SPIGOLATURE: MA LE MACCHINE NON CI SOSTITUIRANNO

SPOIL SYSTEM. Con un paradosso si potrebbe immaginare che questo primo giro al tavolo dei negoziati sia il preludio alla riforma delle riforme di cui ci sarebbe davvero un gran bisogno. Ma le distanze da superare sono impervie. Chi governa parlando a nuora affinché suocera intenda lancia un avvertimento all’ opposizione: va bene il dialogo, ma alla fine siamo noi che decidiamo avendone il mandato. Troppo comodo, troppo facile. Non è così che si fa. Nell’oxfordiano “spoil system” equivalente dell’italianissimo “maggioranza pigliatutto”, molti nodi stanno difatti venendo al pettine. Uno dei primi e non oscuri oggetti del desiderio della maggioranza è il controllo dei vertici della RAI collocando sulle poltrone più ambite persone quanto più vicine alle idee e posizioni della destra. Pare la riedizione del famoso “editto bulgaro” col quale Berlusconi provò a colonizzare il servizio pubblico. La bulimica corsa alle nomine sembra confermare questa tendenza che pone il pluralismo su un scivoloso piano inclinato.
personalità.

ROBOT. Sono argomenti che tengono banco da varie settimane e che non danno l’impressione di finire relegati nelle pagine interne. Stiamo parlando dell’intelligenza artificiale che oramai sta letteralmente spopolando e delle sue ricadute sul modo di gestire l’informazione. Da quando Gutenberg a metà del quattrocento rivoluzionò l’arte editoriale con l’invenzione della stampa a caratteri mobili, nulla fu mai più come prima nelle relazioni tra chi narra i fatti e il fruitore. Secolo dopo secolo il sistema andò via via sviluppandosi fino ad arrivare fino a noi con sistemi elaboratissimi che ci lasciano col fiatone per riuscire a tenere il passo con le nuove tecnologie e i cambiamenti epocali dal cartaceo al digitale. La tendenza sembra inarrestabile, tuttavia l’idea che le macchine, andando persino oltre la fantascienza, possano sostituire i giornalisti, ovvero l’uomo, nel loro mestiere, pone seri e quasi insolubili problemi sulla qualità del prodotto. Già adesso le redazioni sono confrontate con il grave fenomeno delle fake news che nessun robot, anche se ben istruito, avrà mai la capacità da analizzare a fondo, essendo privo della qualità indispensabile e naturale per questa professione: l’anima unita alla sensibilità che è il requisito per fare questo mestiere con onestà e continuare a pubblicare ciò che qualcun altro non vuole sia pubblicato. E credetemi non è una difesa d’ufficio della categoria.

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FANTASMI. Cala un velo di doloroso stupore nel leggere che il Cile non solo vira a destra, ma premia in modo straripante i nostalgici di Augusto Pinochet. Nelle elezioni per la Costituente la svolta, temuta e prevista, si è avverata con esiti inequivocabili. Senza sapere come andrà a finire, una larga fetta della popolazione consegna all’estrema destra il compito di riscrivere il testo che dovrebbe sostituire la carta scritta durante la dittatura. Il che è tutto dire! I fantasmi del passato tornano così a farsi vivi sollevando una serie di inquietanti interrogativi sul futuro del Paese che uscì dolorosamente provato dal regime dei generali. Le italiche gazzette che stanno dalla parte dei vincitori puntano il dito contro la sinistra, rea, a loro dire, di avere seguito una politica “gretina” lontana dalla gente, senza attenuare le debolezze dei diritti sociali dei cileni. L’allusione fa acqua da tutte le parti, se non che ricalca per filo e per segno il logoro ritornello in auge i quegli ambienti anche a Roma e che non è certo un esempio da imitare.

