Parole e fatti. Il gioco dei tre bussolotti del peggiore governo della storia repubblicana

I fondi europei del Pnrr serviranno per rimettere in sesto i nostri conti pubblici. Dobbiamo  prenderne il più possibile e spenderli fino all’ultimo euro. Questo sostiene  la signora Meloni.

Non è vero. I fondi europei del Pnrr sono un prestito  che dovrà essere restituito, ed è destinato ad aggravare il nostro debito pubblico; vanno spesi non per soddisfare richieste inderogabili  provenienti dalla società ma per soddisfare  le direttive della Ue. Una parte di questi fondi, per esempio, investe a cascata la scuola, che notoriamente è a corto di personale, deve fare i conti con locali spesso fatiscenti e con la loro manutenzione, che i comuni non sono in grado di sostenere.  Bene, se c’è un vetro rotto con quei fondi non si può riparare, se la palestra cade a pezzi con quei soldi non si può provvedere, se c’è bisogno di un bidello – pardon, collaboratore scolastico – con quei soldi non si può assumere. Con quei soldi si devono comprare programmi finalizzati alla digitalizzazione, pagare progetti riferibili alla transizione energetica,  alla green economy o all’informatizzazione, organizzare corsi di aggiornamento per i docenti sugli stessi  temi ma non sulla didattica disciplinare, su quella non si può. Se la scuola avvertisse l’opportunità di attivare insegnamenti complementari, di musica, per esempio o di storia dell’arte, con quei fondi non lo può fare.

Grazie agli sforzi diplomatici del governo, anzi suoi personali, si è formato un asse con la Tunisia e  il problema dell’emigrazione clandestina è in via di soluzione. Questo sostiene la signora Meloni.

Meloni e Kaïs Saïed

Non è vero. Non c’è nessun asse fra Roma e Tunisi e anche se ci fosse non servirebbe a nulla. In primo luogo Kais Saied non muove un dito se prima non riceve il sostegno finanziario necessario per bloccare a casa sua il flusso dei clandestini, in secondo luogo se lo facesse quel flusso prenderebbe un’altra direzione, in terzo luogo se non si colpiscono le centrali che in Italia organizzano il traffico questo non si interromperà mai.

Grazie agli sforzi diplomatici del governo, anzi suoi, ora il problema dell’emigrazione clandestina non lo deve più affrontare l’Italia ma se ne fa carico l’Europa ed è in via di soluzione. Questo sostiene la signora Meloni.

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Non è vero. È esattamente il contrario: i Paesi europei sono usciti allo scoperto e non sono solo la Polonia o l’Ungheria a sostenere  brutalmente che se l’Italia fa entrare i clandestini l’Italia se li deve tenere. E per ribadire il concetto l’Ue ha autorizzato i singoli Stati a sospendere l’accordo di Schengen, vale a dire a sigillare i confini con l’Italia.

Il governo italiano, cioè lei, sui clandestini ha adottato una linea dura e siccome ha dovuto rinunciare al blocco navale perché la marina italiana è impegnata nelle operazioni di soccorso e traghettamento e non può fare contemporaneamente due cose opposte lascia perdere il mare,  si concentra sui confini terrestri e chiude la frontiera con la Slovenia bloccando il traffico di clandestini che entrano da lì. Questo sostiene la signora Meloni.

Non è vero. I clandestini che entrano in Italia dalla rotta balcanica  – una minoranza irrisoria rispetto  a quelli che arrivano via mare – non passano e non sono mai passati dai valichi doganali, aperti  chiusi controllati o non controllati che fossero, ma da sentieri che le autorità italiane non si decidono a sorvegliare e chiudere. Il provvedimento preso dal governo, vale dire dalla signora Meloni, serve solo a peggiorare la vita dei camionisti e dei frontalieri costringendoli a insopportabili attese.

Per onorare gli impegni presi durante la campagna elettorale, il governo ha provveduto a varare la riforma dell’Irpef che metterà più soldi nelle tasche degli italiani. Questo ha dichiarato la signora Meloni, dichiarandosi fiera del risultato ottenuto.

Non è vero. La sbandierata riforma dell’Irpef si riduce all’accorpamento di due aliquote, quelle al 23 e al 27%, studiato in maniera tale che il gettito e il peso sui contribuenti rimangano identici. Mentre dura o si aggrava lo  sconcio di un fisco da rapina che si impadronisce di un terzo dello stipendio appena sufficiente per una persona sola e con il quale, senza un altro reddito, è impossibile mettere su famiglia, la signora Meloni si vanta di aver elargito 15 o 20 euro alle fasce deboli della popolazione, fra le quali si annida l’evasione totale. Una provocazione che in un Paese normale provocherebbe una sollevazione. In un Paese, il nostro, il cui artigiani e piccoli imprenditori se non sono costretti dai registri di carico e scarico evadono sistematicamente il fisco in gara con i liberi professionisti, in primis i dentisti, che però devono stare più attenti all’occhio per quanto strabico e miope della Guardia di Finanza, subordinare qualsiasi tipo di agevolazione – per esempio i bonus (che sia dannato chi li ha introdotti) –  al reddito o all’Isee è veramente indecente: tutti i cittadini debbono godere degli stessi diritti ed è paradossale che chi contribuisce di più debba ricevere di meno.

