Una parentela imbarazzante

Bisogna negare la parentela tra uomo e animale.
Altrimenti potrebbe sempre più palesarsi l’idea che quella parte della nostra psiche che la psicoanalisi ha individuato come Es, è la nostra parte ancora animale, che non media con istanze più sofisticate.
Freud ha sostanzialmente scoperto che il nostro cervello emotivamente più profondo, è il cosiddetto cervello del serpente. E ha altresì scoperto che il nostro comportamento è determinato soprattutto da esso.
Da lì, due cose: il fatto che l’uomo non risulta libero (e quindi non individuabile come colpevole, sicché cadrebbe tutta la teologia del peccato originale e con essa una marea d’altre cose collegate al peccato originale); e il fatto che in larghissima parte, animale e uomo sono simili, avendo entrambi un’entità che li accomuna, che nell’uomo è l’Es, mentre nell’animale semplicemente è il cervello senza una sofisticata sovrastruttura anatomica corticale simile a quella umana, e istanze psichiche relative.
Ecco, noi negli animali meno intelligenti, possiamo vedere la volontà allo stato puro, la pulsione non mediata, spontanea. E’ un dono che ci fanno di mostrarci come un individuo che vive, si comporta se non si autodisciplina in tutto. Se non ci fossero gli animali non lo sapremmo mai. Mostrano senza (troppe) difese e rimozioni il loro inconscio.
Ma dire che mostrano il loro inconscio in realtà è errato. Mostrano quello che sono, perché non hanno niente da nascondere.
E già constatare che l’uomo ha da nascondere un materiale tale da censurare, anzi, da autocensurare, dovrebbe mettere in guardia dallo svalutare gli animali.
Dunque gli animali semplicemente lasciandosi guardare ci donano la visione della nostra parte psichica più segreta e nascosta, quella del volere qui ed ora e senza limiti, senza compromessi, senza tattiche.
E il volere è, oltre al soddisfacimento dei bisogni di cibo e d’ acqua, di sonno, di riproduzione e protezione, anche amore. In tutta, s’intende, la sua declinazione di gelosia, eccitazione, lutto, rabbia, orgoglio, attaccamento…

FULVIO BALDOINO
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One thought on “Una parentela imbarazzante”

  1. Queste tue lucide considearazioni mi hanno spinto a ricercare la copertina di un libro di Francesco Piccolo: L’animale che mi porto dentro. Se vai qui: https://www.amazon.it/Lanimale-che-mi-porto-dentro/dp/8806231529 e clicki sulla copertina ti appaiono delle pagine del libro tratte dal kindle che descrivono proprio il prevalere degli istinti primari su quelli di natura sentimentale. Pagine introspettive da leggere tutte d’un fiato. Poi dimmi se ho centrato il tuo pensiero

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