Fioriscono a primavera le liste civiche per punire con il voto lo strapotere dei partiti malati

I partiti rappresentati in Parlamento, dopo la grande illusione del crollo della prima Repubblica, hanno ulteriormente abbassato il livello d’intervento, trascurando gli interessi universalistici dei cittadini.

Liste civiche con e senza bollino del “Grillo parlante” (ve lo ricordate Beppe il “marinaio della Lanterna genovese” dieci anni fa quando dava l’imprimatur di legittimità col suo bollo tondo dal canotto che “navigava” sulle folle oceaniche delle piazze italiane?). Semplici formazioni spontanee di cittadini per far ripartire la politica delle cose concrete direttamente dal basso, ovverosia le comunità locali. Una medicina forte per guarire la degenerazione del sistema democratico, che da oltre un sessantennio si regge sulla partitocrazia e non sugli organi eletti dai cittadini, previsti invece dai principali articoli della nostra Costituzione.

Le recenti elezioni amministrative del 2022 e le regionali di febbraio e marzo hanno fotografato due dati di tendenza mai registrati in precedenza: l’astensionismo e il pullulare delle liste civiche. Basti pensare alla scheda elettorale “lenzuolo” di tante cittadine dove innumerevoli aspiranti primi cittadini si sono sfidati al primo turno per la corsa alla poltrona più alta della propria comunità. Sull’astensionismo in questi mesi si sono pronunciati ben più illustri commentatori di chi sta vergando queste colonne e tutto l’agone politico si è prodigato in spiegazioni ed elucubrazioni mentali per dimostrare che il proprio partito o il proprio movimento politico, in realtà, nonostante l’evidente emorragia di voti le elezioni non le ha perse ma, al contrario, le ha vinte.

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Ma a noi poco interessa in questo momento stabilire chi sarà il vincitore della tenzone elettorale del 14 e 15 maggio bensì piuttosto capire perché con l’incredibile fioritura primaverile di liste civiche si sia arrivati a questa terapia d’urto in un malato in coma vigile? Negli ultimi anni i partiti rappresentati in Parlamento, dopo la grande illusione del crollo della prima Repubblica generata da Tangentopoli, hanno ulteriormente abbassato il livello d’intervento, trascurando gli interessi universalistici dei cittadini. Il consenso dei partiti, subito dopo la Liberazione, era legato fondamentalmente a motivazioni ideologiche e non a vantaggi immediati e materiali. Questo collante ideologico si è allentato a beneficio di motivazioni più concrete e prosaiche. Per esempio: le concessioni edilizie o la difesa della pensione, l’evasione fiscale o la tutela del posto di lavoro, la dirigenza di un’azienda pubblica o la casa in cooperativa. Mentre dalle stanze dei bottoni della politica sono stati emarginati obiettivi come la qualità della vita, l’interesse ad avere un’amministrazione efficiente, l’identità tra moralità e politica e la contemporaneità tra diritti e doveri.

Ma come è potuto succedere tutto questo? Nel 1943/45 le istituzioni repubblicane erano state tutte distrutte. Il Comitato Nazionale di Liberazione, che insieme alle forze alleate, salvò l’Italia, innestò i partiti nel sistema e purtroppo anche nel sotto-governo. Fu allora che si cominciò con le nomine politiche, la Centrale del Latte al democristiano, l’Azienda del gas al comunista, la società di Trasporti al socialista e così via via sino alle forze parlamentari sotto la soglia del 2 per cento. Da qui iniziò progressivamente la degenerazione del sistema, che prima negli anni 70/80 alcuni fanatici di estrazione politica diversa (cattolica, marxista, fascista) con le armi in pugno tentarono di distruggere. Sul finire del secolo invece anche la ribellione popolare, idealizzata nella pesante azione di Mani pulite (durata però lo spazio di un mattino) ha scalfito solo in minima parte il radicato sistema della partitocrazia.

Quali allora i rimedi per evitare la morte della democrazia e l’avvento del qualunquismo o di soluzioni autoritarie? Se l’irresponsabilità di oggi sarà sostituita con la responsabilità di domani di raggiungere certi risultati, si metteranno sicuramente in moto delle contro-forze positive, e questo si verificherà solo se il voto dell’elettorato punirà, senza alcuna eccezione, lo strapotere dei partiti, che, in questi ultimi anni, hanno violato molte volte e troppo spesso, lo spirito e le finalità della Costituzione repubblicana.

Cesare Mannucci da PENSALIBERO

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