Fotografie inedite di Loano

Quattro fotografie inedite ed esclusive ante 1872 e i nostri giorni
Cara Loano, come eravamo e ci siamo trasformati
Oltre un secolo di storia  ambientale della zona portuale
Un paragone con l’interramento del ponente di Genova: da Sampierdarena a Volti, all’abbatimento del castello Raggio per realizzare l’acciaieria nonostante i cantieri navali di Sestri Ponente

Quattro fotografie inedite ed esclusive ante 1872 e i nostri giorni
Cara Loano, come eravamo e ci siamo trasformati
Oltre un secolo di storia  ambientale della zona portuale
Un paragone con l’interramento del ponente di Genova: da Sampierdarena a Volti, all’abbatimento
del castello Raggio per realizzare l’acciaieria nonostante i cantieri navali di Sestri Ponente
 

Quattro immagini di Loano, prese più o meno dallo stesso punto di vista, mostrano la rada di levante, quella davanti alla Madonnetta, che a quanto pare nel passato serviva da rifugio per le imbarcazioni che non potevano essere trascinate a riva perché troppo grosse e troppo pesanti: serviva da rifugio anche se all’epoca non c’era ancora il molo del Nimbalto, perché era la zona più protetta dal vento e dal mare di libeccio, così come lo è ora: quando si dice, il destino.

La prima immagine è tratta da una cartolina (ritoccata, perché non mostrava quasi più nulla) anteriore al 1872. Si vedono perfettamente il municipio, la parrocchia, la Madonnetta e il promontorio del Nimbalto che difendeva la rada.

La seconda immagine è tratta da un ex-voto, è chiaramente databile dopo il 1910:  la cupola della parrocchia è stata ricostruita dopo il terremoto di Diano Marina, i pini del bastione, piantati da mia nonna verso il 1890 sono già visibili e, soprattutto, si vedono i pali della luce elettrica lungo la strada ma non ci sono né Villa Chiara, né villa Vacca.

Nella sostanza è identica alla cartolina precedente, salvo che è a colori. Nella rada non c’era spiaggia, se si escludono una cinquantina di metri a levante del Nimbalto, dove non era una spiaggia, ma un insieme di ciottoli bordato, lungo la battigia, da una fila di scoglietti, o meglio di pietre arrotondate, che sporgevano dal mare per una ventina di centimetri. Erano, come la secca più al largo, materiali trasportati dal torrente durante le sue piene. Il muro che fino a qualche mese fa divideva il lungomare dal porto era a strapiombo sul mare e ci camminavano sopra i granchi.

La terza immagine mostra la stessa zona qualche anno fa: la rada non c’è più, il porto l’ha riempita.

La quarta immagine mostra la stessa zona oggi: un tumulto di costruzioni, anche alte e anche in pieno mare.

Personalmente sono contrario all’interramento del mare: ciò che è stato fatto a Genova sulla riviera di ponente, a incominciare da Sampierdarena per finire a Voltri, tra interramenti, acciaieria, porto petroli, aeroporto eccetera è esteticamente obbrobrioso, indecente, inaccettabile. Meriterebbe una mostra, per spiegare al popolo che quei luoghi, fino alla metà del Novecento e fino all’abbattimento del castello Raggio per costruire l’acciaieria, nonostante i cantieri navali di Sestri Ponente erano ancora belli, quasi come la Riviera di Levante. Servirebbe da monito per il futuro.

Quanto a Loano, opporsi al porto per salvare la rada non era possibile, né sensato.  Il porto serviva fin dall’inizio, tirare in secco le barche da pesca era assurdo già nell’Ottocento.

Affermare che il porto abbia migliorato l’estetica di qualche cosa è discutibile. Anche se alla fine, probabilmente, sarà meno brutto di come si poteva temere.

Che porti ricchezza a Loano, è discutibile e, ormai, a cose quasi fatte non vale neppure la pena di discuterne: vedremo.

Filippo Bonfiglietti

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