Il “mio” MoVimento (prima parte)
Ho riflettuto a lungo se scrivere, commentare o meno, in questa fase cruciale. Perché per difetto siamo sempre troppo sinceri e autocritici, e gli altri se ne approfittano. Ma del resto l’ipocrisia o il silenzio diplomatico sanno di imbarazzo, e io personalmente non ho niente di cui vergognarmi o fare autocritica o peggio, rinnegare. Anzi, resto orgogliosa. So di essere sempre stata coerente e trasparente, so di aver contribuito, poco o tanto che sia, a cambiamenti comunque positivi, e ne vado fiera.
Per cui, astenersi sarcastici, maramaldi vari, ma anche paternalisti finto comprensivi che ti fanno la morale in stile io l’avevo detto. Perché vi becchereste solo la parola con la “v” sdoganata dal Beppe.
Non mi sono mai trovata a mio agio nella politica attiva, pur avendo da sempre una elevato interesse in merito, soprattutto su temi sociali e ambientalisti, sui diritti individuali, e avendo contribuito, a volte, a battaglie in tal senso, ma senza mai aderire neppure a comitati.
Finché, dalle parti del 2005, mi imbattei nel blog di Grillo. Ci ritrovai temi, sensibilità, critiche e proposte che in buona parte condividevo, che coincidevano con la mia eretica non appartenenza, e aprivano la mente.
Iniziai a intervenire nella discussione, fino a divenire uno dei commentatori più attivi. E in mezzo a una marea di deliri, più tardi anche di provocatori esterni, c’erano parecchie belle teste che dibattevano su molti temi e condividevano idee. C’era un notevole fermento.
Quando Grillo invitò a incontrarsi, a creare gruppi locali, e nacque il meetup della mia città, vinsi la mia timidezza e uscii dall’ombra, iniziando a partecipare, fra i primissimi. Riunioni, discussioni sullo stato pietoso della politica locale, sempre gli stessi nomi, lo stesso giro di interessi; proposte, iniziative, appoggio alle lotte ambientali.
Venne il tempo delle liste civiche, incoraggiate da Grillo. Una delle prime fu a Varazze. Più tardi nacque il MoVimento vero e proprio, con la carta di Firenze, con le cinque stelle, che si focalizzavano su tecnologia, ambiente, beni comuni, connettività, trasporti.
La bellissima “Woodstock a 5 stelle” di Cesena nel 2010 fu uno dei momenti più alti e aggreganti, con ospiti internazionali e teorie importanti sulle nuove forme di democrazia, la tecnologia, lo sviluppo sostenibile. Già allora i media fecero del loro meglio per ignorarne il senso e la portata. Doveva essere portata avanti la narrazione del Grillo volgare solo urla e protesta e dei grillini ignoranti e fanatici e populisti, privi di idee, più pericolosi di fascisti per le sinistre e di comunisti per le destre. Bisognava far sì che persone potenzialmente in sintonia non ricevessero il messaggio, sviluppassero pregiudizi, creassero opportune barriere. Invece, la realtà era che eravamo troppo avanti per essere capiti. Ora che quelle idee si fanno strada, prendono la forma di veri e propri gruppi di opinione come i giovani FFF di Greta, e tendenze letterarie e filosofiche, come il solarpunk, ora che decrescita ed equilibrio con l’ambiente diventano necessità, mi fa male, molto male, che nessuno riconosca Grillo e i 5 stelle come precursori.
Nel 2011, alle comunali, mi presentai come candidato Sindaco, con la mia totale inesperienza e la serenità di chi non ha niente da perdere né da guadagnare. Ancora adesso vado orgogliosissima di quel personale 9%, superiore persino al voto di lista, nato così, dal nulla.
E in Consiglio Comunale iniziai, iniziammo, le nostre battaglie, in una situazione faticosissima di ostracismo più o meno velato, dove sperimentai di persona le scarsissime differenze pratiche fra centrodestra e centrosinistra, e quella forma, diciamo, di omertà politica che li caratterizza.
Poi, nel 2013, le politiche. Non ne fui entusiasta. Lo stesso Casaleggio pare fosse contrario a presentarsi, e aveva ragione. Avremmo dovuto avere pazienza, continuare a rafforzarci sui territori, a fare gavetta, a creare opinione, ad aggregare persone e idee, a fare da stimolo ed esempio ai partiti portandone in luce le contraddizioni e costringendoli, in pratica, a un progressivo cambiamento, mentre crescevamo una nuova leva di potenziali cittadini attivi.
Così rischiavamo di essere un colosso dai piedi troppo fragili.
Ricordo ancora, in mezzo all’entusiasmo e alle mille sensazioni euforiche e positive della festa di fine campagna elettorale, a Roma, in piazza S. Giovanni, alcune impressioni negative. Il servizio d’ordine minaccioso e poliziesco, persino con gli attivisti. Le transenne dietro cui erano ammessi solo i “vip”: personaggi come Pizzarotti o Cancelleri circondati da sciami di giornalisti.
