LA GUERRA IDEALE

La guerra migliore che una nazione possa fare è quella in cui sono altri che combattono per lei, cosicché sono quegli altri a versare il tributo di morti, feriti e devastazioni: è la “guerra per procura” denunciata da Putin nei confronti delle nazioni “ostili”, che inviano agli ucraini ogni sorta di aiuti, militari ed economici, per arrecare il maggior danno possibile alla Russia, vista dopo il 1945 come il nemico per antonomasia.

La dinastia dei grandi banchieri Rothschild, iniziata nel ‘700, prosperò nel finanziare entrambi i fronti degli Stati in guerra, sempre disposti a caricarsi di debiti pur di conseguire la vittoria. Oggi USA e UE stanno fornendo all’Ucraina armi, per la felicità dell’industria bellica -aumentando un Pil perverso-, nonché aiuti finanziari -e relativo debito pubblico-, per far felici i banchieri

In entrambe le due guerre mondiali l’intenzione dei cittadini americani era di restare neutrali. Anche il loro governo, per apparire democratico, professava neutralità, ma in realtà era succube dell’apparato industrial-finanziario, che, sulla scia dei Rothschild, vedeva nella guerra, a maggior ragione se combattuta fuori casa, la possibilità di fare enormi profitti.
Se nell’ultima guerra gli inconfessati obiettivi di Wall Street, dopo un decennio di recessione, furono realizzati dall’attacco giapponese a Pearl Harbor, nei primi anni della Grande Guerra gli Stati Uniti, ufficialmente neutrali, fornirono alla belligerante Gran Bretagna ogni sorta di aiuti, come armamenti e come prestiti.
Nel mio precedente articolo “Propaganda” ho già illustrato come l’affondamento del Lusitania nel 1915 sia stato il primo luttuoso passo verso la successiva entrata in guerra, riservandomi di approfondire i risvolti meno noti dell’operazione.

Ironico quadro di Emile Renouf del 1881, “The helping hand (La mano in aiuto).” Il contributo della bimba, per giunta più prossima allo scalmo, e quindi con minor effetto leva, è insignificante

Il personaggio di maggior spicco oltreoceano a cavallo dei due secoli fu il banchiere John Pierpont Morgan, monarca assoluto di Wall Street e figura emblematica del capitalismo monopolista, cresciuto a dimensioni tali da poter condizionare le scelte del governo. Il culmine delle sue gesta si ebbe nel 1907, quando salvò il sistema bancario americano dalla bancarotta, facendo le veci dell’allora inesistente banca centrale (e ponendo le basi per la sua nascita nel dicembre 1913, su base privata: obiettivo principe della sua vita, cui la sorte non gli permise di assistere, morendo pochi mesi prima e lasciando la sua House of Morgan nelle mani dell’omonimo figlio, cresciuto alla scuola del padre ed altrettanto abile). L’intervento passò iconicamente a futura memoria mediante l’arrivo di due navi cariche di lingotti d’oro, che Morgan fece arrivare da Londra. [VEDI]
In pratica, prima il padre e poi il figlio, erano diventati così potenti da dettare le linee guida, interne ed estere, del governo. Un potere che emerse chiaramente nel 1917, quando gli USA decisero alla fine di entrare in guerra, capovolgendone gli esiti, ormai decisamente infausti per la Gran Bretagna (come emerge da documenti inoppugnabili), tanto da nutrire fondati timori di dover chiedere a capo chino una pace senza condizioni alla Germania.

Nel 1911 un anonimo prese spunto dal quadro di Renouf e pose al remo JP Morgan, affiancato da un mingherlino Zio Sam, a significare che il primo era diventato così potente da ridurre a un nano la figura del governo americano, docile ai suoi voleri. Il maggior effetto leva nelle mani di Morgan richiama l’analogo effetto in campo finanziario

Se la Gran Bretagna fremeva per avere al suo fianco la potenza economica americana, questa eventualità albergava ancor più salda nella mente di JP Morgan jr, in quanto il suo cartello bancario si era esposto enormemente in prestiti a Gran Bretagna e Francia. L’erede e allievo della vecchia volpe (che era riuscita a riorganizzare genialmente e a far propri interi comparti industriali, da quello ferroviario a quello navale, da quello agricolo a quello giornalistico, oltre naturalmente a quello bancario, assurgendo al ruolo di grande oligopolista), aveva persino superato il maestro, erogando prestiti di guerra agli inglesi in cambio di loro bonds da piazzare sul mercato americano, usando poi quegli stessi soldi per acquistare da industrie del suo immenso cartello tutta la mercanzia, sia militare che alimentare, da spedire agli alleati di fatto: inglesi e francesi. In sostanza, Morgan guadagnava sia dal prestito di danaro che dalla vendita di merci, prodotte da sue industrie, a quegli stessi che avevano chiesto i suoi prestiti! Un giro d’affari immenso transitante per le sue mani ad ogni stadio, sia in un senso che in senso contrario. La guerra per procura aveva riempito le sue tasche oltre ogni più ardita aspettativa. Attraverso la House of Morgan, transitavano ogni giorno affari per $ 10 milioni al giorno, per un totale di $ 3 miliardi.

