Sinistra, Questione Morale, Etica, Stile di Vita

Nella sinistra italiana non si era mai raccolto un senso così forte di sconcerto e di abbandono: neppure nei momenti delle sconfitte più difficili da affrontare, nella fasi della repressione democristiana sulla classe operaia negli anni’50 in quel periodo che Pugno e Garavini definirono “gli anni duri della Fiat”, nelle vicende del terrorismo , della “questione morale” anni ’90, del crollo di quello che è stato definito “il passato di un’illusione”.
Lunga la fila degli errori commessi da gruppi dirigenti convinti di avere davanti il solo orizzonte del governo quale fine esaustivo dell’agire politico senza pensare alla necessità delle lotte sociali e alla crescita del cultura politica; molto è stato introiettato dall’avversario e per ridurre tutto all’osso abbiamo subito una “rivoluzione passiva” senza essere neppure capaci di impostare una “guerra di posizione”.
Vanamente, nel corso degli anni, si è cercato da posizioni minoritarie di lanciare appelli per una inversione di tendenza: il PCI è stato sciolto in nome di un non meglio precisato “sblocco del sistema politico”; il PSI è stato liquidato al di fuori da ogni ragionamento sulle cause del suo fallimento; gli esperimenti successivi si sono via via allontanati dalla “ragione sociale” della causa prima della lotta allo sfruttamento e della ricerca dell’uguaglianza che rimangono da intendersi come temi insuperabili anche dopo il fallimento storico degli inveramenti statuali del ‘900.

A causare lo stato di sconcerto e abbandono sono diverse cause: il riaffacciarsi della guerra, la frammentazione sociale, la crisi delle idee; soprattutto però, nelle ultime ore, prevale il peso di una “questione morale” per certi versi inedita anche rispetto alle diverse forme che, come “questione politica” aveva assunto nel corso degli anni.
I due casi che si presentano oggi agli occhi dell’opinione pubblica (Parlamento Europeo e Sumahoro e dintorni) e che i media stanno trattando senza pietà nel pieno della loro capacità di gestione della modernità comunicativa stanno rappresentando, per forma e contenuto dei fatti, il superamento di un “limes” proprio dal punto di vista morale: per le origini dei protagonisti, in un caso anche per l’opacità delle risposte fornite dalla parte politica coinvolta e – nell’altro caso – per il silenzio assordante cui ci troviamo di fronte proprio nel campo di una sinistra che vorrebbe essere di governo e invece risulta soltanto stare alla coda del sistema.

PUBBLICITA’

Opportunamente ne scrive oggi Paolo Favilli sul “Manifesto”: è necessaria ristabilire una connessione tra etica e stile di vita, un tema che era già stato affrontato da Filippo Turati e Anna Kuliscioff e adesso tradotto in disquisizioni inaccettabili su “diritto al lusso” e alle “vacanze di lusso”.
Tutto ciò sta avvenendo quando la destra al potere si sta comportando da destra corporativa e autoritaria in evidente disegno di continuità con le proprie origini storiche, le logiche escludenti e repressive, l’esibizione di una ritrovata potenza.
Tocca a noi, a quante/i hanno percorso un lungo cammino nella sinistra italiana, sia nell’area socialista sia in quella comunista ritrovare la forza di reazione.
Senza alcun timore di accuse di “passatismo” è nostro dovere di scrollarci di dosso questo sconcerto e questo abbandono: si tratta di riallacciarci alla nostre identità più “alte” per aprire una riflessione operativa sulla prospettiva anche immediata. C’è bisogno di ritornare alla tensione verso l’uguaglianza non soltanto promuovendo le lotte sociali ma impostando una presenza politica pur nella piena consapevolezza di quanto abbiamo perduto.

Franco Astengo

Condividi

One thought on “Sinistra, Questione Morale, Etica, Stile di Vita”

  1. Caro Franco, anzitutto ben tornato su “Trucioli savonesi”, era necessaria una voce come la tua in questo contesto in cui trovano spazio posizioni che sembrano dettate dall’ufficio stampa e propaganda del Cremlino. Quanto alla questione eticopolitica della sinistra italiana sono completamente d’accordo con te. Se non ci avverrà una svolta radicale soprattutto nel Partito democratico, a prevalere saranno i postfascisti e il populismo della Lega e dei Cinque Stelle. Con amicizia.
    Fulvio Sguerso

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.