Non mi piaceva, tutto questo. Non mi piaceva affatto. Era l’inizio di una deriva che contraddiceva i sani principi di riscatto individuale e democrazia diretta per cui eravamo nati.
Anche il risultato, per quanto esaltante, mi lasciò un senso di amaro. Se solo Bersani avesse avuto i numeri per governare, se solo noi avessimo preso un po’ meno, le destre un po’ meno, lui un po’ di più, le cose sarebbero state più facili, avremmo avuto il tempo di crescere e maturare come forza politica.
Invece, così, eravamo al centro di troppe manovre, di troppe passioni e interessi, in uno stallo a tre.
Il tormentone perchénonfateilgovernoconBersani iniziò a risuonare. Quando non solo questo contraddiceva i nostri principi e propositi di allora, ma lo stesso Bersani non ebbe neppure l’intelligenza di proporci, che so, di assorbire alcuni dei nostri temi, di coinvolgerci. No: voleva appoggio esterno e basta. Schifato pure lui da noi. Solo ora si è ricreduto.
Ebbene, se noi in quei giorni forse sbagliammo, forse non potevamo fare altrimenti, vi assicuro che pure lui dimostrò miopia politica. Il senno di poi non aiuta a valutare, ma allora era giusto così.
Come per molto tempo ero stata sgomenta per il successo di un personaggio totalmente negativo come Berlusconi, così lo fui per il suo degno seguace Renzi.
Prima delle politiche non so quante brave persone vennero da noi a dire: visto che Renzi ha perso le primarie firmiamo per voi.
Cioè, lo vedevano come un rinnovamento! Come si poteva farsi ingannare così, da un essere del genere, altro che rottamatore… Cose che mi sfuggono e mi lasciano dentro un’enorme desolazione, un senso di impotenza. Il 41% alle europee di un simile individuo, basato su convinzioni totalmente false e smentite dai fatti successivi, è ancora adesso una ferita aperta.
Fu allora che persi tanti amici, intrisi di pregiudizi su di noi. Non bastò loro la stima per me come persona, per evitare di togliermi il saluto. Ma ciò che mi rattrista di più, non sono i tanti di area centrosinistra, sui quali ho praticamente perso le speranze, ma quelli con idee simili alle mie sulle battaglie civili sociali e ambientali, che invece di condividere, apprezzare il nostro operato, darci una mano, sono stati fra i nostri principali detrattori, persi fra un’autoreferenzialità malmostosa che li portava a litigare persino fra gruppi e gruppetti, un eccesso di boria supponente (noi non siamo capiti perché troppo culturalmente superiori) che li faceva crogiolare nella loro perenne sconfitta, indossandola compiaciuti come una medaglia al valore, e un fondo di invidia osservando che noi, qualcuna delle loro battaglie perse, iniziavamo invece a combatterla e magari anche a vincerla, umilmente e pragmaticamente e senza trattare il nostro prossimo da inferiori in errore a prescindere. Il che mi ha fatto capire perché non mi sono mai trovata a mio agio fra loro.
Al tempo stesso, ho riscontrato fra alcune persone distanti da me come idee, molta più correttezza, accettazione pur non condividendo, e dialogo pacato. Portandomi a rimescolare molte delle mie convinzioni e anche dei pregiudizi personali. Insomma, comunque un interessante e illuminante percorso di vita.
Poi vennero tante cose e tanti governi. La tristissima esperienza ammucchiata con Monti, alibi ai partiti per la loro ignavia, e per il far fare il “lavoro sporco”, ancora un passetto verso l’impoverimento del Paese e l’azzeramento del sociale. Cosa che, se non fosse bastato, stiamo ripetendo con Draghi, e stavolta, ahimè, con dentro il M5*. Ci sono riusciti, infine. Poi gli italiani sperimentarono Renzi e cominciarono a capire che razza di rinnovamento fosse, più liberista dei liberisti. La buona scuola, il jobs act, la monca e pasticciata riforma delle province (un altro pezzo di democrazia sottratto ai cittadini) ce li portiamo ancora addosso come macigni.
Il famoso referendum fu un attimo di resipiscenza. Fu allora che, essendo pessimista sul risultato e incapace di entusiasmarmi nella battaglia (anche se felicemente sorpresa dall’esito) capii come mi fossi logorata nelle lotte e non fossi più capace di pensare positivo, nel quadro generale, e di dare un contributo.
Mi feci un po’ da parte, anche per motivi di salute.
