La cultura è cosa loro……con i conseguenti risultati.

Rivedendo le pagelle di quando ero un giovane studente della scuola Media Statale Gabriello Chiabrera di Savona, non posso fare a meno di rabbrividire di fronte ai miei voti di allora (primo trimestre in prima media: Latino, 3 di scritto e 4 di orale; Italiano, 4 di scritto e 5 di orale; eccetera)

Non ero certo il migliore, ma vi è da dire tuttavia che non ero nemmeno il peggiore della classe,   perché, rimandato ogni anno di due o tre materie e studiando tutta l’estate, alla fine riuscivo a rimediare la classica misera sufficienza ed essere promosso  all’anno successivo, mentre molti miei compagni venivano inesorabilmente bocciati.

Non so se i lettori hanno notato i che voti dei ragazzi di oggi sono completamente differenti.

Non ho amico nè conoscente i cui figli non hanno pagelle con 10 in quasi tutte le materie, per non parlare poi delle bocciature che di fatto non esistono più.

La domanda sorge spontanea: eravamo noi asini o sono dei fenomeni i giovani di oggi?

Ai miei tempi la scuola media non era obbligatoria, ma era un percorso propedeutico all’esame di ammissione alle scuole superiori, per cui coloro che non volevano studiare e continuare gli studi avevano la possibilità di frequentare delle scuole alternative alla scuola media, come l’ avviamento per gli uomini e le scuole commerciali per le donne.

Si trattava di percorsi professionalizzanti che preparavano le alunne e gli alunni al lavoro ed erano delle proprie e vere scuole di  formazione di buone impiegate e validi operai specializzati; e difatti non è una caso quella generazione di studenti alla fine abbia contribuito fattivamente  alla grande rivoluzione industriale del dopo guerra del nostro Paese, che da Paese agricolo è diventato la settima potenza economica mondiale.

Infatti gran parte delle piccole imprese artigianali del dopo guerra erano formate da quegli studenti, provenienti da quei tre anni di scuola professionale “dell’avviamento” e sono state la base, in seguito, della nascita dei nostri famosi distretti industriali, che tutto il mondo ammira.

Successivamente, l’aver reso obbligatorio il triennio delle “scuole medie” dopo la scuola elementare, uguale per tutti, ha fatto sì che il livello di preparazione si sia inesorabilmente abbassato, in quanto molti dei ragazzi che non volevano continuare a studiare, non solo rimanevano indietro rispetto ai compagni, ma rallentavano lo svolgimento del programma stesso, per cui la nuova scuola, mentre non era  propedeutica all’apprendimento di un  mestiere (esempio: usare il tornio per gli uomini e la macchina da scrivere per le donne), non era neanche più idonea a preparare gli studenti alle scuole superiori.

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E’ ovvio che, abbassando il livello della preparazione nelle scuole medie,  automaticamente e a cascata veniva abbassato il livello di preparazione nelle scuole superiori e all’università.

Per contro si era raggiunto il traguardo di massificare i titoli di studio, obbiettivo  di sempre dei partiti di sinistra, quello cioè di rendere tutti sempre più uguali, naturalmente verso un più basso livello, in nome dell’uguaglianza sociale; ma la cosa a mio avviso più grave sta nel fatto che veniva a mancare quella sana competizione, che spronava gli alunni a migliorare se stessi per raggiungere l’obbiettivo meritato del famoso ed allora valido pezzo di carta.

La cultura e la scuola sono sempre state il pallino della sinistra, perché i giovani studenti diventano elettori e gli elettori, come ben si sa, sono la chiave della presa del potere, per cui sono da curare fin dall’infanzia.

Si tenga inoltre presente che negli anni ‘70 vigeva un mai dichiarato veto degli americani, i cui governi, infatti, facendo valere la propria egemonia derivante dall’aver liberato l’Italia da una dittatura e dall’averla risollevata con cospicui aiuti finanziari, non vedevano di buon occhio che la sinistra socio-comunista, qualora fosse stata coinvolta in qualche modo  in un governo del Paese, potesse gestire ministeri con “armi”,  per cui, a partire dagli anni ‘70, di fatto le sinistre si sono principalmente “occupate”  della Cultura e della Giustizia, mai della Difesa e neppure dell’Interno.

