Il verde e il degrado: poche conclusioni

Questa mia piccola rassegna sul verde urbano volge al termine. Non è escluso che in futuro riprenda l’argomento, ma per il momento concludo qui. Un po’ perché credo di aver già dato un’idea di cosa intendo, un po’ perché ho parlato necessariamente delle realtà che conosco meglio e sulle quali ho avuto modo di raccogliere una minima documentazione nel tempo.
Me ne segnalano altre, in giro per la città. Ho visto foto di pini sacrificati in altri quartieri. Ho sentito parlare dell’orto botanico di Valloria e del suo progressivo degrado.
Ho visto altre zone, per esempio la scarpata adiacente all’inizio di via Stalingrado, dove il verde vive incolto in attesa di scempi futuri. Così anche nel cortile ex-Mottura e Fontana, di fronte al Matitino. Così agli Orti Folconi.

Cortile Mottura Fontana

Orti Foconi (foto la Stampa)

E a proposito di questi ultimi, sembra che il nodo delle varie proprietà che devono mettersi d’accordo sulla destinazione stia per sfociare nell’idea di un centro sanitario. Meglio di una palazzata, certo: a parte che non è detto alla fine si faccia l’uno e l’altro. Ma perché, anche nella sanità, il vero affare è sempre costruire ex novo per trasferire servizi, invece di far funzionare meglio quelli che ci sono, con attrezzature e personale adeguati? Perché non si può progettare mai un parco urbano degno di questo nome?
Sembra un tabù. Non solo perché non abbastanza remunerativo di interessi privati, ma perché esiste il sacro terrore di dover incrementare le spese di cura del verde pubblico.
Al momento, sono una voce frettolosa di bilanci di una partecipata in affanno, sull’orlo del fallimento, le cui vicissitudini, ahimè, sono ben lungi dal concludersi. E anche questo fatto, insieme con la scarsa sensibilità diffusa in merito, contribuisce a quella alternanza schizofrenica di incuria selvaggia e tagli radicali. Si ragiona per bilanci, spese e cooperative, non per stagioni e necessità arboricole.
Ancora due foto le aggiungo. Siamo alle Fornaci, nei pressi della famosa ginestra.
Ecco i resti del taglio di alcuni anni fa.

Ginestra secca

Qui, un’aiuola adibita più che altro ad area canina, circonda il muro della ferrovia del porto, e il varco, murato, di quello che fu il vecchio passaggio a livello, che quelli meno giovani come me hanno fatto in tempo a conoscere e ricordare.
In generale è tenuta abbastanza bene. Nell’aiuola di fronte, anch’essa sostanzialmente area canina, alcuni poveri alberi sono cresciuti con il tronco inclinato per via del giro di vento sempre fortissimo.
Nelle vicinanze della soglia murata aveva fatto in tempo a crescere un fico. Era un bell’albero, piuttosto grande. Anch’esso aveva il tronco inclinato. Questo fatto, e magari i frutti spiaccicati sul marciapiede, ha fatto sì che nel precedente mandato, nel 2019, si desse ordine di tagliarlo alla base.
Lo so, probabilmente era necessario. Era un albero spontaneo con elementi di pericolo. Ma che tristezza lasciarlo crescere così tanto, per poi abbatterlo. Come quei condannati che si lasciano per anni a marcire in cella, prima di eseguire la sentenza. Se l’aiuola fosse stata pulita a dovere, non avrebbe avuto modo neanche di nascere. Invece era un grande albero. Lo si vede bene dagli spezzoni di tronco a terra. Probabilmente ospitava uccellini o almeno li nutriva.

Taglio del fico

Ora, naturalmente, abbiamo al suo posto un cespuglio di rami. Il fico non si arrende così facilmente.

Altrove, in posti più civili, si ragiona sull’importanza del verde urbano, l’enorme importanza. Da tantissimi punti di vista. Le nuove teorie sullo sviluppo sostenibile, sulla rigenerazione, sull’armonia fra uomo e ambiente, suggeriscono idee rivoluzionarie di integrazione del verde, sperimentazioni, nuove forme di giardino e parco e vegetazione integrata. Si parla di riduzione dell’inquinamento, di mitigazione dei cambi climatici o almeno del microclima, di riparo per l’avifauna. Il vero progresso, ormai, non è il retrofuturo degli obsoleti e alienanti palazzoni, ma una nuova forma di interazione fra esseri umani e ambiente. Sperando non siano terriccio sui tetti come qui si ventilava per giustificare speculazioni, oppure stravaganze da ricchi e basta come il bosco verticale di Milano.

Stessa città, stesso giorno, stessa ora, strade diverse… La differenza che possono fare gli alberi

Palazzi del futuro

Qui da noi, invece, il verde è un fastidioso, seccante, superfluo voce di bilancio. I rami vicino alle finestre danno fastidio, i cittadini si lamentano, e i rami vengono pelati. Il verde che cresce troppo ingombra il marciapiede, si pulisce fino alla radice. Gli alberi sporcano, gli uccelli sporcano. Meglio il cemento. Ogni albero è un pericolo, potrebbe cadere. Meglio tagliarlo.
Ho visto in questi giorni, su un gruppo locale, un cittadino che si lamentava delle erbacce che crescono fra le pietre del giardino, e chiedeva consigli. Dal diserbante al sale, mancava solo il napalm, molti si sono sbizzarriti. Altri, più avveduti, avvisavano che tutta questa roba inquina, che sarebbe meglio cementificare le fughe e buonanotte.
Grazie dei consigli, ha risposto il tale, pubblicando una foto. Voglio avere un giardino in ordine.
Ebbene, vedendo la foto sono rimasta sbalordita: il cosiddetto giardino era una distesa di cemento circondato da una recinzione. Una piccola zona era invece lastricata, ed era lì che le povere erbacce tentavano di crescere, come sempre fa la natura trascurata che vuole vivere.

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A parte suggerirgli anch’io di cementare tutto, credo che laddove non si sa distinguere un “giardino” da un cortile spelato senza neppure un geranio in vaso, non ci siano speranze.
Del resto, a proposito di gerani, basta guardare i balconi. Altrove sono tutti una fioritura nella bella stagione. Anche da noi, un tempo, lo erano. Non esisteva poggiolo senza i suoi bravi vasi da fiori.
Ora sono una rarità.
Il binomio fra cittadinanza insensibile e politica era fortissimo nella giunta precedente. E ne abbiamo visto le conseguenze.
In questa al momento pare prevalga l’indifferenza, come su molte altre questioni. Si stanno giusto attivando su alcuni temi di interesse edilizio. Il verde pubblico continua a essere la Cenerentola della situazione, come sempre. Forse sarà colpa dei savonesi incivili anche la sofferenza di alberi e giardini. Chissà che non ci spieghino pure quello con apposita brochure.

Milena Debenedetti

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