ECONOMIA, POLITICA E CLIENTELISMO Riflessioni di un imprenditore (parte seconda)

Nell’articolo precedente, ho citato le economie “Primaria” e “Secondaria” come le attività produttive di ricchezza reale, mentre quella del settore “Terziario” quali attività di produzione di servizi.
In verità le attività del Terziario si devono suddividere in due tipi di servizi:
a- Servizi propedeutici a migliorare le due economie reali, Primaria e Secondaria;
b- Servizi destinati al consumo da parte della popolazione.

Fanno parte dei servizi del primo tipo, la scuola, la ricerca, la giustizia, le infrastrutture, mentre  i servizi per la “popolazione” comprendono l’assistenza agli anziani, la sanità, la previdenza e, in un certo senso, anche lo svago, quale fattore di benessere.
Una buona scuola crea buone maestranze, buoni professionisti e soprattutto dei buoni cittadini; una buona ricerca crea una industria competitiva sui mercati, la giustizia vigila sulle illegalità che inquinano l’economia, mentre le buone infrastrutture agevolano le esportazioni e migliorano l’arrivo rapido delle manifatture sui mercati a beneficio dell’economia produttiva.

Va da sé che l’unica attività, in buona parte passiva, è rappresentata da quei servizi del terziario dedicati alla popolazione, quali la sanità e il sistema pensionistico, con le loro amministrazioni; da alcuni anni inoltre va aggiunto il cosiddetto “Terzo settore” che è costituito dalle attività umanitarie condotte da privati – anziché, come sarebbe doveroso e auspicabile, dalla mano pubblica – con risorse private ma più spesso con denari provenienti dalle casse erariali, come il volontariato in tutti i suoi risvolti.
E’ evidente che i servizi del terziario dedicati alla popolazione, incluse le loro amministrazioni, in quanto servizi interamente fini a se stessi, che non creano ricchezza ma che assorbano ricchezza per poter funzionare, per diverse ragioni non possono essere eliminati. Innanzi tutto perché a maggior parte dei cittadini he ne usufruiscono hanno in passato contribuito a creare economia vera e hanno pagato in anticipo, sotto forma di tasse e contributi, i servizi che ora lo Stato fornisce loro, in quanto persone anziane; inoltre una Società moderna e civile non abbandona i meno fortunati, che non hanno potuto contribuire a finanziare il welfare per ragioni di salute.
Vi è inoltre una arte di terziario/welfare, invece, che è una pura liberalità e dove, al capitolo “attività umanitarie”, lo Stato dimostra di essere un soggetto filantropico e generoso anche verso altri popoli meno fortunati, specialmente quelli che non hanno avuto uno sviluppo economico tale da poter garantire ai propri cittadini un’adeguata sopravvivenza, ma soprattutto per quei popoli soggetti a regimi tirannici, che violano i diritti umani dei propri cittadini. Il punto fondamentale, che poi è il nodo di tutta la questione, è che l’insieme delle risorse assorbite da tutte queste attività umanitarie dovrebbe essere compatibilmente con le risorse a disposizione.

Come già sostenuto nell’articolo precedente, l’attività di uno Stato efficiente deve poter essere composta dalle tre economie in modo razionale, affinché tutte possano incidere in modo funzionale e senza sprechi, in modo tale da far sì che le economie produttive possano produrre la ricchezza necessaria a finanziare tutto il sistema, incluso le economie passive, come quelle del Terzo Settore.
Di fatto, al contrario, succede che, mentre i settori produttivi, che sono per la stragrande maggioranza privati, funzionano in modo razionale e con costi sostenibili poiché l contrario fallirebbero, i settori del terziario agiscono spesso al di fuori di qualsiasi controllo, e quindi appesantiscono oltre il limite della sostenibilità il sistema produttivo, che sempre più spesso perde aziende attive, da una parte per il troppo peso della burocrazia e del fisco, dall’alta per la mancanza di servizi adeguati, propedeutici al loro sviluppo, che lo Stato non fornisce nella quantità necessaria.

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Nei periodi di crisi economica, con un minore sviluppo del settore produttivo vengono sempre più a mancare le risorse per mantenere il terziario e, contemporaneamente, l terziario improduttivo viene ulteriormente appesantito dalle maestranze espulse dal sistema produttivo.
In poche parole, accade che quelli che tirano il carro diminuiscano, passando di conseguenza sopra il carro, aumentandone il peso e rendendone ancor di più difficile il cammino.
Nei Paesi democratici moderni l popolo è considerato il vero sovrano dello Stato, per cui inevitabilmente i partiti, quali “rappresentanti del popolo sovrano”, hanno un ruolo determinante nella scelta delle politiche  economiche e nella scelta dei componenti dei vari livelli istituzionali e delle varie strutture, sia periferiche che centrali, che governano la complessa macchina amministrativa dello Stato.
I Paesi ben governati aumentano i servizi alla popolazione in base all’aumento della produzione di ricchezza reale, senza creare enormi debiti, che altresì costano interessi, mentre quelli mal governati, dovendo pagare interessi sui debiti creati, non possono che erogare servizi sempre più scadenti, oltre ad essere condannati al proprio declino, per la carenza di investimenti propedeutici alla economia che crea ricchezza vera.
James Freeman Clarke, un famoso teologo e sociologo americano del 1800 diceva che “Un politico pensa alle prossime elezioni; lo statista al bene del Paese”.

James Freeman Clarke e Matteotti

Tale assioma era stato sposato n toto da un vero rande statista che il nostro Paese ha avuto in passato, mi riferisco ad Alcide De Gasperi che, con i suoi governi, era risuscito a portare l’Italia, uscita sconfitta dalla II guerra mondiale e con un’economia prevalentemente agricola, a diventare la settima potenza economica mondiale e a guadagnare rispetto internazionale, sino a meritare l’oscar della propria moneta nazionale, la Lira.
Dopo di lui si sono alternati, inizialmente, decine di Governi di centro destra, che hanno mantenuto un rapporto debito/prodotto nazionale lordo accettabile; opo di che, a partire dagli anni 80 on i primi governi di centro sinistra, a curva degli scostamenti di bilancio ha iniziato sistematicamente ad aumentare, sino ad arrivare al suo massimo storico con il Governo Amato, dopo i vari governi catto-socialisti di Craxi, De Mita e Andreotti. (famoso il motto di quei tempi “finché la barca va….”)


In quegli anni, infatti, i politici, anziché pensare al bene futuro del Paese, pensavano a come conquistare il favore immediato dei cittadini/elettori, attraverso la gestione clientelare del Terziario, finanziandolo con scostamenti di bilancio via via crescenti, che hanno portato il Paese ad essere largamente indebitato e non più adeguato a supportare un’economia esposta alla concorrenza internazionale.

Di ciò ne parleremo nella prossima e ultima puntata

Silvio Rossi (FEDERALISMO Sì)

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