SUL CONCETTO DI DEMOCRAZIA II

Seconda parte
Come abbiamo ricordato nella prima parte di questo articolo, all’Ecclesia (l’assemblea popolare di Atene) potevano, anzi, dovevano partecipare tutti i cittadini di famiglia ateniese, maschi, liberi e, aggiungiamo, anche maggiorenni; non ne facevano parte, quindi, gli stranieri, le donne , gli schiavi e i minorenni. Le sue attribuzioni andavano dalla promulgazione delle leggi all’elezione dei magistrati, dalle decisioni sulla guerra e sulla pace alla scelta delle alleanze, dalle deliberazioni sui cantieri navali alle questioni attinenti all’agricoltura, al commercio, all’edilizia e all’ economia in generale.

Ecclesia (l’assemblea popolare di Atene)

Questa realizzazione di democrazia diretta era possibile, tra l’altro, per la limitata estensione territoriale e demografica della città-stato. Anche nella Roma repubblicana erano in vigore istituti di democrazia diretta ai quali si appoggiava il Senato per varare le leggi dopo averle deliberate; erano i Comizi, assemblee popolari di cui facevano parte tutti i cittadini romani, ovviamente anche in questo caso maschi e maggiorenni, suddivisi secondo il censo e l’età (Comizi centuriati), o su base territoriale (Comizi tributi), oppure in base all’appartenenza a una Gens(Comizi curiati). I Comizi e il Senato formavano quindi un sistema integrato di governo e di democrazia diretta come indica la formula SPQR (Senatus PopulusQue Romanus).

Comizi

Anche durante il Medioevo troviamo forme di democrazia diretta e di autogoverno, per esempio nei liberi Comuni e nelle Repubbliche marinare. Il potere legislativo veniva esercitato in piazza dall’assemblea generale di tutti gli abitanti, denominata variamente: consilium, parlamentum, concio, colloquium, arengo, convocata con il suono della campana (famosa la Martinella fiorentina, poi adottata in numerosi altri Comuni). Nella Repubblica di Venezia l’autorità di grado più elevato spettava al Maggior Consiglio, formato da tutti i veneziani nobili che avessero compiuto venticinque anni e fossero iscritti nel libro d’oro. Era titolare, insieme al Senato, del potere legislativo, e deteneva in proprio il potere elettivo.

Liberi Comuni e Repubbliche marinare

Questo significa che ogni membro del Maggior Consiglio aveva facoltà di proporre e votare una nuova legge che doveva poi essere approvata dal Consiglio medesimo.
Mentre il potere legislativo era condiviso con il Senato, il potere elettivo era prerogativa del Maggior Consiglio, che infatti eleggeva i membri del Minor Consiglio, del Senato, del Consiglio dei Dieci, e di altre magistrature, nonché, indirettamente, il Doge. Altrove, tuttavia, i liberi Comuni dell’Italia centro-settentrionale si stavano trasformando in Signorie e queste in Principati con l’accentramento del potere cittadino nelle mani della famiglia di un Signore o di un Principe (Machiavelli docet).

PUBBLICITA’

