Un contributo per Casa Piola

Nella seconda metà del seicento la produzione artistica genovese era dominata dalla “Casa Piola” come stata definita con suggestiva chiarezza da Mary new-come la grande bottega familiare costituita da Domenico Piola con il fratello più giovane Giovanni Andrea, i tre figli (Paolo Gerolamo, Antonio Maria e Giovanni Battista), i generi (Gregorio de Ferrari e lo scultore Domenico Parodi) e il cugino Stefano Camogli. Nè vanno dimenticati i legami familiari con i savonesi Guidobono: Domenico Piola era stato infatti il padrino di battesimo di Domenico Guidobono, fratello minore di Bartolomeo.
L’enorme produzione della casa Piola si è esplicata attraverso tecniche artistiche diverse, dal grande affresco alle vaste tele allegoriche, alla collaborazione con incisori e scultori, al piccolo quadro per la devozione privata. Per questo motivo, nonostante molti contributi di ampio respiro e alcune monografie recenti, lo studio sistematico della produzione di Casa Piola, mentre scoraggia chi aspira a redigere link esaustivi, riserva sempre qualche piccola sorpresa.
Tra queste segnalo una piccola tela con la Sacra Famiglia (collezione privata) in cui i ritmi decorativi della più nota scuola genovese si traducono in un corretto ed è equilibrato modulo compositivo che risente della precisa conoscenza di Carlo Maratta presso cui il figlio migliore di Domenico Paolo Gerolamo Piola (Genova, 1666 -1724) fu allievo a Roma nel 1690-94 sotto la protezione del marchese Nicolò Maria Pallavicini, con risultati assai interessanti e talora mimetici. Si confronti ad esempio di Carlo Maratta la Sacra Famiglia con San Giuseppe presentata a Doroteum, Vienna 24-03-2004. L’opera qui resa nota potrebbe rientrare nel gruppo di piccoli lavori eseguiti durante il soggiorno romano di Paolo Gerolamo Piola per vari committenti, non esclusivamente genovesi, come il cardinale Niccolò Spinola che, a quanto riferisce il biografo Carlo Giuseppe Ratti, “si gloriava di possedere di lui parecchi bellissimi quadretti” Caratteristici di Paolo Gerolamo solo gli occhi dalle pupille sbarrate a fissare l’osservatore e, soprattutto, quel particolare modo di rendere le pieghe dei panneggi con una certa insistenza negli incavi, che deriva piuttosto dal contatto con gli scrittori contemporanei, come Camillo Rusconi, con cui ebbe un rapporto epistolare proseguito anche dopo ritorno a Genova, e soprattutto dalla conoscenza della pittura di Giovanni battista Garulli, il “Baciccio”, impegnato in quegli anni in un discorso tutto classicheggiante, come lo poteva essere un maestro barocco. Caratteri simili compaiono anche nell’unica opera dell’artista visibile in un pubblico in pubblico a Savona: il Miracolo di San Domenico in Soriano nella omonima chiesa, assai più tarda e forse riferibile al periodo che va dal 1706 al 1715 circa, già tradizionalmente attribuito al padre Domenico Piola. Una qualche grazia ingenua e sottile che traspare dai volti dalla piccola tela che qui si pubblica potrebbe richiamare i modi, meno noti definiti, dal fratello Antonio Maria (Genova 1654-1715), ma a sgomberare il campo da ogni equivoco colgo l’occasione per segnalare come un soggetto simile può venire interpretato da quest’ultimo: nel disegno a penna e acquerello bruno raffigurante La Madonna col Bambino, Sant’Antonio e angeli (Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi numero 14108F),  ricondotto ad Antonio Maria Piola da M. Newcome, le figure sono atteggiate in maniera accurata e graziosa ma stemperati in forme diversamente ed esageratamente dolci.

Renato Giusto

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