Abbiamo affrontato il tema della denatalità e introdotto provvedimenti che incoraggeranno gli italiani a fare più figli. Questo dichiara la signora Meloni.          

 Meloni e Giorgetti

Riguardo agli incentivi alla natalità previsti nella manovra c’è veramente da ridere per non piangere: il problema non è il terzo figlio ma la difficoltà spesso insormontabile per una giovane coppia  di ottenere e sostenere un mutuo o pagare un affitto per poi  affrontare un  ménage risicato  che un figlio complicherebbe ulteriormente. Troppo comoda la strada dei congedi parentali, che penalizzano le famiglie monoreddito, e della gratuità degli asili nido, che non solo favorisce gli evasori ma dovrebbe essere alternativa ai congedi perché chi  è pagato per starsene a casa può anche prendersi cura del figlio, altrimenti vada a lavorare.

 La nostra è una manovra seria, rigorosa e trasparente: lo dichiara la signora Meloni

La manovra finanziaria o legge di bilancio che dir si voglia è insieme una programma di spesa e una rendicontazione che risponde alla domanda: dove finiscono i soldi dei contribuenti? Tolte le spese correnti abbiamo visto le alchimie su Irpef e pensioni, i provvedimenti di facciata a costo zero, qualche mancetta e  una toppa qua e là sulla veste stracciata dei servizi pubblici, sicurezza, sanità, scuola, assistenza  che ne allargherà i buchi. Ma vi cercheremmo invano quanto ci costano accoglienza e mantenimento dei clandestini e il sostegno militare all’Ucraina. Sul primo punto  i governi del presidente a guida Pd mentivano spudoratamente: i clandestini, chiamati pudicamente migranti, transitano dall’Italia e se ne vanno in Francia o in Germania; il costo per il transito e per i pochi che restano qui lo paga l’Europa. Menzogne sfacciate ripetute fino alla nausea nei canali televisivi dai notabili del Pd e da quanti, come Sansonetti, stazionano nell’area berlusconiana o meloniana ma si vogliono accreditare a sinistra. La menzogna è stata smascherata – paghiamo noi e quel poco che viene dall’Ue finisce nelle tasche di chi, a destra o a sinistra, si impegna per scotomizzare l’invasione e ci lucra sopra -; ma quale sia il peso economico effettivo sostenuto dalle finanze pubbliche non ci viene detto.   Sull’altra questione, la guerra alla Russia – perché ormai tale dichiaratamente è più che difesa dell’Ucraina -, fiore all’occhiello della signora Meloni che in tal modo si è guadagnata oltreatlantico stima e prestigio nonché  comprensione per i suoi personalissimi inconvenienti domestici, un rigoroso riserbo: un tabù anche per gli alleati di governo a cominciare da quel Salvini al quale dovremmo regalare una bussola. Quindi, riassumendo: dove finiscono i soldi di contribuenti più tartassati del mondo? rimane una sola risposta: nel buco nero dell’inefficienza, dell’incapacità, dei privilegi, dell’omertà, della corruzione.

Siamo stati bravi, abbiamo lavorato bene anche se abbiamo fatto qualche errore, dichiara la signora Meloni.

Che la signora Meloni si compiaccia di se stessa non sorprende. Ma stia tranquilla: non ha alcun errore da farsi perdonare per il motivo semplice che lei e il suo governo non hanno fatto nulla, nulla di nulla.

Contro di noi un odio mai visto, dichiara la signora Meloni.

Meloni e Schlein

In realtà non si è ma visto dal dopoguerra ad oggi un governo privo di opposizione come quello attuale. Persino gli spaccavetrine  dei centri sociali se ne stanno a cuccia nei loro covi a farsi le canne. Tutte le televisioni sono allineate come mai, mai, era successo nella storia della repubblica e anche la grande stampa che pende a sinistra crocifigge Salvini e attacca Berlusconi anche da morto ma mai una sola parola di velata critica contro la premier. Coccolato anche il cognato, per compiacere la signora, che com’è noto è molto permalosa, non tollera critiche e si arrabbia facilmente.

 “Con la legge di bilancio che arriva lunedì ci concentriamo sulla lotta all’inflazione per dare una risposta, cerchiamo di fare le cose serie e importanti: non ci sono risorse da sperperare in cose che non hanno alcun senso, ma da concentrare nelle cose importanti che sono imprese, lavoro, redditi e famiglie” ha spiegato la signora Meloni dal palco del villaggio Coldiretti.

