ACHTUNG BALILLEN

Prepariamoci a ricostruire, con i giovani in lotta, l’Italia vera
ACHTUNG BALILLEN
Non passerà il “Chissenefrega” dei berleghisti. Ma la Patria del
Risorgimento, della Resistenza, della solidarietà ed eguaglianza

Prepariamoci a ricostruire, con i giovani in lotta, l’Italia vera
ACHTUNG BALILLEN
Non passerà il “Chissenefrega” dei berleghisti. Ma la Patria del
Risorgimento, della Resistenza, della solidarietà ed eguaglianza
 

Tra le varie amenità pseudo culturali della “Lega Nord” abbiamo recentemente avuto, in penosa scopiazzatura delle sortite accampate dal regime fascista, il tentativo di appropriarsi del genovese Giovanbattista Perasso, detto “Balilla”.

L’episodio storico è noto e lo richiamiamo solo per completezza.

Durante la guerra di successione austriaca, combattuta dall’Austria dell’imperatrice Maria Teresa, alleata del regno sardo-piemontese, contro Prussia, Francia, Baviera , Sassonia e Spagna e anche contro la Repubblica di Genova, Genova città, Savona e il Finale furono occupate il 7 settembre 1746 dalle truppe comandate dal generale sardo piemontese Botta-Adorno . L’esercito franco-spagnolo fu inseguito fino al Var. Il giorno 5 dicembre un gruppo di artiglieri austriaci delle truppe di occupazione di Genova, con i pezzi immobilizzati dalla mota, stavano costringendo cittadini genovesi ad aiutarli, allorquando un ragazzo, Balilla appunto, – forse di undici anni- scagliò un sasso contro i militari, pronunciando una frase invettiva dialettale, tuttora di difficile comprensione (che l’inse?). Il gesto esemplare, seguito dalla ribellione dei cittadini presenti subito estesasi a tutta la città, portò alla cacciata degli austriaci da Genova e alla riconquista della libertà per la città occupata.

    Il primo richiamo popolare dell’evento sta nell’Inno di Mameli, ma fu il Fascismo che istituzionalizzò la figura del ragazzo nell’ambito dell’organizzazione para-militare della gioventù : figli della Lupa i lattanti, Balilla i ragazzini.

Quali addentellati possano essere ricercati dalla “Lega Nord” nell’episodio, già ampiamente strumentalizzato dai fascisti, è fatto misterioso e certamente le affermazione del “Trota”, il figlio di Bossi, che ha gestito la cerimonia sono prive di ogni e qualsiasi fondamento.

A meno che non si tratti di un indiretto afflato alle pretese ideologiche del regime che imitò, per i suoi simboli, quelli già pronti e più apparenti delle italiche vicende: dal fascio littorio romano, alla camicia nera dei braccianti emiliani –di sapore anarcoide-, all’avanguardismo dei comunisti.

 Anche il “linguaggio” del fascismo pescò in ben altri lidi (“La grande proletaria –l’Italia- si è mossa” ecc.).

    Pure il razzismo che, malauguratamente, trapela da ogni atto o gesto del movimento leghista lo rende sempre più vicino alla sponda fascistica di luttuosa memoria. Ma certamente, anche in questo, i fascisti non inventarono nulla, basta leggere l’ultimo romanzo di Umberto Eco (Il Cimitero di Praga), per scorrere il solco primigenio e bestiale del moderno razzismo lungo tutto il secolo XIX fino a noi.

   La vera invenzione di parata e linguistica del Fascismo resta il famoso “Me ne frego”, stampato sui gagliardetti ed oggi imperante – imitatori anche in questo- in bocca ai berleghisti. Si tratta di una gratuita ed impotente volgarità in voga tra dirigenti di calibro, come Verdini, ma raccolta anche alla base. Vedasi, per esempio, il “Chissenefrega” (interessante linguisticamente, perché vergato come una sola parola, con due esse…) scritto dalla signora Giambello  nel pezzo a noi dedicato e pubblicato da Trucioli la settimana scorsa.

   No, “Balilla” non c’entra niente con la “Lega”, così come, malgrado “L’opera nazionale Balilla “ non c’entrava niente con il “Fascismo”.

   Il Regime aveva anche introdotto una canzone dedicata al ragazzo di Portoria, che iniziava con le parole “Fischia il sasso…”

    Oggi, semmai, metaforicamente, “Fischia il sasso” della rivolta contro il dannoso e vacuo regime berleghista, contro le sue false promesse, contro la miseria penosa della sua pseudo ideologia: un sasso dalla lunga gittata se si pensa che l’alleato degli austriaci contro cui fu scagliato nel 1746 era l’apparato sardo-piemontese, progenitore morale di quei nordisti che oggi, in contrasto con la loro stessa storia, tentano di abbattere l’unità d’Italia.

   Non ci riusciranno: non è passato il “Me ne frego” dei fascisti, non passerà neppure il “Chissenefrega” dei berleghisti.

   Prepariamoci a ricostruire- risorgendo dalle macerie disseminate dagli austriacanti del “Trota” e del suo Papà, dal Papi e dai suoi servi, – con i nostri giovani in lotta, l’Italia vera, quella del Risorgimento, della Resistenza, della libertà, della solidarietà e dell’uguaglianza.

                                                                   BELLAMIGO

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