono questi turisti stracarichi di soldi guadagnati con tanti sacrifici alla Verdini? salvezza delle nostre plaghe? Alle Maldive?…) che, in attesa dei Casinò Brambilla (un Casinò per Comune!

A proposito, dov’è finita ’sta bella pensata dell’imperversante Ministra anti Palio senese?) ci consenta di guadagnare tanti bei soldoni con la fonte di ogni bene: il Turismo; elitario e barcaiolo, possibilmente . Occorre integrare quello imperante, fracasson inquinatorio e sotto acculturato dalla deriva beota dello stordimento discotecario.

Savona turistica reclama, con forza, la sua fetta nell’arcobaleno ligure. Altro che le focaccette patrocinate dall’avvocato Romani! E dove lo facciamo il porticciolo delle bagnarole terza casa al mare con provviste incorporate che non si vede un yacht-man nei negozi del centro, manco a pagarlo per buono?

Da tempo ormai i nostri savonfutur hanno trovato e designato l’ubi cementificandum, inserendolo nel PTCC (sigla temibilissima: Piano Territoriale di Coordinamento della Costa, del 19 dicembre 2000): eccolo lì, bell’e pronto! C’è un sito naturalmente conservato tra Savona e Albissola, “Margonara”: spiaggia per intenditori, bellezza per quattro gatti, magari residenti. L’avvenire quattrinoso incombe, non volete la torre di Babele Fuksas? fa niente, le magnifiche sorti e progressive incalzano e impongono la colata BLOB a Margonara: siamo indietro, non abbiamo ancora dato fondo a tutte le nostre risorse, pronto sta già il piano di riserva taglia e incolla; all’arrembaggio Letimbrotti and company! Sviluppo, barche, società off-shore, milionari occulti a go-go… Albissò, Montecarlò, Casinò,bla,bla,bla, blò, BLOB…

Attenzione però: a dire “NO” si sono mobilitate le mamme che frequentano con i loro bambini l’ambìta caletta.

      Pare che Berruti, Burlando e Gambardella abbiano pianto!

La Mamma, tecnicamente parlando, è sempre la Mamma.

BELLAMIGO  01/09/2010

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