Auguriamoci che il virgolettato non corrisponda esattamente alle parole della presidentessa: sarebbe imbarazzante. I concetti però sono chiari e sono anch’essi imbarazzanti.  Come   viene combattuta l’inflazione?  con uno spot televisivo? in un universo parallelo? Vorrei sapere quanti in Italia si sono accorti  di questa lotta.  Del resto il governo direttamente può far poco. Però avrebbe potuto eliminare le accise sui carburanti  e in questo modo  avrebbe raffreddato i prezzi e tutelato i redditi. Ovviamente non l’ha fatto. Avrebbe potuto tenersi alla larga dalla questione ucraina e rifiutarsi di imporre sanzioni alla Russia (L’Ungheria l’ha fatto e non  mi risulta che sia stata sanzionata o espulsa dal’Ue)  ma la signora Meloni ci tiene a far sapere all’universo mondo che l’Italia continuerà a sostenere con tutti i mezzi l’Ucraina fino alla vittoria finale (!) e che vuol vedere i russi ridotti alla fame. Ma quello che più colpisce è l’affermazione  che le cose importanti sono le imprese, il lavoro, i redditi (quali?) e le famiglie e che non ci sono risorse da sperperare in cose che non hanno alcun senso. Come la sanità, la scuola,  le infrastrutture o magari la pressione fiscale? O, per dirne una più icastica, gli anziani genitori in balia di un figlio fuori di testa? Fa un po’ effetto sentire non solo la signora Meloni ma tutti i membri del suo governo vantarsi  di una visione strategica e di provvedimenti strutturali quando il nulla che è stato fatto sono mance, toppe che allargano il buco, sostegni calcolati in modo che vadano al più basso numero di persone, come quello ridicolo sugli asili nido. C’è però un settore in cui la signora Meloni e il suo governo si sono mossi con decisione, efficacia e senza enfasi, anzi con esemplare sobrietà, spinta fino ad evitare che qualcosa arrivi all’orecchio del popolo bue:  gli emolumenti dei politici da adeguare  all’inflazione reale (non quella calcolata dall’Istat con operazioni rocambolesche);  qui la scala non è delle unità o delle decine ma delle centinaia o migliaia di euro. Tutto d’un botto i sindaci si sono visti raddoppiare (raddoppiare!) lo stipendio mentre i deputati dal canto loro se lo sono aumentato di 500 euro e ai capigruppo è arrivato un cadeau di 1200 euro mensili.

Ma ci è toccata una pesantissima eredità che ci impedisce di volare alto, dice la signora Meloni.

Addosso ai Cinquestelle per provvedimenti  come il bonus del 110% e il reddito di cittadinanza, sui quali in buona sostanza tutti erano d’accordo e che ora si scoprono esiziali (ma la Lega dov’era?), e sassate al povero Conte, perfetto capro espiatorio, politicamente un indifendibile pongo (nel senso non dell’orango ma della plastilina) ma sicuramente non una calamità come la Meloni (e non parliamo della Schlein).

Ci  ho  ripensato, dichiara la signora Meloni: il Mes – meccanismo europeo di stabilità, familiarmente fondo salva Stati – lo prendiamo ma non ci mettiamo sopra le mani.  

Come dire: saliamo sulla sedia, ci mettiamo il cappio al collo ma stiamo fermi fermi  per non farla cadere.

 Noterella finale   Ma com’è che la signora Meloni e il suo partito  continuano a godere di un ampio consenso? Bella domanda, si dirà…Poi però ci si volta, si vedono (e, purtroppo, si sentono) la Schlein, Fratoianni, Calenda, e abbiamo la risposta.

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One thought on “Parole e fatti. Il gioco dei tre bussolotti del peggiore governo della storia repubblicana”

  1. Un impietoso crucifige dell’attuale sgoverno. Senza entrare così dettagliatamente nei particolari, mi viene letteralmente il vomito ogni volta che leggo degli “aumenti” alle pensioni più basse. L’ultimo insulto riguarda l’adeguamento all’inflazione reale (ossia calcolata dall’Istat!) del 2022, per cui nella 13a ai poveri pensionati al minimo, sui € 560 mensili, andrà aggiunto il ricco cadeau dello 0,8% (vado a memoria), ossia intorno ai € 4-5. Considero un’infamia adeguare pensioni così miserabili in %, anziché aggiungere un importo tondo, ad es. € 100, o al minimo € 50. Ma nei palazzi non arriva la sofferenza di quanti devono barcamenarsi in qualche modo per non dover ricorrere alla Caritas o all’accattonaggio. Vergogna. Ma sanno che gli italiani sono incapaci di ribellarsi in massa e subiscono l’intollerabile fermandosi al brontolio (in ligure “mugugno”). Tutto qui. E lorsignori raddoppiano gli nstipendi ai sindaci e si aggiungono senza pudore centinaia di euro ai già ricchi emolumenti: tanto, è poca cosa, rispetto agli emolumenti stessi

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