La House of Morgan, luogo cult della finanza, nel 1914 (sopra) e ancora oggi (sotto)

Il terzetto che maggiormente si adoprò onde creare le condizioni per l’indignazione popolare comprendeva tre nomi del massimo rilievo: il presidente USA Woodrow Wilson, il Lord dell’Ammiragliato Britannico, Winston Churchill e il banchiere JP Morgan jr (Jack).
Wilson era il più riluttante, anche in virtù della sua rielezione nel 1916, vinta come “colui che ha mantenuto gli USA nella neutralità”. Era anche, in buona misura, un idealista dell’internazionalismo e di un governo mondiale (un globalismo ante litteram), che considerava condizione primaria per una pace globale e duratura, come a guerra conclusa ci si illuse la Società delle Nazioni avrebbe garantito. E, come spesso succede agli idealisti, non era esente dal rischio di venire strumentalizzato per fini meno nobili, come gli era già successo nel 1913, quando avallò la creazione della privata Federal Reserve, lasciandole carta bianca nell’emissione di moneta. Due avalli che, per sua stessa ammissione, gli turbarono i sonni fino alla morte.
Winston Churchill avemmo tutti modo di conoscerlo dopo che, nel 1940, fu nominato Primo Ministro. Negli anni della Grande Guerra era, come già detto, a capo dell’Ammiragliato Britannico e dette un contributo determinante all’imboscata in cui cadde il Lusitania.
Sui due JP Morgan ho già tracciato un profilo più sopra.

Un sommergibile U-2 tedesco. La flotta di 21 nuovi U-2 aveva affondato tra il 1914 e il 1918 ben 5700 navi, ossia 300.000 ton di naviglio nemico, portando la Germania verso la vittoria

Sono questi due ultimi compari che si prodigarono maggiormente per far sì che il Lusitania diventasse facile bersaglio dell’U-2 tedesco, puntando sull’ondata di indignazione che ne sarebbe seguita, trascinando nella criminale macchinazione anche l’idealista Wilson.
Nel 1917, nubi tempestose si addensarono sui cieli inglesi, soprattutto a causa delle enormi perdite di navigli ad opera dei sommergibili tedeschi U-2, che stavano tranciando il cordone ombelicale USA-Europa, come del resto aveva fatto l’Inghilterra, chiudendo l’accesso al mare del Nord. Morgan si rese conto con angoscia del danno incalcolabile che ne stava derivando, con la crescente difficoltà di piazzare i bond inglesi e francesi presso gli investitori americani, facendone cadere drammaticamente il valore, specie se non si fosse potuto far fronte ai rimborsi dei titoli in scadenza.
Morgan dovette allora far ricorso al suo immenso prestigio per convincere, sulle due sponde atlantiche, le persone giuste per trascinare gli USA in guerra, vincendo soprattutto psicologicamente la riluttanza del popolo. L’affondamento del Lusitania di due anni prima era stata la prima scossa al sentimento neutrale degli americani. Quella decisiva fu fornita dalla ripresa massiccia dei siluramenti dopo la tregua adottata dai tedeschi per l’eco provocata dal siluramento del Lusitania.

Due presidenti in guerre per procura. Il primo, W: Wilson, cedette alle pressioni di Wall Street e portò l’America nella Grande Guerra 1914-1918. Joe Biden non necessita di simili pressioni, essendo invasato da furore marziale endogeno: stavolta è l’America a voler portare l’Europa (NATO) in una guerra totale, dove forse sopravvivranno solo dei vinti

Per ragioni di spazio, non posso riportare qui le trame messe in atto dalla formidabile alleanza di Morgan, Rothschild e Rockefeller, trascinandovi anche Wilson, scelto per designazione del plenipotenziario dei Rothschild, Edward M. House, poi divenuto suo costante consigliere; ma esse sono puntualmente descritte, e convalidate da documenti ufficiali, in un lungo articolo, purtroppo disponibile solo in inglese [VEDI].
Oltre all’interesse storico di queste vicende, dove i colpevoli erano talmente in alto da trarne solo vantaggi, anziché condanne esemplari, è interessante la similitudine con l’attuale guerra per procura contro la Russia da parte delle stesse potenze di allora, tra le quali spiccano per ardore guerriero USA e UK, con la stonata aggiunta della Germania che, dopo due epocali sconfitte, è stata forzata (come gli altri due grandi sconfitti, Giappone e Italia) ad uniformarsi al modello americano: proprio quello che la Russia di Putin sta avversando, non già per procura, ma con mezzi e uomini propri. Biden invece, quasi al sicuro con due oceani ai lati, sta portando l’intera Europa in prima linea contro la Russia, anatemizzando l’aggressione dell’Ucraina, in completa amnesia delle aggressioni analoghe ad Afghanistan, Iraq e Libia perpetrate dai suoi predecessori [VEDI]
Sarà poi compito della storia attribuire meriti e demeriti, come sempre sotto dettatura dei vincitori. Ammesso che lo sciagurato ricorso ad armi nucleari non generi solo vinti.

Marco Giacinto Pellifroni     1° maggio 2022

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