Spigolature
PROBLEMA “DESTRA” IN FRANCIA
SORPRESE. Tra i cupi e mortiferi boati della guerra innescata dalla Russia che sommati all’improvvisa recrudescenza del Covid non conciliano il riposo, la Francia ha votato e non è che siano mancate le sorprese. L’esito delle urne di sicuro non aiuta a dormire meglio per svariati motivi e non solo, o non tanto, per la controprestazione di Macron alle elezioni legislative. A preoccupare è piuttosto l’inquietante progressione dell’estrema destra che va ad aggiungersi alla non certo esigua pattuglia degli euro scettici. L’enorme bottino di deputati del Rassemblement National se da un lato fa versare lacrime di gioia ai leader nazionalisti sparsi un po’ ovunque nel continente, Italia inclusa, dall’altro certifica l’esistenza di una diffuso malessere rimasto senza risposte. D’accordo, Marine Le Pen non è diventata Presidente e forse mai lo diventerà. Tuttavia quadruplicare i seggi all’Assemblea nazionale è un exploit che nessuno si attendeva e che fa palpitare i cuori di chi ha ancora in mente l’Europa del passato. Se qualcuno si era illuso che sovranismo e populismo fossero sul viale del tramonto, dovrà ricredersi.
COABITAZIONE. Senza la maggioranza, l’inquilino dell’Eliseo non avrà davanti a sé un secondo quinquennio facile come il primo, quando le sue proposte filavano lisce come una lettera alla posta. Secondo gli esperti, Macron ha perso terreno per il fatto di non avere saputo dialogare con il Paese che lo ha giudicato “presuntuoso” e lontano dalle preoccupazioni della gente. I francesi dovranno probabilmente riabituarsi alla cosiddetta coabitazione tra opposti schieramenti. Sarà dura, non impossibile. Ci sono già passati Mitterrand e Chirac senza che il Paese andasse a rotoli. Questa volta però l’Assemblea nazionale presenta una configurazione oltre modo frastagliata che richiederà forme di coabitazione “à la carte”, a geometria variabile. A questo punto l’enorme questione dell’ingovernabilità che si pone a Parigi non riguarda soltanto la Francia, ma in genere la società europea. Una società impaurita dalle ricadute di un conflitto che non la riguarda, che mai avrebbe voluto e invece deve subire obtorto collo.
DOLORI. Qualunque sia la motivazione scatenante e qualsiasi sia l’esito, la guerra rimane una porcheria, una somma spaventosa di dolori e sofferenze indicibili. Il bilancio che se ne può trarre è uno solo nella sua terrificante semplicità: la guerra è una sconfitta per tutti, vincitori e vinti. Per la verità non proprio per tutti. Nel leggere certe argomentazioni si scopre ad esempio che in circolazione vi sono “menti illuminate” convinte che quanto accade in Ucraina sarà per il bene dell’Occidente. Ma come? Convincendosi che con il suo comportamento Putin potrebbe salvarci. Ma salvarci da cosa? Dai marziani, dagli alieni di una lontana galassia`. Fuochino, fuochino. Ci salverebbe in quanto contribuirebbe a togliere di mezzo due icone di ciò che viene definito dagli autori della pensata il conformismo umanitario ed ecologista: ovvero Greta e Carola. La prima, Greta Thunberg, liquidata con l’epiteto di “gretina”, l’altra, Carola Rackete definita la rovina dell’umanità per il suo estremismo immigrazionista. Due atteggiamenti giudicati entrambi i mali peggiori del secolo, destinati a portarci alla rovina. Si fatica a crederci eppure è scritto nero su bianco nel solco di un’ideologia malata. Se un tale groviglio di infamie avesse il sopravvento sulla ragione, assisteremmo davvero a una guerra senza fine sulla pelle degli innocenti
PAROLE. Sullo sfondo di una congiuntura internazionale delicatissima che esclude mosse avventate, la sola cosa da non fare è tirare lo sgambetto al governo. Per avere compiuto il passo decisivo, ora Di Maio è diventato il reprobo dei suoi, per di più rinnegato e traditore. La storia dirà se ha sbagliato o visto giusto nel dare l’addio al Movimento cinque stelle in un momento tanto carico di insidie. Su tutti canali vanno in onda ora torrentizie maratone verbali per vivisezionare una scelta che dopotutto in democrazia non ha nulla di eccezionale. Per l’Italia le improvvisazioni balneari della politica non sono certo una novità, se hanno un motivo serio. Il ministro degli esteri può anche non piacere e si vede. Tuttavia, se non lontano dalle porte di casa si fanno le prove di un terrificante missile balistico per terrorizzare i “mangia rane, salsicce e spaghetti”, c’è ben poco da stare allegri. Si può scrivere tutto e il contrario di tutto, però a un certo punto, di fronte alle minacce, bisogna pur scegliere da che parte stare. A patto che non siano, come cantava Mina, parole, parole, soltanto parole.
Renzo Balmelli da L’avvenire dei lavoratori
Per ricevere la Newsletter de L’ Avvenire dei lavoratori , invia “includimi” a red_adl@vtxmail.ch
AVVERTENZA: PER “LAVORI IN CORSO” IL SITO WEB NON È AL MOMENTO DISPONIBILE