Palazzi ex Enel

Piccoli ecomostri crescono

Monolocali, bilocali  e trilocali alla foce del Letimbro

Piccoli ecomostri crescono

Monolocali, bilocali  e trilocali alla foce del Letimbro

Neppure d’estate si sta in pace. In pieno agosto, quando cerco di non pensare a niente, con la cassetta postale piena di volantini, ne becco uno che nonostante tutto attira la mia attenzione.

La ditta “Meraviglia mediterranea” pubblicizza, nei palazzi ex-Enel ristrutturati alla foce del Letimbro, monolocali “a partire da” 215000 euro, bilocali 240000, trilocali 260000 pronta consegna.

Sull’altro lato del foglio, box “a partire da” 50000 euro e un autoparking aperto al pubblico a tariffa oraria.

 

Rammento quando è partito l’iter costruttivo. Ai tempi della darsena, per esempio, ahimè, dormivo della grossa, mica sapevo del fallimento perfetto, ero indifferente a quei palazzoni in fieri, ricordo solo la visita del tronfio e sentenziante architetto straniero, accanto a un compiaciutissimo Ruggeri.

A mia discolpa, solo che la rete e le nuove forme di informazione capillare erano di là da venire.

Ma quando si parlò di un posto più vicino a me, anche solo guardando i progetti sul giornale, fu una stretta al cuore. Per cominciare, dissi tristemente addio ai pitosfori profumatissimi, alle gialle mimose, a quel dignitoso e umile verde che incorniciava i campetti, prima da tennis, poi, col mutare delle mode, da calcetto, con la gente ferma a sbirciare dalla passeggiata. Sapevo che sarebbero stati i primi ad andarsene, a morire.

E poi, ecco scomparire tutto quello che era storia minuta, tessuto sociale del luogo, vita costruita e tramandata, dai tempi in cui i monelli del mio quartiere, le Fornaci, si riunivano in bande per lottare contro i temibili rivali, quelli della Centrale, appunto.

Via anche il circolo, la scuola di danza, il punto di ritrovo. Via, per ultima, la grande palma sul mare sopravvissuta a quasi tutti i lavori. Superflua e ingombrante. Tagliata.

Sì, lo so: detto così sembra il classico discorso passatista da “una volta era tutta campagna”. Ma riflettiamo, prima di irridere. So che in un primo momento si plaude alla scomparsa di ciò che appare misero, vecchio e neppure bello. Sembra di far ordine e pulizia. Su questo contano i cementificatori, per ingannarci.

Eppure, prima di tutto non sempre l’ordine coincide con la vera bellezza, né il disordine col brutto.

I popoli più evoluti e meno provinciali di noi lo sanno. Poi, tutto ciò che ha vissuto, che ha segnato generazioni, si porta dentro questa vita, ha un fascino particolare e insostituibile, a meno che non si punti a qualcosa che in qualche modo conservi, tramandi, o almeno aggiorni lo spirito del luogo.

Cosa che quasi mai accade con la speculazione edilizia.

Inoltre, anche qui, bisognerebbe chiedersi: cosa ne ho, io, cittadino, in cambio, se mi sostituiscono spazi pubblici, siano di verde, di sport, di semplice aggregazione, di attività dismesse, di case popolari, con mura private?

Cosa abbiamo, al posto delle mimose, dei campetti, del circolo con il suo cortile dove facevano feste i bambini, della scuola di danza, delle case ex-Enel?

Basta guardare il volantino. Parla da solo più di tanti discorsi.

Come agiscono i cementificatori? Si accontentano forse di un guadagno misurato, di un certo rispetto del luogo, di volumi simili a quelli demoliti? No, macché.

Come agiscono gli amministratori pubblici? Con rigore, tutela del patrimonio pubblico, sensibilità per la cittadinanza, per le sue esigenze, per la storia e la continuità cittadina, contrattando il meglio per il bene comune? Manco per sogno.

Per primo, hanno eretto in fretta e furia il palazzo rosa. Sostituisce una bassa costruzione dove stava un concessionario. Ai più distratti sembrerebbe che poco o nulla sia cambiato, ma guardatelo bene. Guardatelo nella contrapposizione con gli edifici accanto, che erano e sono dei discreti palazzoni. Inganna con la larghezza (quindi, altri volumi) ma in realtà è più alto di loro, un palazzo smisurato che tenta di dissimularsi arrossendo pudico.

Al piano terra si è insediato niente meno che Equitalia. Curiosa sede periferica per un ente che prima stava giustamente in centro, nel palazzo della BPN accanto piazza Diaz.

Si vendono i primi appartamenti, si realizza, e intanto si procede con il restauro dei palazzi esistenti. A onor del vero, non male, il risultato. E poi sono case a risparmio energetico.

Ma sono forse case “normali”, da destinare ai residenti, come ingenuamente pensavo io? Dal volantino parrebbe proprio di no. Mi sa di speculazione, e pure a caro prezzo. Non mi venite a dire che un trilocale “a partire da” 260000 euro è un affarone alla portata di tutti, è la soluzione abitativa che tutti attendevamo, quel tipo di frazionamento alloggi che tanto si auspica.

Per terza, hanno realizzato la parte sotterranea. A quanto pare anche gli economicissimi box stentano a trovare acquirenti. Ma va’? Chi, oggi come oggi, non ha quei cinquantamila euro o più che gli avanzano?

