“Una terra senza popolo, per un popolo senza terra”, ovvero le radici dell’odio.

Per farsi un’idea della situazione attuale della Palestina, non ci si può esimere dal conoscere almeno sommariamente gli accadimenti più importanti che a questa deriva hanno condotto.
Dopo averli passati in rassegna, ne abbiamo individuato uno che ci è parso particolarmente significativo.

Senza andare troppo indietro nel tempo, cosa che ci costringerebbe a discutere della colonizzazione delle Americhe dopo Cristoforo Colombo col genocidio delle popolazioni indigene ( Incas, Maya, Aztechi…), ma che risulterebbe troppo generale e troppo intrecciata con altri fattori concomitanti per essere focalizzata adeguatamente, bisogna accontentarsi di risalire almeno alla Conferenza di Berlino del 1884 che fu organizzata per decidere sulla formale attribuzione al re del Belgio, Leopoldo II, del Congo. Sicché il Congo divenne un suo personale e privato possesso.

Sulla scorta di questa che ebbe la caratteristica di essere una donazione fatta donando qualcosa che non apparteneva ai donatori, ecco la scelta di fermarci al 1884 senza andare più in là nel tempo. Proprio questo elemento infatti risulterà una sorta di precedente giuridico-politico per, in maniera parallela, giustificare la “donazione” della Palestina agli ebrei, soprattutto quelli provenienti dall’area dell’Europa centro-orientale, affinché si costituissero in Stato.

Naturalmente, poiché in politica non esistono favori esenti dal “do ut des”, altri Paesi, molto più importanti del Belgio, trovarono conveniente ( e appositamente parteciparono ) alla Conferenza. In primis la Germania, la quale non per nulla si offrì di essere il Paese ospitante.
Il suo scopo: avere il nulla osta per occupare la zona costiera dell’Africa in cui vivevano i popoli Herero e Nami, che furono infatti in larga parte in seguito sterminati ( con un pretesto i tedeschi avrebbero poi così potuto occupare anche vaste zone dell’interno, ovvero l’attuale Namibia).

Va da sé che se le altre potenze, in particolare Francia e Inghilterra, lasciavano fare, era per guadagnarsi il “diritto” di appropriarsi a loro volta indisturbate di altre terre di altri popoli.
La filosofia che sottendeva a una tale operazione si basava in particolare sul fatto che in quelle zone dell’Africa sud occidentale non vi era nessuno. Dove per “nessuno” si voleva intendere nessun popolo organizzato in maniera statuale, tecnologicamente avanzato e dotato di una burocrazia.
E un capo villaggio, un consiglio degli anziani, e magari una persona che attendesse al culto degli antenati e che avesse generiche capacità taumaturgiche, non potevano ( e non si voleva concepire che potessero ) essere qualcosa di diverso da “nessuno”.
Il colonialismo dunque è sdoganato proprio dalla Conferenza di Berlino.
Tutto ciò verrà tradotto dalla primo ministro israeliana Golda Meir con la frase “Una terra senza popolo, per un popolo senza terra”, funzionale agli occhi dei perplessi per scaricarsi la coscienza eventualmente appesantita dalla occupazione di un territorio che, lungi dall’essere disabitato, vedeva la presenza da secoli di genti le quali, pur di fedi diverse, vivevano in pace tra loro.
E in pace avrebbero continuato a vivere con l’immigrazione dei primi ebrei se questi, con una politica di accaparramento delle terre manovrata dalla lobby sionista ( siamo a cavallo tra Ottocento e Novecento ) non avessero cominciato ad assumere via via un atteggiamento aggressivo e predatorio, comprovato assai prima della nascita dello Stato di Israele da una serie di episodi illegali e violenti messi in atto per lo più da organizzazioni paramilitari e non istituzionalmente regolamentate come l’Irgun e la cosiddetta Banda Stern.

Quest’ultima, nel tentare di espellere il maggior numero possibile di non ebrei dalla Palestina con atti intimidatori e terroristici, non esitò a cercare la collaborazione dei nazisti. 
Ovvero, per paradossale che possa sembrare, di coloro i quali in Germania si ingegnavano a
fare le stesse cose con gli ebrei.
E che addirittura sarebbero andati oltre, fino al genocidio dei campi di sterminio. 

Fulvio Baldoino

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