La confessione di due magistrati

Due lettere-riflessione di Pasquale Profiti e Marco Imperato
La confessione di due magistrati
‘Rendere giustizia in Italia è visto come predicare eversione
Dobbiamo un grazie alla brava Anna Canepa.
Compriamo una pagina di giornale

Due lettere-riflessione di Pasquale Profiti e Marco Imperato
La confessione di due magistrati
‘Rendere giustizia in Italia è visto come predicare eversione
Dobbiamo un grazie alla brava Anna Canepa. Compriamo una pagina di giornale
  

La confessione non è mia. E’ di coloro che vi si ritrovano o vogliono ispirarsi.

 Quando l’ho scritta, così come quando scrivo modesti contributi sulla giustizia per i quotidiani, penso ai colleghi di Reggio Calabria, di Palermo, Catania, Milano, Napoli, S. Maria Capua a Vetere e delle decine di altri tribunali, piccoli e grandi, dove il rendere giustizia è visto come predicare eversione.

Penso anche alla necessità di tenere viva la memoria dei colleghi scomparsi per il nostro lavoro, per un nostro debito di riconoscenza, che non finiremo mai di pagare fino in fondo. 

Condivido le idee di Marco Imperato, mi sembrano addirittura essenziali. Ma quella confessione deve essere dei magistrati italiani che vi si riflettono, non più la mia. 

Buona giornata a tutti. 

Pasquale Profiti

Marco Imperato

All’attenzione del Presidente dell’ANM, della GEC  e di tutti colleghi

 

Con il permesso di Pasquale Profitial quale ho già anticipato le mie proposte e che mi ha dato il suo consenso e la sua adesione – vorrei proporre due strade per dare maggiore risalto e diffusione alla sua “confessione” pronunciata all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Trento (e di cui in fondo alla mail trovate il testo se sinora vi era sfuggito … sul blog di Milella ha raccolto molte reazioni dei cittadini, così come ovunque è stato condiviso su internet).

1) COMPRARE UN’INTERA PAGINA DI UN QUOTIDIANO NAZIONALE dove pubblicare questo testo , magari con una grafica che ne aiuti la lettura anche ai più pigri e distratti , arrichito dalle foto dei magistrati italiani che hanno dato la vita per la legalità (a partire da Alessandrini, che Pasquale ricodrda esplicitamente nel suo intervento)

Penserei anzitutto al Corriere della Sera , non solo per l’autorevolezza e la diffusione, ma anche perchè raggiunge un pubblico fatto anche di tiepidi e indecisi su questi temi…

Non sono riuscito ad avere ancora informazioni sul costo , ma credo che l’ANM nazionale possa permetterselo, e io sono il primo a dire che sarei disposto a dare un contributo straordinario

 

2) CONTEMPORANEAMENTE INVIARE UNA LETTERA AL PRESIDENTE NAPOLITANO E AL CSM con allegato il testo di Pasquale Profiti, nella quale chiedere un intervento forte alla più alta carica dello Stato per la difesa della magistratura e della giurisdizione, attaccate e vilipese con una violenza forse inaudita persino nel nostro Paese a causa dell’indagine milanese.

La consegna della lettera potrebbe avvenire tramite un gesto sobrio ma pubblico, come tramite rappresentanza di tutti noi in toga al Quirinale 

ABBIAMO BISOGNO DI COMUNICARE CON CHI NON CI HA MAI ASCOLTATO o è obnubilato da anni e anni di delegittimazione e calunnie… 

ABBIAMO BISOGNO DI PAROLE E GESTI PROFETCI che diano testimonianza degli alti valori costituzionali che cerchiamo (con i nostri limiti) di difendere e affermare per il bene di tutti i cittadini 

Per non disperdere questo invstimento economico e di energie credo che sarebbe fondamentale che l’ANM sbarcasse sul più importante social network (facebook… ecco la terza proposta) così che tutti coloro che fossero colpiti dalla “Confessione” (di Pasquale e nostra!) potrebbero pi trovare un modo per restare in contatto con l’associazione ; il sito ANM ha fatto passi da gigante in questi mesi (bravissima Anna Canepa e chi l’ha aiutata) ma chi usa internet sa che solo uno strumento flessibile come facebook ti permette di far conoscere costantemente le tue denunce e le tue proposte a una platea ampia (lo sperimento personalmente). 