La scuola inoltre crea non solo  i quadri  dell’amministrazione e dell’economia, ma crea anche altri professori, per cui  il meccanismo  fa si che lo zoccolo duro di voti si possa già creare e riprodurre nelle aule didattiche: se poi  per converso la scuola non riesce a creare supporto allo sviluppo economico del Paese chi se ne importa; l’importante e’ accontentare i desideri dei giovani  elettori senza limiti, desideri che hanno cambiato nel tempo nome e oggi si chiamano “diritti”.  

In Italia, Paese industriale e manifatturiero,  mancano ingegneri, mancano tecnici informatici, mancano ricercatori nei settori della chimica o dell’elettronica, mancano operai meccanici specializzati, comandanti di navi o esperti di logistica; in compenso abbiamo abbondanza di avvocati, professori di filosofia o sociologia, psicologi , assistenti sociali o mediatori culturali, naturalmente donne e uomini dello spettacolo … tutti settori appartenenti all’area della “cultura”.

Negli stessi giorni nostri, stiamo assistendo al pressing dei partiti di sinistra, a seguito dell’omicidio della povera Giulia, a immettere nella scuola ulteriore nuovo personale per lezioni  sessual / sentimentali, magari con indottrinamento gender, quando l’Italia nella classifica dei femminicidi e’ all’ultimo posto nel mondo occidentale! Ma tant’e’ che l’occasione di piazzare qualche nuovo loro adepto nella scuola, per indottrinare le giovani menti, non deve essere persa!

Il mondo della cultura e’ un mondo che orbita  ormai da decenni attorno ai partiti di sinistra, che naturalmente la sinistra cura: da una parte perche’ le donne e gli uomini di sinistra si sentono (a torto!) intellettualmente superiori; dall’altra, come già espresso, perché il mondo variegato della cultura e’ uno zoccolo duro di voti.

Al di la’ della scuola potrei fare molti  altri esempi, e vista l’ampiezza del mondo della cultura, ne faccio un altro per tutti.

Negli USA la seconda  industria che produce profitti e quindi tasse e’ l’industria cinematografica; Hollywood, in termini di profitti e tasse pagate e’ solo seconda alla societa’ petrolifera  Exxon Mobil.

In Italia non solo l’industria cinematografica non produce profitti e tasse ma viene sistematicamente finanziata dai contribuenti, come tutte le attività culturali e ciò avviene per mero clientelismo politico, legato ai partiti  della cultura e cioè quelli di sinistra.

Vi sono molte produzioni italiane, oggetto di generosi contributi statali, che generano incassi irrisori; di fronte a incassi di poche migliaia di euro si arriva addirittura a finanziare film a tema  pornografico, alla faccia poi del voler “colpevolizzare” i maschi  indistintamente quando avvengono fatti gravi come quello recente  di Giulia. Per non parlare poi della voglia di accoglienza sul nostro territorio di popoli provenienti da culture nelle quali la donna e’ considerata un oggetto di proprietà  dell’uomo, dove lo stupro e’ una normale abitudine culturale della vita coniugale e familiare.

I registi,  le donne e gli uomini  e tutte le associazioni della categoria dello spettacolo sono dichiaratamente di sinistra e quindi i governi di sinistra sono sempre stati benevoli verso questo mondo, dove stipendi e cachet non sono certamente paragonabili agli stipendi di quegli operai che con le loro tasse mantengono questo sistema del tutto clientelare, che poi ricambia garantendo  propaganda gratis a quella politica che li favorisce.

La stessa cosa vale spesso per i teatri, convegni culturali ed altre attività spesso finanziate con l’unico intento di salvaguardia di settori culturali che di cultura hanno ben poco o perlomeno non sufficientemente meritevoli  di sovvenzioni pubbliche ma che portano voti a chi li sovvenziona.

Certamente la cultura rappresenta un settore importante anche ai fini dell’economia e la scuola e’ mezzo essenziale per la crescita di tutti i settori produttivi, tuttavia occorre ben differenziare quando le attività culturali e la scuola sono lo strumento atto a favorire il bene comune da quando invece servono solo a consolidare il potere di chi le governa.

In Italia, purtroppo, grazie ai partiti di sinistra, la scuola, assieme alle altre attività collaterali,  è diventata  spesso più strumento di propaganda politica che di formazione, e i risultati sono agli occhi di tutti.

Silvio Rossi libero pensatore

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