Vincenzo Zucca

Altri tempi e altri uomini!
STORIA DI SENATORE DELLA REPUBBLICA DI SAVONA
ASSESSORE CON AGLIETTO, POI IN PARLAMENTO, MA DOPO
DUE MANDATI TORNO’A FARE L’OPERAIO ALL’ILVA

Altri tempi e altri uomini!
STORIA DI SENATORE DELLA REPUBBLICA DI SAVONA
ASSESSORE CON AGLIETTO, POI IN PARLAMENTO, MA DOPO
DUE MANDATI TORNO’A FARE L’OPERAIO ALL’ILVA
 

Le cronache pseudo-politiche di questi giorni appaiono incentrate sulla ricerca affannosa, da parte degli esponenti del PDL, di “nuovi acquisti” in previsione del voto di fiducia (o di sfiducia) del prossimo 14 Dicembre ( ricordiamo, in ogni caso, sempre e comunque che la Camera dei Deputati è chiusa con una azione di vera e propria “regressione della democrazia” che l’opposizione ha dimostrato di non comprendere fino in fondo).

Un via vai di improbabili personaggi, tutti “nominati” grazie alla madornale capacità di sopraffazione dell’elettorato che la legge elettorale ha concesso ai vertici dei partiti, che paiono legare le proprie sorti e quelle della legislatura a vantaggi personali (certo che verrebbe da fare del facile qualunquismo, quando si pensa che una persona che guadagna 20.000 euro al mese si trova nella condizione di farsi offrire da “qualcuno” il pagamento del mutuo).

Uno stato di cose che la dice lunga sullo stato precario della nostra democrazia, delle istituzioni e sulla “qualità” (anche qui siamo all’eufemismo) del personale politico che le occupano (usiamo apposta il verbo “occupare”, proprio per le ragioni appena ricordate in collegamento con i meccanismi della legge elettorale vigente).

In realtà è in atto una nemesi straordinaria: il “partito personale” (sulla cui struttura si è basato il potere nel corso degli ultimi 15 anni) ha compiuto una mutazione genetica che è anche una regressione storica.

Il partito virtuale e di plastica inventato dall’attuale Presidente del Consiglio ha provocato un contagio molto virulento.

Se all’inizio era sembrato che Sindaci e Presidenti di Regione fossero i principali interlocutori del processo di personalizzazione della politica, nel giro di pochi anni il fenomeno ha preso la strada, anzi i vicoli, di una diffusione capillare in ogni anfratto della penisola, minando alle fondamenta quel poco di autorità che rimaneva ai vecchi partiti falcidiati, al centro del sistema, dal ciclone messosi in moto con il 1994.

Vincenzo Zucca

Mentre franavano gli ultimi avamposti delle strutture organizzative collegiali, l’opinione pubblica aspettava la palingenesi dei nuovi leader.

E invece sono spuntanti i neo-notabili: riesumando le reti e i linguaggi degli scambi interpersonali (basta leggere le interviste rilasciate dai cosiddetti “personaggi in bilico” proprio in questi giorni), la ragnatela dei piccoli interessi nascosti sotto le grandi bandiere,

In questo clima avvengono i frenetici contatti in corso in queste ore e il cavaliere solitario appare vittima di una cinica e inesorabile logica del contrappasso, che lo fa affondare nella palude dei propri epigoni.

Il partito personale che nessuna armata avversaria era riuscito a sbaragliare sul campo, si autoconsuma per partogenesi: quella parte di sinistra che, in questa fase, appare avviata sulla strada di una tardiva (e davvero stucchevole ed in certi momenti quasi irritante) imitazione di quel cammino dovrebbe cercare, almeno, di fermarsi un momento a riflettere.

Non era questo, però, il punto del discorso che intendevamo sviluppare in questa occasione.

Ci interessava, invece, raccontare la storia di un Senatore della Repubblica, senza intendere come “si stesse meglio quando si stava peggio”, ma per testimoniare come fosse davvero diverso, radicalmente diverso, il modo di intendere l’agire politico.

Il senatore è Vincenzo Zucca, nato nel 1904, comunista che dopo la clandestinità e la Resistenza fu nominato Assessore nella giunta della Liberazione guidata da Andrea Aglietto e, successivamente, svolse un ruolo di protagonista all’interno della Commissione Interna dello Stabilimento Ilva di Savona che fu, tra il 1949 ed il 1951, al centro di una durissima lotta per il mantenimento dei posti di lavoro che coinvolse tutta la Città.

Era la fase della riconversione dell’industria bellica e le scelte geo-politiche del Governo e delle Partecipazioni Statali privilegiarono il nascente centro siderurgico dell’ Oscar Sinigaglia di Cornigliano: si avvio così il lungo declino industriale di Savona.

La federazione savonese del PCI candidò Vincenzo Zucca al collegio senatoriale nelle elezioni del 7 Giugno 1953: Zucca risultò eletto.

A quel tempo i parlamentari del PCI versavano, con trattenuta diretta, il 50% dei loro emolumenti al Partito (un uso che proseguì, poi, per tutti gli anni’80: vale la pena di ricordare che, in quel periodo, gli assessori comunali non ricevevano alcun compenso e per i Sindaci, parliamo anche di periodi molto successivi a quelli che stiamo ricordando, il Partito doveva integrare, ai funzionari eletti, una cifra in modo da poter raggiungere la retribuzione della V super dei metalmeccanici, che costituiva il parametro dello stipendio degli addetti a tempo pieno nell’apparato) e vestivano gli abiti “Vittadello”, una azienda mestrina vicina al Partito ( La “Vittadello” ebbe anche una esperienza di sponsorizzazione nel ciclismo).

Alle elezioni del 1958 Zucca non fu rieletto (il collegio senatoriale di Savona, per il PCI, è sempre stato in bilico con la Spezia ed occorreva, per avere l’eletto, “bruciare” un collegio genovese attraverso una doppia candidatura) ma subentrò pochi mesi dopo l’avvio della III legislatura, in seguito alla scomparsa di Mario Montagnana, storico dirigente e cognato di Palmiro Togliatti.

Alle elezioni del 1963 Zucca lasciò l’incarico di senatore per il normale turno di avvicendamento dei parlamentari (era rigoroso il limite delle due legislature, con le sole eccezioni dei componenti della Direzione) e rientrò regolarmente in fabbrica, per svolgere il suo lavoro di operaio oltre che a continuare l’attività di militante di base.

Una scelta che fece scalpore: ci furono interrogazioni parlamentari per chiedere al Ministro dell’Interno se fosse vero che il senatore Zucca era rientrato all’ILVA per svolgervi le mansioni di semplice operaio.

Il Ministro confermò il fatto, ma la situazione non si modificò per volere preciso dell’interessato che rifiutò altre collocazioni e restò in fabbrica fino al pensionamento avvenuto nel 1964.

Un esempio, piccolo, piccolo, in questi giorni in cui la “politica del palazzo” è alla ribalta per i motivi che abbiamo accennato all’inizio: un esempio piccolo, piccolo, che potrebbe far meditare qualcuno.

Altri tempi e altri uomini.

 

Savona, 9 Dicembre 2010               Franco Astengo

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