In Italia fa più danni la morale o la legge?
L’Italia non ha problemi di carenza di mezzi scientifici o finanziari ha solo un colossale e drammatico problema di “qualità” di uomini.
Se in uno Stato che si definisce di diritto, un giudice della commissione tributaria può motivare giustamente ma condannare ingiustamente, e nessuno muove un’obiezione, allora vuol dire che la giustizia è finita nel wc e hanno pure tirato lo sciacquone:
Questa è l’eloquente sentenza che 30 anni fa ha devastato irreversibilmente una famiglia, condannando per evasione fiscale un piccolo imprenditore che aveva commesso il più abietto dei crimini non avendo imparato a rubare la collettività per ingrassare di tributi gli insaziabili “galantuomini” della burocrazia, politica e Finanza.
Questa è l’eloquente motivazione della sentenza:
“Dal punto di vista morale nulla da eccepire, ma la legge è un’altra cosa.”
(Ch’è come dire al soggetto chiamato in causa, sei un uomo di specchiata ed ineccepibile moralità e io giudice dovrei assolverti perché sei il derubato non il ladro) ma la legge ti considera evasore, ladro di Stato, ed io, essendo soggetto alla legge quanto te, sono costretto a derubarti condannandoti.
Allora una domanda sorge spontanea, se persino i giudici sono tenuti ad emettere sentenze con la pistola del legislatore puntata alla tempia, dovendo ubbidire alla legge che è “altra cosa rispetto alla morale”; siete davvero sicuri che immorale è soltanto la legge, se tutto dalla legge consegue? Scienza, politica, burocrazia, economia, finanza e cultura nel suo insieme, non sono forse “altra cosa” rispetto alla morale?
Se niente di ciò che produce la cultura italiana può dirsi morale, allora nei sistemi sociali moderni c’è poco di veramente democratico, “di bene comune” al servizio dei cittadini onesti. È tutto rigorosamente “legale”. Proprio come lo erano le leggi razziali che consentirono ai tedeschi lo sterminio di sei milioni di ebrei prima che la comunità mondiale s’accorgesse del barbaro genocidio nazista.
Noi italiani siamo un popolo di perfezionisti nell’apparecchiare giuridicamente la tavola; ma poi mancano i cuochi per la giustizia “commestibile”.
I giudici sono con le mani legate, sentenziano sotto dettatura dei legislatori che hanno prodotto in Italia più leggi tributarie di quante ne abbia l’intera Unione Europea.
Contestando la moralità della legge, i giudici mettono sotto accusa l’immoralità del legislatore, ma applicano le leggi rapina fino a devastare la vita e il patrimonio di intere famiglie di piccoli imprenditori onesti.
Per uno Stato rispettoso della fragilità delle famiglie ci son voluti millenni. Ora l’Italia, in balia di poteri sovranazionali Intoccabili e onesti fino alla Lira, si muove da elefante in cristalleria. E per gli ONESTI VERI privati e pubblici e relative famiglie, è una catastrofe.
La legge va rispettata, ma non se costringere il piccolo imprenditore onesto a calpestare le sue leggi morali derubando lavoratori e clienti per rispettate quelle tributarie rapina. La legge italiana che avrebbe dovuto costringere all’onestà i farabutti, costringe alla “legalità” criminale i galantuomini.
Nessuna legge, nessun legislatore e nessun giudice dovrebbe avere il potere di sindacare l’ineccepibile moralità dei cittadini. Ma se peggio arriva a considerarli disonesti evasori, ladri di Stato, allora è il legislatore con le sue leggi che istiga al crimine i cittadini ed estorce complicità ai giudici per condannarli.
Se un sistema sociale in queste pietose condizioni può essere definito “Stato di diritto”, c’è poco da scandalizzarsi se crimini e criminali (vedi Italia) sono già una dilagante maggioranza, mentre i giudici che hanno il coraggio di assolvere moralmente gli onesti, anche se poi non possono esimersi dal condannarli, sono autentiche mosche bianche. Eroi che lottano invano per l’indipendenza ormai utopica della Magistratura italiana.