Un nuovo Movimento per una democrazia autentica
Il problema della democrazia è che i cittadini contano sempre meno. Tu voti ma poi fanno quello che vogliono. Perfino la guerra. Vieni aizzato ed illuso sotto elezioni e ti riduci a tifare qualche Salvatore, ma alla fine non cambia niente e continua ad imperversare il pensiero unico neoliberista.
Perché in realtà i politicanti di professione non hanno nessun interesse a cambiare un sistema che gli ha permesso di emergere e le lobby alle loro spalle ancora meno. Tra cittadini e lobby, la politica alla fine si schiera sempre con queste ultime mentre i cittadini sono costretti a riversarsi per strada coi cartelli in mano. È questa la vera crisi della sovranità popolare, la mercificazione perfino della politica. Democapitalismo, soldi che si sono comprati tutto. In Italia abbiamo avuto una esperienza molto significativa. Perfino i suoi nemici storici, hanno riconoscono che quella del Movimento è stata l’unica vera stagione riformista degli ultimi anni. E lo confermano i fatti. In un modo o nell’altro si è arrivati al taglio dei parlamentari, alla riduzione dei privilegi, alla lotta al precariato, al reddito di cittadinanza, alla giustizia giudiziaria e all’anti lobbismo come contro autostrade e le varie caste.
Una stagione breve ma intensa. I primi mesi del Movimento al potere sono stati oggettivamente impressionanti per l’entità e la velocità dei provvedimenti approvati. Non un miracolo o il merito di chissà chi, ma il semplice frutto di cittadini liberi che una volta conquistato il potere hanno realizzato le loro idee. Semplice democrazia. Ora, se il Movimento avesse fallito e non avesse combinato nulla come credevano i più, allora ha senso metterci una pietra sopra e tornare al vecchio leaderismo e alla vecchia farsa destra e sinistra, ma dato che invece ha funzionato eccome, è assurdo buttare via tutto. Certo, strada facendo il Movimento è imploso ma questo per debolezze organizzative, individualismi, necessità di allearsi, errori dei reggenti e quant’altro, ma la bontà di un progetto politico si misura da quello che conclude concretamente. Sono i fatti a sancire il successo di una esperienza politica e col Movimento i cittadini hanno ottenuto grandi risultati dimostrando di valere cento volte i politicanti di professione. Da allora si è spenta la luce, si è tornati ad una politica chiacchierona e nullafacente. Anche la Meloni alla fine non sta concludendo niente di significativo e tra una poltronata e l’altra siamo finiti nella cronaca rosa. Quanto al passato, di Berlusconi si ricordano solo provvedimenti a favore dei suoi processi e delle sue aziende, del Pd si ricorda giusto la macelleria sociale e quelle statale che le destre non avevano il coraggio di fare e della Lega sostanzialmente nulla. Tutto fumo e niente arrosto. Il Movimento ha invece varato provvedimenti significativi a favore dei cittadini e di giustizia anche sociale. È un fatto storico innegabile. I cittadini a 5 stelle hanno agito a favore esclusivo dei cittadini, i vecchi partiti o non combinano nulla limitandosi all’ordinaria amministrazione oppure agiscono essenzialmente a favore di caste e lobby oltre che di se stessi. Un problema occidentale, non italiano. C’è poi una questione di spinta. Cambiare è complesso e faticoso, per riuscirci serve determinazione e coraggio, serve libertà e disinteresse e perfino un filo di sana incoscienza. Tutte caratteristiche che solo i cittadini liberi hanno. La preoccupazione principale dei politicanti di professione è la propria carriera, sanno che per emerge devono piacere ai potenti e che rendono conformismo e moderazione non certo risultati e valori. Più che fare, conta la vicinanza ai capi e il posizionamento nei meccanismi elettorali. Egopolitica coi palazzi che diventano un mondo a se stante fatto di doppiopetti e tailleur, di frasi fatte e vuote, di passerelle mediatiche e misere ambizioni personali. Lo hanno capito in tutto l’Occidente dove in forme diverse gli elettori scelgono forze o personaggi alternativi e percepiti come antisistema nella speranza che possa cambiare qualcosa.
Altro che perbenismo, altro che pensiero unico neoliberista, altro che ipocrisia istituzionalizzata ed unitili dettagli. Ma c’è di più. Gli storici ritengono che si è potuti passare da una democrazia limitata sostanzialmente alle città come nell’antica Grecia al suffragio universale, grazie alle “tecnologie” sviluppate. Allo stesso modo oggi, grazie alle nuove tecnologie è possibile passare a forme di partecipazione e di decisione allargate. In modo che la politica tenga il passo coi tempi, rappresenti le nuove consapevolezze e rimanga al servizio dei cittadini. Anche su questo punto il vecchio Movimento fu preso a pesci in faccia, ma aveva ragione da vendere. La professione del politico è una di quelle destinate a scomparire per sempre. Tutti i cittadini in quanto tali sono politici ed hanno il diritto e il dovere di partecipare attivamente ai destini della propria comunità. Altro che deleghe in bianco e Salvatori, intelligenza collettiva e turnover che previene incrostazioni. Già, la violenza con cui il Movimento venne contrastato dalla vecchia partitocrazia e dalle lobby al seguito, era dovuta al fatto che aveva ragione da vendere, non che dicesse fesserie. Coglieva cioè nel segno sia a livello di proposte politiche dato che l’Italia era diventata una latrina, sia a livello di sviluppo della democrazia. E nonostante il triste tramonto, l’esperienza del Movimento è stata la più significativa in Occidente perché arrivò al potere con numeri impressionanti e dimostrò coi fatti che una alternativa è possibile. Invece quindi di buttare via tutto e tornare indietro, servono persone di buona volontà che imparando dagli errori del passato riprendano la strada verso una democrazia moderna ed autentica.