Via Savoia-il labirinto di Aldo Moro
Quella di Aldo Moro è stata una figura molto importante per il nostro Paese anche se è praticamente un personaggio sconosciuto tra i più giovani; sono molti i libri e i film che, nel corso degli anni, hanno raccontato la storia di questo statista che ha segnato la storia italiana.
“La nostra è una realtà lontana da dinamiche politiche ed è fondamentale ricordare che il rapimento e l’omicidio di Aldo Moro hanno cambiato la storia”, dichiara l’Onorevole Raffaella Paita, “ma nonostante tutto è una figura di riferimento per le sue idee. Il libro Via Savoia-il labirinto di Aldo Moro fa conoscere il lato umano dello statista ma anche le sue scelte; lui aveva una visione distaccata del potere ma è importante analizzare il suo rapporto con Giovanni XXIII e Paolo VI ed il suo contrasto con il Cardinale Siri”.
Parole simili da parte di Franco Manzitti :”Questo libro è molto profondo e mi colpisce perchè è scritto da una terza persona come se fosse Moro; lo sviluppo dei personaggi è importante così come la politica dei partiti, la Democrazia Cristiana ed i rapporti internazionali con Kissinger. E’fondamentale recuperare parti del nostro passato che hanno un peso importante per tutti”.
“Ringrazio l’Onorevole Paita dicendo che la presentazione di questo libro è una festa perchè da ragazzo ho conosciuto Aldo Moro ed ho capito che per lui il decoro era fondamentale”, afferma Marco Follini, “ma questo libro è nato per evitare la dispersione dei ricordi. Il romanzo è il racconto di una vita complicata e le persone di valore sono complesse; Moro era una figura solenne che faceva sentire il preso della sua autorevolezza ma era gentile. Lui era un uomo delicato difficile da spiegare che traeva gioia dalla politica ma aveva grandi difficoltà in famiglia e nel partito; i vertici della DC lo guardavano male e ben presto ha capito che toccava a lui fare la differenza. Era un uomo mite e gentile nell’esercizio del potere e la sua doppiezza aveva in sè lo sforzo di raccontare la realtà; vedeva la politica come un conflitto ma quella generazione possedeva l’asprezza che teneva a freno i seguaci. I politici di oggi alimentano il conflitto ma ne hanno paura e la politica ha in sè un rapporto tra persone e tempo che ha una nota di dolore e serve la dimensione giusta; il tempo conta molto per Moro ed è una sua costante. Berlinguer voleva aprire ai comunisti ma occorreva fare democrazia; si voleva una DC non troppo di destra e Moro è amato dalla sinistra più ora che ai suoi tempi mentre per la destra ha consegnato il Paese agli avversari. La struttura statale è sempre stata debole rispetto ai sentimenti popolari e voglio ricordare che gli Stati Uniti sono nati dalla Guerra di Secessione ed hanno voluto esportare quel modello lì; la Francia ha avuto un regicidio mentre in Italia ci sono state grandi baruffe o grandi compromessi. Il nostro Paese fatica ad avere un popolo unito perchè siamo arrivati tardi e male all’unità nazionale”.
“Vi è interesse e disagio verso questi temi ed il periodo tra il 1964 ed il 1965 è stato entusiasmante”, sottolinea Maria Pia Bozzo, “anche se gli anni ’70 sono stati difficili poichè vi era un’idea di avere uno sbocco incerto e preoccupante. Lo Stato era fragile, i governanti non capivano cosa succedesse nel Paese e c’erano morti ogni giorno; questo libro è diverso dagli altri che raccontano Moro perchè tutti raccontano la sua fine mentre questo parla della sua vita. Lui ha capito cosa succedeva e ne voleva sapere di più; nel libro è illustrato il suo ruolo nella Costituente e mi sento di dire che non era un decisionista ma ascoltava il parere di tutti. Chi si impone in politica lascia aperte le fratture e la sua apertura alla sinistra è stata molto importante; è necessario capire fino a che punto avrebbe aperto alla sinistra ricordando che quei mesi difficili hanno insegnato che bisogna essere capaci ad avere un ruolo da protagonista. Le forze politiche italiane sono da sempre divise visto che tutti cercano uno spazio per sè”.
“Ai tempi di Moro si studiava per fare politica e si realizzava un pezzo di bene comune attraverso un impegno politico, sociale ed umano; il libro è bello poichè parla del Moro uomo e del suo rapporto con il potere e la voglia di allargare la democrazia. Il compromesso storico era fondamentale per la delicatezza del momento e ci sono valori importanti dietro scelte difficili; quelli erano anni terribili perchè c’erano bombe e morti ogni giorno ma proprio in quel periodo si è vista un’apertura senza precedenti con la riforma sanitaria, i decreti delegati per le scuole e la chiusura dei manicomi. Le Brigate Rosse si sono viste sconfitte attraverso il popolo quando gli operai non le appoggiavano più; tutti dobbiamo partecipare ad un cambiamento positivo. E’fondamentale non lasciare indietro nessuno ed il rapporto tra Moro ed i giovani era molto forte; proprio lui è stato uno dei primi a cogliere gli aspetti importanti presso i movimenti giovanili”, conclude Annamaria Furlan.