Per sentir riparlare di democrazia diretta bisogna aspettare l’Illuminismo e precisamente il 1762, l’anno del Contratto sociale di Jean-Jaques Rousseau; in questa opera il filosofo ginevrino pone in evidenza l’inaffidabilità dei delegati nei sistemi democratici rappresentativi, inconveniente che solo la democrazia diretta può scongiurare in quanto espressione della volontà generale del popolo sovrano. Questo può avvenire perché per Rousseau la volontà generale è una verità realmente esistente in ciascuno di noi, si tratta solo di riconoscerla. La volontà generale è anche un antidoto contro l’individualismo e l’egoismo a favore del collettivismo, così che ognuno rinuncerà a rivendicare i propri diritti personali per metterli a disposizione di tutti gli altri, che a loro volta rinunceranno ai loro in nome della volontà generale che governerà il popolo sovrano, in cui nessuno , per l’appunto, assumerà una posizione di supremazia rispetto a ogni altro singolo concittadino. Rousseau considerava un modello di democrazia diretta la sua città natale, Ginevra, governata dai suoi abitanti-cittadini riuniti in assemblea. Questo modello, nondimeno, era difficilmente esportabile, sia per le caratteristiche della città Svizzera sia per l’estensione degli altri Stati. Inoltre la volontà generale così concepita presenta aspetti decisamente totalitari, basti pensare che non ammette nessuna critica e nessun dissenso ed esclude chiunque si sottragga al suo dominio. Un esempio storico di democrazia diretta e di messa in opera della volontà generale lo si è visto con il Comune di Parigi durante la Rivoluzione francese fino alla caduta di Robespierre, il più illustre discepolo di Rousseau. Arrivati a questo punto della nostra esposizione, appariranno chiare le differenze tra la democrazia diretta degli antichi e la democrazia rappresentativa dei moderni: “Al giorno d’oggi ‘democrazia’ è un termine con una connotazione fortemente positiva. Non c’è nessun regime, anche il più autocratico, che non ami farsi chiamare democratico. A giudicare dal modo con cui ogni regime si autodefinisce, si direbbe che regimi non democratici oggi non ne esistano più in tutto il mondo. Se le dittature esistono, esistono a detta degli autocrati, solo alla scopo di restaurare nel più breve tempo possibile la ‘vera’ democrazia, che dovrà essere naturalmente migliore di quella soppressa con la violenza”. Qui Norberto Bobbio osserva lo strano fenomeno degli autocrati, dei dittatori e dei capi carismatici attuali che si offendono se vengono definiti antidemocratici (chissà che cosa direbbe di Vladimir Putin, di Erdogan o di Lukascenka!), fenomeno ancora più strano se si considera che: “Al contrario, nella tradizionale disputa sulla miglior forma di governo, la democrazia è stata quasi sempre collocata all’ultimo posto, proprio in ragione della sua natura di potere diretto del popolo o della massa, cui di solito sono stati attribuiti i peggiori vizi della licenziosità, della incontinenza, della ignoranza, della incompetenza, dell’insensatezza della aggressività, della intolleranza La democrazia nasce, secondo un luogo classico, dalla violenza e non può conservarsi se non attraverso la violenza” (N. Bobbio da La democrazia dei moderni paragonata a quella degli antichi , in Etica e politica. Scritti di impegno civile, Mondadori, 2009). Come si vede, nella ormai lunga tradizione di studi e dispute sulle forme di governo, la democrazia non gode certamente di buona fama, anche se in teoria è la migliore, almeno per chi ha a cuore la libertà di pensiero, di espressione, di culto, di movimento, di cura, di orientamento sessuale, oltre alla separazione tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario e, naturalmente, il suffragio universale. Nondimeno, una volta di più, un conto è la teoria un altro la pratica, ed è nella sfera etico-pratica che la democrazia diretta come quella rappresentativa è messa alla prova. Fondamentale per la conoscenza della forza e dei limiti della democrazia moderna è il saggio storico-sociologico Della democrazia in America (1835-1840) del francese Alexis de Tocqueville.

Perché è importante questo saggio? Perché, insieme ai pregi vengono indicati anche i difetti della democrazia negli Stati Uniti come la tendenza a degenerare in una particolare specie di dispotismo definito da Tocqueville “addolcito”. Si tratta della cosiddetta “tirannia della maggioranza” consistente non solo nel fatto che i pochi devono sottomettersi alla volontà dei molti, ma anche nel fatto che i molti prendono il sopravvento nell’opinione pubblica orientandola verso un pensiero unico o verso quello che Herbert Marcuse definirà “l’uomo a una dimensione”, nel quale la mentalità è talmente plagiata da autocensurarsi e negare dentro di sé qualunque idea difforme dalle opinioni correnti. La tirannia della maggioranza non si esercita sui corpi ma sulle coscienze, oggi anche grazie alla forza persuasiva e onnipervasiva dei mass media, a questa tirannia morale e culturale possono sottrarsi in pochi: i grandi artisti, i santi, gli eroi e gli emarginati;come antidoto all’omologazione Tocqueville raccomanda l’associazionismo attorno a qualche idea alternativa o antitetica al pensiero dominante. Questo significa che la volontà generale come la intendeva Rousseau è una chimera, utile forse come mito propagandistico nei sistemi totalitari ma inesistente di fatto: per quanto forte soffi il vento in una certa direzione ci sarà sempre qualcuno che andrà contro o si riparerà sottovento (continua).

Fulvio Sguerso

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