Siamo insultati, delegittimati e calunniati da troppo tempo (e non per le ragioni per cui a volte sarebbe anche giusto attaccarci… faccio notare..). 

E’ vero che i riflettori non devono diventare il nostro habitat, ma qui si tratta di dare una testimonianza essenziale perchè quel che resta della nostra democrazia costituzionale non venga spazzato via… non solo sul piano politico, ma soprattutto sul piano culturale ! 

Spero che l’ANM e le\i singole\i colleghe\i che hanno la bontà e la pazienza di leggermi possano raccogliere queste proposte e magari migliorarle e integrarle. 

Autorizzo ed anzi chiedo la diffusione di questa email anche sulle altre mailing list nazionali e locali.

 

Prego infine chi fosse d’accordo a manifestarmelo personalmente sulla mia posta privata (marco.imperato@giustizia.it) così che io poi possa comunicare tra qualche giorno se queste proposte possono essere davver espressione di un sentire comune tra di noi.

L’essenza dell’ottimismo non è soltanto guardare al di là della situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano, la forza di tenere alta la testa quando sembra che tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi, una forza che non lascia mai il futuro agli avversari, il futuro lo rivendica a sé. (D. Bonhoeffer)

Scusatemi l’invadenza e la lunghezza

ma io il futuro voglio rivendicarlo !!!

 

Marco Imperato

Magistrato Distrettuale Requirente Bologna

membro giunta Anm Emilia Romagna

P.S. 

Ecco la confessione di Pasquale Profiti (e spero della stra-grande maggioranza di noi…)

Pasquale Profiti 

Sono un magistrato italiano e oggi rappresento molti altri magistrati come me. A nome mio e a nome loro, oggi, finalmente, confessiamo.

Confessiamo di essere effettivamente degli eversori, come qualcuno ritiene. Applichiamo, infatti, le regole della nostra Costituzione e delle nostre leggi con la stessa imparzialità e impegno agli immigrati clandestini e ai potenti, agli emarginati e a coloro che gestiscono le leve della finanza, della politica, dell’informazione. E’ vero, siamo degli eversori perché, insieme a CALAMANDREI, riteniamo la Costituzione e la Corte Costituzionale una “garanzia con cui il singolo è messo in grado di difendere il suo diritto contro gli attentati dello stesso legislatore o del governo”. Questo, oggi, vuol dire essere eversori.

Confessiamo di essere veramente, come è stato sostenuto, disturbati mentali, perché solo chi è tale continua a credere nel servizio giustizia, quando non sai se il giorno dopo ci sarà qualcuno che presterà assistenza al tuo computer, quando vedi che gli indispensabili collaboratori che vanno in pensione non sono  sostituiti, quando per poter lavorare condividi stanze anguste con colleghi o assistenti, quando in ferie scrivi sentenze o prepari provvedimenti, quando, nonostante ciò, sei accusato di protagonismo e di perder tempo in conferenze o convegni.

Confessiamo di non poter sempre soddisfare l’opinione pubblica se la Costituzione e le leggi ce lo vietano,  perché assolviamo chi riteniamo innocente anche se ciò non porta consensi,  condanniamo chi riteniamo colpevole sulla base della rigorosa valutazione delle prove anche quando i sondaggi, veri o falsi che siano, non ci confortano, e valutiamo la responsabilità dei singoli anche quando chi governa  vorrebbe una risposta dura, anche a scapito del singolo, a fenomeni di violenza collettiva.

