Una pergamena con insetti e chiocciole

Il collezionismo internazionale colto e raffinato di pergamene fiamminghe miniate con soggetti naturalistici non consente spesso gli amatori italiani di acquisire opere tanto esclusive quanto difficili da comprendere. Non è semplice cogliere appieno il significato di queste piccole carte, sovente di dimensioni non superiori ad una cartolina illustrata, ove animali insetti e fiori sono riprodotti con la tinta calligrafica perizia da cui emana un fascino particolare per il popolo degli esperti. In molti casi le pergamene suggeriscono la competizione tra principi metafisici opposti, il bene il male rappresentato quest’ultimo dagli animali “impuri” come insetti mosche e lucertole, cui si contrappongono piccoli uccelli e farfalle simboli dell’anima e della resurrezione unitamente e diretti simboli cristologici come calici di vino, biscotti cruciformi, garigli di noce.

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A questo proposito Erwin PanofSki ha parlato di simbolismo occulto, di una struttura religiosa nascosta dietro il significato letterale.  In altri casi, specialmente dopo la pubblicazione dei testi di Linneo e la scoperta del microscopio opera di Anton Van Leeuwenhoek, sembra prevalere l’aspetto naturalistico classificatorio, da illustrazione scientifica.
La Pergamena qui riprodotta, che misura centimetri 11 × 16, presenta due chiocciole, una farfalla, una mosca, un piccolo coleottero, una vespa, apparentemente accostati senza un esplicito motivo.
Certamente manca in essa ogni sorta di riferimento metafisico o cristologico, né i singoli elementi collocati in modo sparso sulla pergamena con lievi accenni d’ombra sembrano, collegabili a ipotesi classificatorie.
Propongo possa trattarsi di una illustrazione degli esseri animali che, secondo la dottrina classica della germinazione spontanea professata dai tempi di Aristotele e Plinio il Vecchio, si credevano nascere “ex putri” cioè dalla sostanza marcescente. La presenza delle due chiocciole che potrebbero sembrare fuori posto tra l’insetti trova giustificazione nei testi di Giulio Cesare Scaligero, il maggior naturalista del 500, il quale, sostenendo il secondo l’autorità aristotelica la teoria della germinazione spontanea degli insetti, vi includeva anche lumache e lucertole.
Questa teoria, sostenuta anche da Ulysse Aldovrandi nel “De animalibus insectis libri septem Bologna 1602), sarà messa in discussione da Francesco Redi, nell’opera “Esperienza intorno alla generazione dell’insetti” nel 1668, con la dimostrazione che le larve di mosche presenti nella carne in decomposizione non nascono  spontaneamente ma da uova depositate da altre mosche. Tale dimostrazione non riuscì subito a scalzare l’antica dottrina.
Nella pergamena presentata va rilevato che la produzione degli insetti corrisponde in realtà più ai progressi scientifici legati all’osservazione diretta, compiuta anche con l’ausilio di lenti che alla prassi iconografica tramandata dagli antichi testi di zoologia.
Si comportano in maniera analoga tra  scienza e dottrina i più avvertiti i pittori fiamminghi del XVII secolo quale  Jan van Kessel, alla cui cerchia l’autore del foglio certamente appartiene.

Renato Giusto

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