LO STERCO DEL DIAVOLO

San Basilio Magno

Tra i detti memorabili di San Basilio Magno (vescovo di Cesarea in Cappadocia, vissuto tra il 330 e il 379, fratello di Gregorio di Nissa, autore, tra le altre opere teologiche, di una Filocalia , florilegio di testi del suo maestro Origene, scelti e trascritti con l’aiuto di Gregorio Nazianzeno, ad uso del discepolato) oltre a quello famoso che definisce il denaro “sterco del diavolo”, ricordato recentemente anche da Papa Francesco, ce n’è uno la cui attualità e validità universale così per i credenti come per i non credenti, a me pare, è (o dovrebbe essere) fuori discussione; il detto è questo: “Se ciascuno si accontentasse del necessario e donasse ai poveri il superfluo, non ci sarebbero più né ricchi né poveri”. Non è l’uovo di Colombo? Non è forse vero che a questo mondo c’è chi ha troppo e chi troppo poco? Chi mangia troppo  e si ammala per eccesso di glicemia e di colesterolo e chi si ammala per carenza di vitamine e di proteine? C’è chi ha gli armadi pieni di vestiti per l’ inverno, la primavera, l’estate e l’autunno  e chi ne ha uno solo per tutte le stagioni? Insomma, è vero o non è vero che c’è chi può permettersi di vivere nel lusso e chi deve accontentarsi solo di guardare le scintillanti  vetrine di Gucci o di Armani o di Trussardi o di Dolce&Gabbana…? Già, peccato che ci sia chi non si accontenta, come abbiamo visto ultimamente  nel caso della signora Liliane Murekatete, la bella compagna del compagno (uso non a caso questo termine e chi ha orecchi per intendere intenda!) Aboubakar Soumahoro. Se qualcuno avesse escogitato di piazzare una bomba mediatica a orologeria nel campo già abbastanza disastrato della sinistra-sinistra non avrebbe potuto imbastire niente di meglio: la compagna di uno strenuo difensore dei diritti degli ultimi e degli sfruttati accusata di trarre illecito profitto a danno dalle due cooperative per immigrati mal gestite da lei e dalla madre,   che tuttavia non si fa mancare niente quanto a glamour e ad abiti firmati e che, per di più, anni addietro, si è prestata a una serie di scatti senza veli. Per la stampa scandalistica di destra si è trattato di un invito a nozze piovuto dal cielo, o meglio da Dagospia.. Sennonché succede che il lusso non piace solo alla signora Liliane Murekatete, che si è meritata il soprannome di “Lady Gucci”,  ma piace anche alla signora Maria Dolores Colleoni, moglie del compagno (vedi sopra) ex sindacalista ed ex parlamentare europeo – prima per il Pd e, in ultimo, per Articolo Uno –  Pier Antonio Panzeri, al centro dello scandalo denominato Qatargate: un altro invito a nozze per gli euroscettici, i sovranisti, i filorussi alla Orban, i nemici giurati delle Ong e per quegli italiani che sperano in una improbabile Italexit e nel ritorno alla vecchia e cara lira.

Ma che cosa c’entra la signora Colleoni in Panzeri? C’entra e “a metterlo nero su bianco – cito da La Stampa del 12 / 12 / 2022 – nella scheda allegata al mandato di arresto europeo con cui lei e la figlia, l’avvocata Silvia Panzeri (evidentemente anche lei non insensibile alla bella vita. Parentesi mia) sono finite in carcere e, dopo la convalida ai domiciliari, sono stati i magistrati belgi.  I quali hanno notato come la donna, 67 anni, sempre al fianco del marito, ex eurodeputato del Pd, già segretario della camera del Lavoro di Milano [e poi fondatore e presidente di una Ong  civetta, la ‘Fight Impunity’ , formalmente impegnata contro l’impunità per le violazioni dei diritti umani, in realtà centro di smistamento delle tangenti provenienti dal Qatar e dal Marocco ] . fosse contraria al fatto che lui potesse gestire attività ‘fuori dal suo controllo’. In che modo?…

Liliane Murekatete

Nella scheda allegata al mandato di arresto europeo si parla dei consigli della Colleoni, che suggeriva al consorte “di aprire  un nuovo conto corrente bancario in Belgio, dove la coppia di fatto si era trasferita dal 2004, quando Panzeri era stato per la prima volta eletto al Parlamento europeo. Intercettata, la Colleoni diceva al marito di aprire un account con l’iva per avviare una nuova attività commerciale su cui lei potesse esercitare il controllo, insistono gli inquirenti”. I quali accennano alla modalità con la quale i coniugi Panzeri gestivano i propri conti bancari: “Quello della signora, che non accettava le venissero addebitate spese per 35 mila euro, tanto che Panzeri diceva alla moglie che per andare in vacanza il primo gennaio avrebbero potuto usare un’altra soluzione e addebitare ‘solo’ 10 mila euro sul conto corrente ‘qui’, che per gli inquirenti significa in Belgio”, invece dei 100 mila euro spesi l’anno scorso. Insomma, tutto si può dire della famiglia Panzeri, meno che non fosse sensibile al fascino (ir)resistibile che lo sterco del diavolo esercitava su di loro.

