Vado Ligure, per una nuova discarica a impatto zero

Centrale Tirreno Power

In uno dei comuni a più alta concentrazione industriale, si progetta di installare un impianto per il trattamento dei rifiuti. Potrebbe essere l’occasione per applicare un modello virtuoso di trattamento meccanico biologico.
La Regione Liguria ha in progetto di installare un impianto per il trattamento dei rifiuti a Vado Ligure (Savona) nel sito dove prima esisteva la Tirreno Power.
Una lunga storia che risale alla fine dell’800 e che trasformò Vado Ligure da borgo costiero a uno dei Comuni a maggiore concentrazione industriale d’Europa.
Grazie al porto, molte industrie internazionali aprirono qui i loro stabilimenti; negli anni  ’70 l’ENEL vi realizzò la Centrale termoelettrica alimentata ad olio combustibile ed a carbone. Con la liberalizzazione del mercato dell’energia (Decreto Bersani), nel 2003 viene acquistata dalla Tirreno Power S.p.A.
Dall’alto della collina di Savona si vedevano bene i pennacchi di vapore, i camini, e la macchia nera del carbone scoperto. Accanto allo stabilimento c’erano molti palazzi abitati, scuole, asili, attività commerciali; la frazione di Valleggia si trova ad appena un chilometro ed il centro di Savona è molto vicino.
Oggetto di una indagine della Procura, nel 2014 è stato emesso un decreto di sequestro per “ingente danno alla salute” dei cittadini e per decessi riconducibili alla “centrale”.  Infatti ci sono stati almeno 440 vittime per malattie da attribuire “alle emissione della centrale”.
Non esistendo un monitoraggio le autorità prendevano per buoni i dati forniti dall’azienda. L’associazione “Uniti per la Salute”, composta da cittadini di Vado Ligure e Savona, ha chiesto, insistito, denunciato, frugato fra i dati pubblici, pagato di tasca propria le perizie per ottenere giustizia.
Finalmente nel 2016 è stata decisa la chiusura della centrale a carbone.

Inquinamento a Vado

Oggi la Regione Liguria ha in progetto di installarvi un impianto per il trattamento dei rifiuti. Una zona come quella di Vado Ligure, vicinissima sia al mare che alle colline e quindi molto pregiata dal punto di vista naturalistico, si vedrebbe di nuovo esposta ai rischi che l’hanno attanagliata per decine di anni.
Si potrebbero invece proporre ed attuare riconversioni capaci di creare nuove opportunità per il territorio, che appaiono l’unica via percorribile per obbiettivi ecologici e per la garanzia della salute degli abitanti. Queste scelte sarebbero rispettose dell’ambiente e potrebbero offrire e sostenere creazioni di nuove realtà imprenditoriali.
Oppure, invece di proporre una discarica “pura e semplice” si potrebbe prendere l’esempio da quelle amministrazioni “virtuose” come il  in provincia di Pisa, facendone una discarica “modello”.
Un impianto di trattamento e smaltimento dei rifiuti che fa da “traino“ per gestire le problematiche legate agli impianti di smaltimento. Si chiama TMB: “Trattamento Meccanico Biologico”. Questo modello di impianto serve per estrarre i materiali riciclabili dai rifiuti indifferenziati, per produrre energia derivante dal bio-gas e attraverso il compostaggio dell’umido si produce il bio-metano derivante dal suo trattamento.
La discarica potrebbe diventare una opportunità: ciò che è stato rifiutato dagli altri, se debitamente trattato può divenire energia.

L’impianto nel Comune di Peccioli (Pisa)

Grazie a questo modo di pensare ed alla ricerca si possono proporre idee che portino a realtà sempre nuove a favore della comunità come valore economico per investire in “motore sociale”.  Quindi non è più necessario nascondere la discarica ma usarla come opportunità, investendo attraverso gli infiniti materiali di cui essa è composta, in energia da fonti rinnovabili e nel riciclo, in una parola in sostenibilità.
Non soltanto i cittadini di Vado Ligure avrebbero il vantaggio di vivere in un luogo più pulito e sano ma avrebbero sicuramente una tassa sui rifiuti vicino allo zero.
I Comuni Toscani che hanno adottato questo sistema hanno potuto ridurre sensibilmente la TARI e le utenze energetiche alle famiglie ed alle attività sul territorio.
Questo protocollo, se adottato anche da altre amministrazioni come strumento “green”, aiuterebbe a ricostruire sulle macerie di un sito da risanare, una realtà secondo i principi di “circolabilità”.
Ogni cosa che si consuma deve essere rigenerata.
Per dirla con il grande De Andrè: “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”
Fonti: wikipedia,  www.ivg.it,  www.internazionale.it, belvedere.peccioli.net
Valentina Vangelisti
Da FederalismoSi Magazine – www.federalismosi.com

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