ECONOMIA, POLITICA E CLIENTELISMO Riflessioni di un imprenditore (parte prima)

In questi tempi si sente tanto parlare di Legge Finanziaria e ascoltando i variegati rappresentanti dei partiti politici, notiamo che tutti hanno da dire e ridire sulla manovra, che naturalmente come tutte le altre manovre, a sentire le opposizioni, non rappresenterebbe gli interessi dei cittadini italiani, sarebbe insufficiente, vessatoria, eccetera.

In verità vi è effettivamente da rilevare che nel corso degli anni, i diritti e le forme di assistenza sono via via diminuiti, specialmente nella sanità, ma vi è una ragione a tutto ciò, vale a dire che mentre la platea dei fruitori di assistenza è aumentata a dismisura ed inesorabilmente continua ad aumentare, al contrario le risorse sono rimaste le stesse o addirittura diminuite, e qui vorrei introdurre un argomento che molto spesso si tende a non tenere in dovuta considerazione e cioè che un serio welfare presuppone una seria economia reale.

L’economia reale è quella parte dell’economia generale costituita dal settore primario e da quello secondario, ovvero dall’insieme di quelle attività che producono ricchezza sotto forma di beni materiali e che costituiscono il motore necessario a sostenere il settore terziario e la macchina dello Stato; quando l’economia reale rallenta, lo Stato per continuare a fornire i servizi si indebita e alla fine crolla sui suoi debiti, come avvenuto non molto tempo fa per la Grecia.
Il settore dell’economia primaria è quello legato alla agricoltura, alla pesca al  pascolo, alla caccia, ovvero quelle attività direttamente produttrici di alimenti allo stato naturale, i quali sono l’essenza della vita; se tali attività cessassero di esistere, l’umanità non potrebbe sopravvivere, tanto è vero che essa ha vissuto per millenni e fino ai giorni nostri, senza vigili urbani, senza assistenza sanitaria, senza spettacoli, ma solo grazie alle attività economiche indispensabili, come quelle dell’agricoltura, della pastorizia e della pesca, che sono economie primarie.

Il settore dell’economia secondaria è costituito dalle industrie che trasformano i prodotti dell’economia primaria in prodotti nuovi e diversi, che possono anche essere conservati e, attraverso il commercio, essere venduti o, come in un   passato più remoto, barattati con altri prodotti primari, magari provenienti da territori lontani, che hanno migliorato la vita e anche arricchito le alimentazioni stesse delle popolazioni locali.
Tra i prodotti dell’economia primaria non vi sono solo i prodotti legati all’agricoltura e all’allevamento, ma anche quelli derivanti dall’estrazione dei metalli, per cui l’economia secondaria si occupa anche della trasformazione di tali prodotti del sottosuolo in attrezzi e macchinari, che servono ad implementare il sistema di raccolta ed approvvigionamento dei prodotti alimentari, che come già detto, sono essenziali per la vita dell’umanità.

Il settore dell’economia secondaria si è sviluppato prepotentemente all’inizio dell’ 800 con la così detta Rivoluzione Industriale, che ha notevolmente accelerato lo sfruttamento delle risorse che la natura ha messo a disposizione dell’umanità; peraltro l’industrializzazione ha pure prodotto una nuova forza lavoro e cioè gli operai; nasceva pertanto una nuova classe di lavoratori, che presto sarebbe diventata la componente più importante dell’economia.
Attraverso questa economia secondaria, prodotti primari, come il legno o come la lana, vengono trasformati  rispettivamente in mobili e in abbigliamento e, per i minerali ferrosi, in strumenti utili al lavoro primario per migliorarne la produzione, sino ad arrivare ai giorni nostri dove il settore secondario non solo produce prodotti di sopravvivenza ma anche beni voluttuari.

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Il settore terziario infine è il settore del commercio e dei servizi, che è di ausilio sia alle attività primarie che secondarie, oltre ad essere ausilio degli stessi consumatori dei prodotti; esso comprende servizi di trasporto delle merci prodotte, la logistica, l’istruzione, la vendita al dettaglio, la sicurezza, l’assistenza in generale   l’organizzazione razionale della vita dei cittadini, come pure lo svago e il divertimento degli stessi.
Il ruolo del settore terziario è altamente strategico, perché più sono efficaci ed efficienti i servizi che esso produce, migliori sono i risultati delle economie primarie e secondarie; in poche parole l’istruzione aiuta a migliorare le conoscenze in supporto alla produzione, come pure l’organizzazione razionale della logistica permette alla produzione di migliorare la qualità, la quantità e la distribuzione sui mercati.
Fanno parte anche del settore terziario tutte quelle attività di assistenza agli anziani e ai bisognosi di cura; in generale più il mondo produttivo si sviluppa e crea ricchezza, più l’assistenza può svilupparsi e dare un contributo alla società in tutte le sue svariate componenti, incluse quelle meno fortunate.
Una società moderna ed efficiente deve poter contare sulla coesistenza razionale ed equilibrata dei tre settori, affinché tutti insieme possano operare in modo efficiente e tale da far sì che l’economia produttiva di base, cioè quella primaria, sia sufficientemente sviluppata da poter finanziare le altre economie, altrimenti i conti potrebbero non quadrare più; in poche parole, se l’economia primaria viene meno, non soltanto non si mangia più, ma i Governi, per sostenere gli altri settori sono costretti ad indebitarsi.

L’Italia, nella classifica redatta dalla Banca mondiale dei Paesi con più alto debito in proporzione al PIL, si pone al terzo posto, mentre non lo è per ciò che riguarda il PIL prodotto, quindi il nostro è considerato un Paese a rischio bancarotta (default), malgrado l’Italia abbia da tempo un bilancio annuale dello Stato in attivo, se considerato al netto di quegli interessi da pagare sui debiti creati dagli enormi scostamenti di bilancio degli ultimi decenni.
Le cause del passaggio da bilanci equilibrati a bilanci da default sono state diverse, ma tutte hanno avuto una matrice comune: quella del clientelismo della politica, la quale ha fatto si che vari politici, per essere eletti o rieletti, hanno spesso barattato il loro interesse personale con gli interessi del Paese e delle future generazioni.
Nella seconda parte di questo mio intervento, cercherò di spiegare i motivi per cui un Paese come l’Italia, arrivato ad essere la sesta potenza economica mondiale, possa essersi tanto indebitato da essere oggi considerato a rischio bancarotta.

Silvio Rossi (FEDERALISMO Sì)

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