Cinema: Professione reporter (nuovo commento)

Film rivisto, che mi ha fatto venire nuove idee interpretative.

Professione reporter, 1975, regia di Michelangelo Antonioni, drammatico.

Inviato dagli USA in Africa. David Locke, noto giornalista televisivo statunitense viene mandato in Africa perché si vuol capire il senso di alcune ribellioni armate (delle popolazione di alcuni Stati), contro certi governi ” considerati” illegittimi.

Locandina tratta da Amazon he vende il film

Attenzione spoiler

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In quel luogo David Locke decide di abbandonare il suo abituale modo di vivere e si dà per morto, sostituendosi ad un certo David Robertson venditore di armi (che lo metterà in serio pericolo perché i contratti sulle armi da lui concordati erano venuti a conoscenza di politici che ne subivano i loro effetti, quest’ultimi  avevano quindi tutto l’interesse ad ucciderlo) che gli assomiglia moltissimo e di cui, accidentalmente, trova il cadavere, (una morte causata da un infarto), in una stanza vicina alla sua, dello stesso albergo.
Film sull’inconscio, inteso come depositario attivo di desideri, fantasmi, volontà ferite, voglie di riscatto, causato da un civile (governato dalle istituzioni) che rigetta nei meandri oscuri dei sottofondi della psiche umana, il tutto del desiderio, perché ritenuto attraverso le istituzioni  per lo più ambiguo e umiliante per molti, in realtà è un desiderio che non riesce a vivere perché frutto di istituzioni pubbliche attive nel sociale culturalmente povere, ignare delle azioni inutilmente reprimende di cui sono capaci.
Vinceranno le istituzioni, David Locke incontrerà la morte come logica vuole, ma il suo gesto ricco comunicativamente di verità etiche, umane, di messaggi liberatori, di volontà di cancellazione della finzione cui obbliga il civile incompetente, porterà nel post film ad interrogativi culturali di alta levatura morale e sociale di cui si discute ancora oggi per l’importanza che quei temi erano andati via via assumendo…
Capolavoro di Michelangelo Antonioni che nulla concede allo spettacolo e tutto alla cultura attiva, quella che si nutre di specificità e gesti di solito invisibili ai più per pigrizia (causata dal bel sonno sicurezza) nel caos del sociale.

Biagio Giordano

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