LA BUFALA DELL’ARTICOLO 18

LA  BUFALA  DELL’ARTICOLO  18
La libertà di licenziare senza giusta causa
Presa per i fondelli dei lavoratori
Incostituzionalità

LA  BUFALA  DELL’ARTICOLO  18
La libertà di licenziare senza giusta causa
Presa per i fondelli dei lavoratori
Incostituzionalità

Siamo ritornati al diritto romano primordiale, quello delle cosiddette legis actiones.  Per avere ragione in una lite era necessario pronunciare la formula corretta che dava nome all’azione.

Se, per esempio, si era subìto il taglio  di un vigneto e si adiva il Giudice chiedendo di intervenire contro il reo per una questione de vitibus succisis, si perdeva la causa perché, qualunque fosse stata la pianta tagliata bisognava chiedere l’intervento esercitando l’azione de arboribus succisis,  era necessario sempre dire che si trattava di…alberi, anche se si trattava di…viti.

         Adesso per licenziare liberamente qualcuno anche nelle aziende con più di 15 dipendenti, secondo la bella pensata della Ministra Fornero e del Governo,  basterebbe  dire che lo si fa per ragioni economiche oggettive dell’azienda e, con questa formula, l’imprenditore è sicuro di poter licenziare il dipendente senza possibilità per quest’ultimo di chiedere il reintegro nel posto di lavoro, anche se dimostrasse in giudizio che le ragioni economiche vantate non esistono, che non è vero.

         Il comma nove del nuovo testo dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, contenuto nel Disegno di Legge governativo, che, speriamo, in un soprassalto di buon  senso (non ci vuole null’altro) il Parlamento cambi, afferma che se la motivazione del licenziamento è stata quella,-

 “ Nell’ipotesi in cui (il giudice) annulla il licenziamento perché accerta l’inesistenza  del giustificato motivo oggettivo, condanna il datore di lavoro al pagamento di un’indennità…” –sic!-

 NIENTE REINTEGRO!

         E’ PAZZESCO !

 

Ma come? Tizio si rivolge al giudice impugnando il licenziamento spiccato per motivi economici oggettivi sostenendo, evidentemente, che detti motivi non esistono; il giudice accerta che effettivamente non esistono e annulla il licenziamento sulla base, appunto, dell’INESISTENZA DEL GIUSTIFICATO MOTIVO OGGETTIVO, e ciò nonostante, il prestatore di lavoro non viene reintegrato nel posto .

  Perché? Perché il licenziamento era stato spiccato per ragioni economiche oggettive!!!

 Ma se si è dimostrato che dette ragioni  non  esistono, come è possibile ribadirle per negare la reintegrazione nel posto di lavoro?

         Ma ci rendiamo conto che si tratta di una presa per i fondelli?

Se Monti vuole andare a casa perché chi ha un po’ di cervello non vuole accettare questa “porcata”, al cui confronto impallidisce persino quella della legge elettorale del leghista Calderoli, faccia pure, perdio!, si accomodi.

         Me ne dispiace assai, ha fatto cose buone, ha l’aspetto, che avevamo dimenticato, di un primo Ministro, ma non può pretendere di far contenti Marcegaglia e compagnia buttando sul piatto la più contraddittoria e bufalesca pretesa antioperaia che si sia mai vista da cinquant’anni a questa parte.

         Oltre tutto la nuova normativa sarebbe viziata di palese incostituzionalità, per radicale irragionevolezza, per violazione dell’articolo 3- rendendo diverse dinanzi alla legge persone che versano in situazioni analoghe-, dell’articolo 24 per un conclamato attacco ai diritti di difesa del lavoratore che agisce in giudizio, dell’articolo 111 per evidente violazione dei principi del “giusto processo”, che tale certamente non è quello che può concludersi con una sentenza discriminatoria, sulla base della formula di licenziamento adottata dal Datore di Lavoro e dimostrata  NON CORRISPONDENTE AL VERO, CIOE’ FALSA !

         Non so che cosa accadrà.  So che i democratici, sia quelli del Partito democratico, sia quelli che militano in altre formazioni, non possono e non  devono accettare questo spettacolare illogico, paradossale, attentato ai diritti dei lavoratori, questa perversione dello Statuto dei Lavoratori, conquista inalienabile tradotta in legge nella quinta legislatura repubblicana eletta nel 1968; quella, tanto per capirci, della Pensione sociale, dell’attuazione delle Regioni, del Divorzio, della Riforma Tributaria, della preparazione del nuovo diritto di famiglia con il raggiunto fine di parità Uomo-Donna, della difesa dei diritti della Donna nei vari atti legislativi,  del nuovo Codice di procedura penale ecc.

         C’è un limite insuperabile: non si possono distruggere le conquiste civili della  democrazia sostanziale.  Riprendiamo in mano le fila del discorso.

                                                 Stefano Carrara Sutour           

 

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