Confessiamo, è vero, di sovvertire il voto degli italiani perché avendo giurato sulla Costituzione Repubblicana,  riteniamo, con EINAUDI, che quella Costituzione imponga  ai magistrati di utilizzare i freni che “hanno per iscopo di limitare la libertà di legiferare e di operare dei ceti politici governanti, scelti dalla maggioranza degli elettori. Quei freni che “tutelano la maggioranza contro la tirannia di chi altrimenti  agirebbe in suo nome”, quei freni che impongono la disapplicazione delle leggi in contrasto con le norme europee o l’incostituzionalità  quando violano norme di diritto internazionale.

Confessiamo di essere politicizzati e non vogliamo essere apolitici come dichiaravano di esserlo  la maggioranza dei magistrati fascisti o i magistrati iscritti alla P2 o i magistrati che per avere qualche posto direttivo o semidirettivo si appoggiano a potenti o faccendieri di turno, frequentano salotti buoni, fanno la telefonata agli amici o utilizzano il loro ruolo per avere sconti, gadget, ingressi o servizi gratuiti. Siamo politicizzati e vogliamo esserlo perché applichiamo la legge con il giusto rigore anche a chi governa, a chi potrebbe favorirci, consapevoli che saremmo apolitici solo se non disturbassimo le classi dirigenti, le élite al potere che vogliono essere al di sopra delle regole.

Confessiamo anche di fare proselitismo della nostra eversione, raccontando in Italia ed all’estero le ragioni della nostra autonomia e della nostra indipendenza, i motivi per cui riteniamo che nel nostro paese, oggi più di ieri, quell’assetto costituzionale della magistratura sia essenziale per evitare che gli interessi di parte prevalgano sempre e comunque sugli interessi della collettività, perché l’Italia non possa permettersi un diverso assetto della magistratura quando tra i suoi rappresentanti in Parlamento o negli enti locali siedono condannati per reati gravissimi e la giustizia sia terreno di aggressioni inimmaginabili per gli altri paesi democratici.

Confessiamo, una volta per tutte, di essere toghe rosse; siamo rossi, rubando ancora una volta le parole a Piero CALAMANDREI, “perché sempre, tra le tante sofferenze che attendono il giudice giusto, vi è anche quella di sentirsi accusare, quando non è disposto a servire una fazione, di essere al servizio della fazione contraria”; siamo rossi anche se non sappiamo cosa ciò esattamente significhi, perché per noi il rosso è principalmente il sangue dei colleghi uccisi per il loro lavoro.

Confessiamo anche di avere dei correi, il personale amministrativo senza il quale non potremmo commettere da soli le nostro colpe; molti di loro condividono la nostra eversione e i nostri disturbi mentali se è vero che accettano di svolgere lavori superiori alle loro mansioni e al loro stipendio, condividono le nostre stesse stanze anguste, le nostre incertezze sul futuro dei progetti organizzativi ministeriali.

Ci spiace confessare che anche numerosi appartenenti alle forze dell’ordine, incredibilmente, ritengono, come noi, che nessuno sia sopra la legge e vedendoci lavorare quotidianamente si rendono conto che l’eversione di molti di noi è uguale alla loro: rendere alla collettività il servizio per il quale siamo pagati, senza concedere che qualcuno possa stare al di sopra delle regole.

Confessiamo, infine, che per noi il 29 gennaio è la data in cui ricordiamo Emilio Alessandrini, pubblico ministero a Milano che oggi, 32 anni fa, veniva ucciso dagli eversori, quelli veri, quelli che al posto della nostra arma, la Costituzione, utilizzavano le pistole. Mi piacerebbe, signor presidente, che al termine del mio intervento non vi fossero applausi, rituali o spontanei, formali o calorosi che siano, ma il silenzio, magari in piedi, dedicato al collega ucciso dai terroristi, affinché la sua memoria ci illumini oggi e, ancor di più, da domani”.

Pasquale Profiti

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