Maria Dolores Colleoni

Lo stesso dicasi della bella compagna (idem) socialista greca Eva Kaili, vice presidente del Parlamento europeo e del suo degno compagno, o meglio, a questo punto possiamo chiamarlo anche compare, l’italiano Francesco Giorgi, suo assistente parlamentare, noto come il più bello tra gli assistenti parlamentari in organico a Strasburgo, entrambi agli arresti in Belgio con l’accusa di associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio. Ce n’è abbastanza per far vacillare non solo l’intero Parlamento ma anche le altre istituzioni dell’Unione Europea, considerate finora al di sopra di ogni sospetto, perché la domanda spontanea che tutti si fanno è: come è possibile che una cricca di politici e funzionari corrotti potesse agire indisturbata a Strasburgo e a Bruxelles per più di un anno al soldo del Qatar e del Marocco, da quanto sta emergendo dalle indagini tuttora in corso della magistratura belga,  senza che nessuna delle autorità politiche  dell’Unione si accorgesse di niente?  Naturalmente i nemici dell’ Unione Europea, dell’Occidente e delle Ong, i neofascisti, i filorussi, gli odiatori dei “compagni” e della democrazia internazionale esultano, e hanno già decretato che la corruzione non riguarda solo singoli rappresentanti infedeli dei cittadini europei ma ha  infettato ormai tutto il sistema, tra l’altro già poco trasparente, farraginoso e inconcludente  di suo, dell’Unione.

Eva Kaili, vice presidente del Parlamento europeo e l’italiano Francesco Giorgi

A tutti costoro ha risposto la Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, con il suo memorabile  discorso di apertura della sessione plenaria di Strasburgo, del 12 -12- 2022. Ascoltiamo almeno in parte le sue parole chiare e nette: “Cari colleghi, Credo non sia esagerato affermare che questi sono stati tra i giorni più lunghi della mia carriera. Devo scegliere con cura le mie parole, in modo da non compromettere le indagini in corso o minare in qualche modo la presunzione d’innocenza. E lo farò. Quindi, se la mia collera, la mia rabbia, il mio dolore non dovessero trasparire, vi assicuro che sono ben presenti, insieme alla mia determinazione a far sì  che quest’Assemblea si rafforzi. Non fraintendetemi. Il Parlamento europeo, cari colleghi, è sotto attacco. La democrazia europea è sotto attacco.

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E il nostro modo di essere società aperte, libere e democratiche è sotto attacco. I nemici della democrazia, per i quali l’esistenza stessa di questo Parlamento è una minaccia, non si fermeranno davanti a nulla. Questi attori maligni, legati a Paese terzi autocratici, hanno presumibilmente armato ONG, sindacati, individui, assistenti e deputati del Parlamento europeo nel tentativo di soffocare i nostri processi. I loro piani maligni sono falliti…A quegli attori maligni, nei Paesi terzi, che pensano di potersi comprare il futuro, che pensano che l’Europa sia in vendita, che pensano di potersi impadronire delle nostre ONG, permettetemi di dire che troveranno saldamente questo Parlamento sulla loro strada”.

Roberta Metsola

Come vediamo, la Presidente Metsola, senza nulla togliere alla responsabilità dei singoli parlamentari e funzionari corrotti, punta i riflettori anche  sulla responsabilità dei corruttori, che, in questo caso, non sono ditte private o le famigerate multinazionali o personaggi come Soros o Bill Gates o Zuckerberg, ma quei “Paesi terzi”, retti da regimi autocratici o teocratici, ricchi di materie prime, come appunto il Qatar (a cui possiamo aggiungere, oltre il Marocco,  l’Arabia Saudita, l’Iran, la Russia e la Cina) con una enorme quantità di sterco del diavolo a disposizione e quindi in grado di influenzare le scelte politiche, economiche e strategiche di Paesi democratici ma poveri di materie prime e proprio per questo più esposti al rischio  di essere “colonizzati” da quella che Marx, commentando un passo del Timone di Atene di Shakespeare nei suoi Manoscritti economico-filosofici del 1844 definisce “la divinità visibile, la trasformazione di tutte le caratteristiche umane e naturali nel loro contrario, la confusione universale e l’universale rovesciamento delle cose.

La meretrice universale, la mezzana universale degli uomini e dei popoli… la fusione delle cose impossibili; la forza divina propria del denaro risiede nella sua essenza in quanto è l’essenza estraniata, che espropria e si aliena, dell’uomo come entità generica. Il denaro è il potere alienato dell’umanità”. Proprio come il potere di Dio secondo Feuerbach; o del “maledetto fiore” , cioè del fiorino, secondo l’Alighieri; o del diavolo, anche, oltre a San Basilio Magno,  secondo frate Francesco da Assisi, che si spogliò di tutti i suoi averi, compreso l’abito che indossava, per farsi povero fra i poveri. Quanto allo scandalo del Qatargate, la Presidente Metsola ha parlato chiaro; ma se le sue parole dovessero, Dio non voglia, cadere nel vuoto, stiamo pure certi che il destino dell’Unione Europea è segnato.

Fulvio Sguerso

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