E poi, giustamente, nel cuore economico e pulsante, nella City, un bel parcheggio a tariffa oraria, a ricambio rapido, affollato di uomini d’affari. Ci voleva proprio. Così chi paga le tasse alla vicina Equitalia, magari, ci scarica gli ultimi spiccioli rimasti e non ha più pesi nelle tasche.

Parlare di meno casette per auto e più parcheggi interrati, ma ad abbonamento conveniente, per residenti e spiaggiaioli no, eh? L’impresa non ci guadagna, meglio una distesa di box vuoti. I parcheggi interrati è più conveniente farli sventrando le piazze ottocentesche.

Ora si restaura la graziosa palazzina degli uffici. Terrificata, non oso pensare cosa ne faranno. Cubicoli alla giapponese? Si accettano scommesse.

A lungo, le belle facciate liberty della vecchia centrale sono rimaste puro scheletro, puntellate, con un simpatico effetto “Dresda dopo le bombe”, che, di sicuro, contribuiva a sollevare il cuore ai residenti. Ora pare si proceda anche lì, ci sono impalcature.

Cos’altro avranno in programma? A suo tempo, avevo sentito parlare, se non sbaglio, di loft e di spazi commerciali. Eh , già.

Ci vogliono proprio, Savona è sprovvista, per non parlare dei dintorni. In un momento di fervore e di crescita del commercio, è un toccasana. Del resto, non potevano proprio mancare: box, case per ricchi e centri commerciali sempre più spettrali vanno di pari passo, sono un tutt’uno, compresi nella confezione. Tanto che, per non far sentire troppo spaesato chi arriva o parte da Savona, ne hanno piazzato uno persino in stazione, è tutto un luccicare di vuoti cristalli. Anche lì, semplici parcheggi per i pendolari no, eh?

Nel fiume, intanto, qualcuno ha avvelenato le anatre. Logicamente, conseguenza inevitabile, direi: che rimanesse qualcosa di vivo, era impensabile, in quei dintorni. Stona e dà fastidio.

E non voglio neppure parlare dell’estetica del palazzone oltre fiume. Almeno è pubblico. Non dobbiamo lamentarci troppo, ci hanno finalmente coperto la piscina, che vogliamo di più? Zitti e buoni, che va bene così.

Chissà, quando partirà la “riqualificazione” del Prolungamento, che altre delizie ci attendono. Si sa già che taglieranno i pitostofori. E te pareva.

 

Ma siccome se voglio darmi all’horror preferisco rivedermi tutta la serie di “non aprite quella porta”, piuttosto che indulgere in questo genere di pensieri, vorrei, se mi consentite, non proseguire oltre.

 

Vorrei sognare, invece. Sognare quel palazzo della Centrale adibito a biblioteca, sala conferenze, auditorium, museo. Magari un museo industriale, a ricordo degli insediamenti produttivi primo ‘900, o dello sviluppo dell’elettricità. Un bel giardino e magari qualche struttura sportiva lì accanto.

I palazzi ristrutturati così come sono, magari un po’ ampliati o frazionati per guadagnarci, ma nessun mostrillo rosa, o se ci dev’essere sia un silos parcheggi, truccato esso stesso da palazzo come accade in altre realtà.

Sapete anche cosa si presterebbe a diventare una struttura ricreativa di qualche tipo? Un capannone degli ex-cantieri Solimano, con bel parcheggio sul mare…si potrebbe fare musica e non dar fastidio…organizzare raduni, spettacoli…

E qui mi blocco. Sono convinta, e lo rimango, che occorra uno sforzo di fantasia, di coraggio, la volontà di osare e rischiare, per saltare oltre la crisi, che proprio le soluzioni più impensate possano dare le ricadute migliori. Tutto il contrario dell’attuale mentalità, gretta e miope, di imprenditori e politici, che non ci porta da nessuna parte.

Ma una marea di cinici d’accatto mi danno torto. Aspetto il giorno in cui i fatti inizieranno a premiare i sognatori, sperando che per noi non sia tardi.

Per ora, come gli incubi, anche i sogni hanno un limite, e la progettazione partecipata onirica si infrange contro la dura realtà.

A proposito di dura realtà… ecco un bell’esercizio.

Guardatevi quel volantino di cui sopra, e poi leggete questo link. 

http://www.repubblica.it/economia/2010/08/24/news/case_usa-6467353/?ref=HREC1-7

 

E poi di nuovo il volantino. Vedete un nesso?

Ricordiamoci che, fra le altre crisi in atto, quella edilizia ci colpirà due volte.

Prima, indirettamente, con quella Usa che si ripercuote sulle nostre Borse.

Poi, con la nostra propria, crisi edilizia, che inevitabilmente seguirà.

So per certo, tanto per fare un esempio lontano da noi, che sulle bellissime Dolomiti venete, nel cuore del turismo montano e del miracolo economico del Nord-Est, a parte Cortina o simili,   i prezzi delle case stanno già crollando.

E qui? Vogliamo cominciare a pensarci, o continuiamo così facendo finta di niente?

Non si sta parlando, attenzione, solo di case invendute, speculazione e territorio sprecato, che già sarebbe un dramma. Ma di case comprate come bene rifugio, da tramandare ai figli, che di colpo non valgono più niente.

 

Buon futuro a tutti.

 

(Per chi fosse interessato a saperne di più, il link dell’impresa, da cui sono tratte le immagini:  http://www.meravigliaspa.com/profilo.html)

 

: Milena Debenedetti   02/09/2010

Il mio ultimo romanzo  I Maghi degli Elementi 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.