VULNERABILI

Col passare del tempo e l’accumularsi dei progressi scientifici in tutti i campi, ci stiamo via via accorgendo come cresca di pari passo la nostra vulnerabilità, proprio nei confronti di ciò che abbiamo prodotto nella rincorsa a difenderci dall’aggressione di una Terra non a misura d’uomo, ma di animale. Secondo il darwinismo noi umani dovremmo essere gli animali più evoluti e come tali i più adattabili all’ambiente mutevole. Invece l’ambiente è sì mutevole, ma le sue mutazioni sono indotte soprattutto dai nostri interventi per adattarlo alle nostre crescenti esigenze e al moltiplicarsi del nostro numero.

Nel 1859 Charles Darwin pubblicò il suo fondamentale libro “L’origine delle specie”, affermando che l’evoluzione dei viventi avviene attraverso il loro progressivo adattamento all’ambiente. All’epoca era ancora impensabile che i progressi della scienza e della tecnica avrebbero capovolto quest’ordine, con l’uomo che sarebbe riuscito nell’adattare l’ambiente a se stesso

Ormai, grazie anche ad un’informazione che più pervasiva non potrebbe essere, siamo bombardati ogni giorno, anzi ogni minuto, dalle notizie di minacce di ogni sorta; e quasi tutte dovute ai nostri sforzi per modellare la Terra a nostro uso e consumo. E non ho usato la parola consumo a caso.

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I problemi climatici, che -tranne alcuni pervicaci consumisti alla Trump- la comunità scientifica addebita allo sfrenato uso di risorse e alla loro sempre più breve vita, prima di scadere a rifiuto, solido-liquido-gassoso, sono ormai all’ordine del giorno, causando alluvioni o siccità, nonché migrazioni da territori via via meno abitabili.
Quasi non bastasse il clima a farci vivere in un incubo, assistiamo impotenti al crescendo di azioni ostili verso la Russia da parte di un’Ucraina cui inviamo nostre armi sempre più sofisticate e devastanti. Delle tante scelleratezze, direi che questa è la più diretta e minacciosa, suscitando le ire di una nazione il cui arsenale nucleare è secondo solo a quello degli USA. E non passa giorno che il governo Russo non ci ammonisca sulla pericolosità di questo gioco al massacro verso l’Armageddon nucleare. Un tempo, questo gioco al rialzo si chiamava brinkmanship, ossia spingersi fin sull’orlo del precipizio in un ping pong di mosse, per vedere chi si ferma prima. Dimenticando che il contendente che non si ferma perisce in un fuoco d’artificio di radiazioni che spazzeranno via anche il più furbo.
Ciononostante, i Paesi NATO proseguono la loro offensiva mediata, fornendo all’Ucraina armi sempre più devastanti, fino ai proiettili con uranio “impoverito”, di cui le centrali nucleari sono inesauste fornitrici, nelle loro scorie, risolvendo così “brillantemente” il problema del loro smaltimento. In tal modo, spargono nelle aree di guerra una sostanza  radioattiva come l’Uranio 238, non fissile, che contiene in quantità assai minori il 235, fissile e altamente radioattivo. L’alto numero atomico di questo elemento dà un’idea del suo peso, atto a squarciare anche le pesanti corazze dei tank odierni. E a spargere radioattività nei teatri bellici. La Gran Bretagna, in spregio alla più elementare prudenza, ha dichiarato che li invierà, come munizioni dei suoi tank Challenger di prossimo invio in Ucraina, esacerbando la tensione con la Russia, che lo considera un ulteriore passo verso l’impiego tout court di armi nucleari a pieno titolo. Tanto per restare in tema di nucleare, il dittatore nordcoreano Kim Jong-un minaccia di usare armi atomiche se provocato da esercitazioni militari ai suoi confini con la Corea del Sud. 

Libro inchiesta del 2010, che denunciava l’estrema pericolosità dei proiettili con uranio impoverito, impiegato per perforare le corazze dei carri armati. Inchiesta nata sulla scia di soldati, anche italiani, e civili, morti o contaminati nelle aree dei conflitti in Bosnia e Kosovo, come pure in Iraq, Afghanistan, Siria, in barba al Trattato di Non Proliferazione Nucleare [VEDI]

In questo bagno di notizie da anticamera dell’inferno, climatico o radioattivo, noi cittadini comuni, con nessun’altra arma se non il voto, ci rendiamo conto della nostra impotenza, della nostra vulnerabilità. E non c’è rimedio, almeno psicologico, a questa situazione di paura e di irrimediabilità. Non possiamo neppure più aggrapparci alla fede, avendola beffardamente sepolta, dopo aver scoperto le falsità dietro ogni religione, in particolare quelle “del libro”: ebraica, cristiana ed islamica..
Il tempo del credere, che dava certezze ed un senso alla vita, ha cominciato a scricchiolare col Rinascimento, riprendere vigore temporaneo con la Controriforma, per poi sgretolarsi nei secoli successivi. Oggi ci si chiede rispetto e fedeltà a quella bibbia laica che è la Costituzione, dimenticando che la fede religiosa, che proponeva un compenso post mortem per rimediare alle ingiustizie e alle disparità di questo mondo, non è surrogabile con una (fede)ltà laica, dove la giustizia si esaurisce in quelle chiese sconsacrate che sono i tribunali.
Le tre virtù teologali, fede, speranza e carità, profuse attraverso un impalpabile spirito santo, pur essendo il loro significato frutto di dotte quanto eteree discussioni in ripetuti concili attraverso i secoli, hanno cessato di effondersi. Caduta la fede, cadono anche le altre due virtù.