L’ETÀ. Quando i militari presero il potere, gli Stati Uniti consideravano il Cile lo zerbino davanti alla porta di casa, in funzione anticomunista. Erano tempi in cui Washington non poteva tollerare un progetto politico come quello delineato da Salvador Allende che osava rompere il controllo USA sull’America Latina. Da allora molte cose sono cambiate e gli equilibri strategici e geo politici hanno preso un altro indirizzo. Ma non per tutti. Col suo “America first”, seguito dal baldanzoso “Make America great again”, Donald Trump prova a riproporre un’immagine del suo Paese di nuovo forte e leader incontrastato che non dispiace ai suoi elettori. La prospettiva trova un certo credito nella destra repubblicana e nei sondaggi anche dopo la recente condanna del tycon per molestie sessuali e il solito disco rotto delle elezioni manipolate. In una eventuale sfida alla Casa Bianca, gli ultimi dati rivelano che l’ex presidente potrebbe avere la meglio sull’attuale titolare speculando sulla questione dell’età. Ottantadue anni Biden, settantotto Trump. Al giorno d’oggi però la vita si allunga e anche l’età massima in politica aumenta. L’onestà resta comunque più importante dell’anagrafe e da questo punto di vista Joe Biden non teme rivali.

LEI, NOI, TU. E se ci dessimo del tu. Sembra il finale del delizioso “Pane e tulipani” di Silvio Soldini. Però senza la fisarmonica a dettare il ritmo della danza. Una differenza non da poco. Al tu comunque, dopo le altre formule di prammatica, sono davvero passate Elly Schlein e Giorgia Meloni a loro primo faccia a faccia che ha inaugurato il cantiere delle riforme. Però solo in privato. La parte ufficiale, seppure col fotografico mano nella mano, si è svolta nel gelo più totale tra le due signore che guidano i rispettivi schieramenti da posizioni diametralmente antitetiche e determinate a giocarsela fino in fondo. Che al tavolo dei negoziati ci fossero due donne come per fortuna capita oggi sempre più spesso, ha creato comunque curiosità anche all’estero. Fin dalle prime battute del confronto tra premierato e presidenzialismo si è capito che il seguito promette scintille. Se proprio vogliamo proseguire coi confronti cinematografici ci sarebbe ancora da aggiungere che la privatissima, segretissima versione di Eva contro Eva è valsa a dirsi se non altro che il rispetto non deve mancare. A patto che le apparenze non ingannino. Chissà!

Jogging di ragazze tra le opere di Comensoli

CENTRAVANTI. Se n’è andato il 2 giugno del 1993 e in questi trent’anni la popolarità di Mario Comensoli non ha fatto che crescere e conquistare ammiratori. In particolare i giovani sembrano conquistati dalle opere dell’artista che ai problemi della loro generazione ha dedicato un capitolo centrale della sua pittura. Col titolo Leben und Leidenschaft, la vita e le passioni dell’artista di origini ticinesi sono ora riassunte nella splendida rievocazione che ne fa la prestigiosa rivista culturale “Du”, con un’edizione speciale da non perdere. L’affascinante iniziativa, con un corredo iconografico di rara intensità, si avvale dei contributi di coloro che dell’opera di Comensoli non solo sono grandi esperti, ma hanno intrecciato con lui una lunga, proficua e stimolante amicizia. Confrontarsi col suo lavoro, scrive Mario Barino, presidente onorario della Fondazione “Mario ed Helene Comensoli”, significa ripercorre mezzo secolo di storia tra le difficoltà, i dolori e le emozioni che la vita tiene in serbo. Qualunque sia l’argomento trattato il Leitmotiv nei quadri del grande artista è l’uomo – inteso come “Mensch” o “persona umana” – dipinto con sincerità, onestà a sensibilità. E di ciò la rivista zurighese da ampia e condivisa testimonianza. Un esempio fra tanti. Oltre all’arte di cui è maestro inimitabile, Comensoli amava il calcio che seguiva e praticava con analoga bravura e intensità. A tale proposito è significativa l’immagine che a metà dell’edizione speciale curata da “Du” lo ritrae mentre calcia il pallone con lo stile di un provetto centravanti in un ruolo che sembra ritagliato su misura per lui. E che molto disvela della sua irruente personalità.

Renzo Balmelli da L’avvenire dei lavoratori
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