Ci furono varie evoluzioni nel MoVimento, non tutte positive. La tragica perdita di Casaleggio, il ruolo negativo del figlio, non certo all’altezza, il progressivo smarrimento o disinteresse di Beppe, l’azzeramento dei meetup, l’isolamento di molti attivisti a vantaggio di fan arrivisti…
Per questo le elezioni locali continuavano ad andare male. I piedi d’argilla si sbriciolavano lentamente, mentre la testa continuava a crescere, man mano che la gente toccava con mano che tutti i problemi da noi denunciati erano realtà, nonostante il quasi totale martellamento opposto dei media.
Così, fecero una legge apposta per non farci governare. E noi non fummo capaci di impedirlo.
Da lì iniziò una sequenza di nuovi guai.
Continua
Cara Milena mentre apprezzo il tuo coraggio a “metterti in piazza” come anche hai fatto ai tempi del primo M5S, ma anche io c’ero e non condivido questa narrazione. Forse dipende dai punti di vista e anche io mi metto in piazza da ex militante molto attivo prima ad Alessandria e poi a Vado Ligure con gruppo locale del M5S . Non è questione di vicende personali ma di racconto di un periodo storico per me vissuto non bene. Sono arrivato con molti dubbi già nel 2017 a luglio a Savona per trasferirmi dopo la pensione. Ho frequentato per circa un mese e mezzo la sede del M5S locale (che a quei tempi era una anomalia). Ho trovato un gruppo di belle persone ma la forma organizzata delle riunioni e del metodo politico non l’ho mai sopportata. alcune perle erano: se hai fiducia in me perchè dobbiamo votare, fidati… oppure nonostante la convocazione delle riunioni su O. del G. non si seguiva mai una vera traccia e le riunioni erano terminate con un nulla di fatto …con la consapevolezza che poi “qualcuno ci avrebbe pensato a decidere”. Erano appena terminate le elezioni comunali a Sv e per soli 400 voti il M5S non era entrato in ballottaggio. Mi aspettavo di trovare una organizzazione agguerrita e profondamente radicata, ma nulla di concreto c’era e ancora permane. Nessun gruppo di lavoro per approfondire tematiche , che anche io proponevo(energia, trasporti, ecc)poichè facevano parte di un “non detto” pesante che potevano diventare fonti di potere culturale importante, quindi le mille competenze che si avvicinavano dalla porta cercavano di fuggire al volo dalla finestra. Da quella sede è passato uno strato sociale intero e attivo di Savona, persone competenti dottori, avvocati, giornalisti, ingegneri, ecc, che non trovando l’ambiente di vero confronto e lotta se ne andavano e sparivano. A distanza di due anni da quel momento dopo aver provato ogni via di uso della “forma M5S” compresa l’organizzazione di un convegno in tre giornate alla Baia dei Pirati per formare con competenze amiche circa 70 persone dei vari meetup della costa boicottati e NON seguiti solo e proprio dal gruppo di SV che preferiva continuare con il suo andazzo da prepotente forte dell’appoggio dei tre re magi eletti anche con il loro contributo a livello nazionale . Mentre alcuni del gruppo di “comando locale” erano espulsi dal nazionale e ritornano sui territori, ma rimanendo agganciati ai tre re magi anche finanziariamente. In seguito il gruppo di circa 12 persone con cui lavoravo dopo le vicissitudini e con tutti dubbi senza risposta del M5S nazionale e regionale si è sciolto perchè non si riconosceva più nel M5S. Il periodo delle giravolte di Grillo senza oppositori a Genova con la Cassimatis per favorire Il Pirondini di turno, dell’Alice (regionale) vera guardiana del potere mediatico dell’Elevato sulla regione, che nelle ultime plenarie cassava ogni richiesta di organizzazione diversa e di cambio di parametri politici. Ecco la tua narrazione è molto diversa e mettersi in piazza significa anche raccontare attraverso la propria storia un pezzo di vita di questo movimento. E si può parlare della storia di un movimento politico nato anche attraverso una alimentazione di gruppi civici di base, dalle lotte di quei tempi(tu stessa citi il carbone della TP.) senza citare il fatto che nel tempo si è arrivati ad una separazione reale per cui non puoi più neppure avvicinarti a qualunque gruppo di base perchè hai cambiato ogni rapporto, hai smesso di rappresentare ogni istanza politica e sociale per favorire operazioni di galleggiamento nei vari governi? Si può parlare del M5S oggi senza vedere una separazione da tempo in atto che non ha altre spiegazioni se non nel poltronificio che scatena poichè di fatto Di Maio e Conte sono entrambi per invio di armi, per una visione atlantica e della Nato, e soprattutto entrambi sostengono Draghi contro ogni logica minimamente sociale, mentre ogni idea buona avuta (superbonus, R di C, ecc) è in concreto limitata e resa inattuabile dalla colpevole burocrazia e dalla politica di cui siete parte ? Se parliamo di storia allarghiamo la visione o siamo inutili…
Ecco