L’insigne letterato quattrocentesco Lorenzo Valla confutò l’autenticità della famosa “donazione” con cui l’imperatore Costantino avrebbe concesso a papa Silvestro la superiorità del papa rispetto all’imperatore e il dominio temporale, oltre che spirituale, del primo, con la donazione allo stesso di Roma, dell’Italia e dell’Impero tutto. Un falso storico, giuridico e filologico

La speranza cristiana ci sorreggeva durante il duro cammino in questa “valle di lacrime”, e la carità contribuiva a ridurre le sofferenze degli umili. A queste funzioni sopperisce oggi lo Stato, con la speranza (ormai declinante) di una pensione, e il reddito di cittadinanza, oggi in via di drastico ridimensionamento. Ambedue messi in discussione, per la mancanza di lavoro, demandato ad aggeggi inanimati che non necessitano di stipendio e pensione, non pagano contributi, con la conseguente mancanza di fondi per quanti, emergendo da un mondo di lavoratori viventi, arrivano al capolinea.
Si può ricostruire una fede smarrita? La risposta è un no secco, in quanto è dai tempi di Lorenzo Valla che vengono demoliti i pilastri su cui s’era eretta la chiesa di Pietro. E, per saltare ai giorni nostri, accanto ai laureati della Pontificia Università Lateranense ed altre accademie similari, trova attento ascolto la voce di un Mauro Biglino che, testi alla mano, documenta come la bibbia sia tutt’altro che quello scrigno di autentica saggezza che la casta sacerdotale aveva voluto farci credere. Ma mi fa l’impressione di sparare alla Croce Rossa, o di Maramaldo che infierisce su Francesco Ferrucci.

Mauro Biglino, forte della sua profonda conoscenza dell’ebraico antico, fornisce una esegesi laica della bibbia, scardinando l’insegnamento magistrale e il catechismo di una Chiesa che ne esce come creata ad arte per speculare sull’ingenuità e la superstizione delle persone, indotte a credere con la suggestione e, se renitente, con la coercizione fisica. Non molto diversa, insomma, da chi oggi ne ha preso il posto con un sistema monetario volto allo sfruttamento dei popoli ignari

In questa angosciosa perdita di certezze, valori e traguardi, lo spettro della morte ci si para davanti nella sua crudele veste di anticamera del nulla. A meno che il nulla non sia che una semplice regressione a ciò che io ero, anzi non ero, in tutti i secoli e millenni prima che nascessi, e nei miliardi di anni in cui il cosmo è esistito senza tutti noi, passati, presenti e futuri. Anche se questa nostra irrilevanza provoca un senso di smarrimento, di vacuità. Un senso che non ci opprimeva quando si era certi di proseguire la nostra esistenza in un mondo celeste, nell’eterna contemplazione di Dio. Vorrei che quelle che la Chiesa ci indicava come verità, lo fossero davvero. Scoprirne la falsità mi provoca profonda delusione.Se facciamo un bilancio, la nostra maturata consapevolezza della falsità delle enunciazioni religiose, dei dogmi, della liturgia, il raggiungimento della libertà, vera o presunta, in tutti i campi, l’ipotetica sconfitta delle oligarchie, non si sono tutti rivelati vittorie di Pirro?

La prima bugia. La prima delusione. Gesù Bambino è una favola per i piccini. E Gesù Cristo una favola per adulti. Ma che solitudine la compagnia del nulla!

Se penso a quei ricconi che si sono costruiti bunker anti-atomici, nell’illusione di restarci e poi di uscirne in un mondo impregnato di radiazioni, mi rendo conto quanto la scienza sia riuscita a farci credere che ad ogni male riesce a trovare il rimedio. Come quando ha debellato i parassiti dei raccolti, isterilendo i terreni fertili e moltiplicando le bocche da sfamare. O la medicina, che ci fa inoltrare negli over 90+, a suon di grucce, farmaci e interventi, ma sempre più macilenti. Eppure, sta puntando verso l’uomo senza più limiti di età, riuscendo però ad allungare solo l’ultima parte della vita: quella meno allegra…
L’homo faber è ormai tutto questo, sempre più solo, fragile e inutile. In sostanza, sempre più vulnerabile.

Marco Giacinto Pellifroni   26 marzo 2023

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2 thoughts on “VULNERABILI”

  1. Articolo superlativo, l’ho riletto più volte. Non ricordo di aver letto un articolo che rappresenta così bene la nostra tragica realtà ormai senza speranza.

  2. Grazie Federico, fa sempre piacere leggere commenti positivi: danno la carica per continuare

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