Immacolata Concezione in terraglia di Savona

Le plastiche di soggetto religioso prodotte in terraglia dalle manifatture Savonesi del XVII e XIX secolo hanno una destinazione pressoché esclusivamente domestica, ma si riallacciano spesso ai modelli costituiti dalle incisioni, dalla pittura e della scultura monumentale in marmo, Utilizzano talora gli stessi stampi della maiolica, ispirati a loro volta in alcuni casi a quelli di arti suntuarie più costose come l’argento; mantengono invece una propria autonomia rispetto alla produzione in biscuit, riservata quasi esclusivamente alla realizzazione di soggetti profani di gusto classico da utilizzare dei Trionfi da porre sulle tavole imbandite dei magnati genovesi.
Il soggetto notoriamente più rappresentato è la Madonna di Misericordia di Savona, proposta su acquasantiere da camera (i cosiddetti “benedettini”) o in plastiche a tutto tondo, che seguono un numero assai ridotto di riferimenti iconografici, identificabili soprattutto dalla figura della Vergine che apre il manto con gesto che richiama le Madonne di Misericordia medievali o, più direttamente, il cinquecentesco marmo di Pietro Rosolino, oppure nell’Apparizione della Madonna che indica il cielo con una mano alzata, retta su un trionfo di nubi e angioletti.

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Proprio questa continua ripetizione di tipologie note, anche semmai esaurite, conforta il credente nella funzione protettiva e benedicente dell’immagine sacra
Ancora più popolari risultano la fine del XIX secolo le numerose redazioni in terracotta ingabbiata e verniciata oppure dipinta freddo, estese anche a riproduzioni di casse processionali dei santi e prottetori locali albisolesi da San Nicolò e Sant’Isidoro.
Pertanto riveste particolare interesse questa “Immacolata Concezione” in terraglia, tanto per il soggetto comune quanto per la realizzazione tutt’altro che rustica.
Il prototipo è ricavato anche in questo caso dalla statuaria monumentale e dalle arti suntuarie; in particolare dalla “Immacolata concezione” mormorea di Francesco Schiaffino per la Cappella di palazzo Balbi a Genova e dalla monumentale redazione in argento (alta più di 2 metri) realizzata attorno al 1747 ancora su disegno dello Schiaffino, donata alla Cattedrale di San Lorenzo da Gio. Francesco Brignone Sale nel 1748.
Come la realizzazione in marmo e argento la terraglia savonese, pur nelle dimensioni più limitate, lascia presagire nei tratti regolari del volto una già classica compostezza, mentre il vibrante panneggio del manto evoca ancora i virtuosismi barocchi di Puget e Parodi.
Il riferimento a Francesco Schiaffino, non poteva ritenersi superato alla fine del XVIII secolo se il concorso istituito nel 1788 dalla giunta genovese per il Commercio allo scopo di conferire una esclusiva poliennale per la produzione di porcellana della Repubblica di Genova suggeriva quale modello in marmo da copiare nella realizzazione ceramica il suo “Ratto di Proserpina” della Galleria di Palazzo Durazzo.

Renato Giusto

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