“Novità” e “continuità”

La recente scomparsa del papa emerito Benedetto XVI ci ha portato negli ultimi numeri a operare alcune riflessioni sulla sua opera e sulla sua figura. Come è nostro costume abbiamo espresso con chiarezza dei rilievi critici in merito sia alla sua esperienza alla guida della Congregazione della Dottrina della Fede, sia al tracciato generale del suo pontificato.
Ferma restando una valutazione positiva della sua esperienza nella ricerca teologica e del suo contributo ai lavori conciliari, non abbiamo mancato di dare un nostro giudizio critico dell’attività di vigilanza condotta sulla ricerca teologica quando era alla guida del citato dicastero della Santa Sede.

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Un’attività che ha portato all’adozione di provvedimenti che hanno colpito e limitato la ricerca di numerosi e stimati teologi, cosa che ci ha molto sorpreso vista la sua profonda sensibilità teologica e la sua consapevolezza della fondamentale rilevanza ecclesiale di un’attività teologica viva e fervida. Invece la sua azione negli anni ha, a nostro avviso, contribuito a un impoverimento della qualità e della necessaria libertà della ricerca, nonostante il generoso impegno di tante voci libere ed entusiaste.
Per quanto riguarda, invece, la traiettoria del suo pontificato la nostra critica si è appuntata in particolare sulla sua proposta di lettura dell’evento conciliare, a nostro avviso, alquanto riduttiva, che ne ha posto un po’ in ombra la portata innovativa, proponendone in alternativa una comprensione in un’ottica di continuità con la bimillenaria esperienza ecclesiale.
La “novità” è invece, a nostro avviso, un carattere fondamentale e permanente del messaggio cristiano. E il Concilio ha operato una grande azione intesa a porre in luce proprio il carattere innovativo dell’esperienza di fede per la vita delle persone e delle comunità e per aggiornare la presenza cristiana nel mondo, appesantita in particolare negli ultimi secoli da una grave difficoltà a dialogare con l’umanità dell’epoca moderna.
D’altronde la chiamata alla conversione e l’annuncio dell’avvento del Regno di Dio, che hanno contraddistinto sin dai primi passi la predicazione di Gesù, puntano a creare in chi ascolta un’apertura gioiosa alla novità. E anche il nostro quotidiano cammino di fede ci sfida ad avere uno sguardo aperto al nuovo che ogni giorno lo Spirito ci pone dinanzi.
Abbiamo ritenuto giusto richiamare queste nostre osservazioni all’operato ecclesiale di Benedetto XVI per fedeltà all’invito evangelico: «Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno» (Mt 5,37). Non solo! Siamo poi affascinati dal comportamento coraggioso e sapiente della donna cananea di Mt 15,22-37, che stimola Gesù a universalizzare la sua missione, sostenendo come fosse giusto che le briciole della mensa venissero lasciate ai cagnolini. E Gesù con gioia accolse l’implorazione della donna, mostrando così la sua piena disponibilità alla correzione implorata ai suoi piedi.
Un gesto questo che ci chiama autorevolmente a un nuovo stile nella pratica degli insegnamenti sulla correzione fraterna che incontriamo in Mt 18, affinché possano coinvolgere l’intera comunità dei credenti andando oltre lo schematismo di un rapporto di mera subordinazione tra autorità ministeriale e semplici credenti.

Questo nostro stile di parlare con franchezza è poi pienamente coerente con il principio implicitamente indicato nel complemento del titolo della nostra rivista “Donne e uomini in ricerca e confronto comunitario”. La finalità di ricerca e confronto comunitario ci chiama a un impegno di approfondimento, di riflessione, di dialogo aperto e sincero sulle motivazioni della nostra fede e del nostro camminare nella storia con quanti incontriamo sulla nostra strada. Siamo infatti molto grati ai nostri lettori quando ci danno sostegno nel nostro impegno, ma siamo ancora più riconoscenti ai lettori che ci rendono partecipi delle loro critiche e del loro dissenso, donandoci un grande aiuto a ricercare il modo più autentico per testimoniare la nostra fede in Cristo.
È nostra convinzione che le vie per giungere ai piedi della croce sono tante e diverse, ma hanno tutte in comune il punto di arrivo.
Non solo! Lo Spirito soffia dove vuole e può darci un suo segno anche nelle forme più lontane dalla nostra immaginazione. Da qui l’impegno a far nostro l’invito paolino a esaminare ogni cosa, e a tenere ciò che è buono (cf. 1Ts 5,21), implorando il Signore di donarci la capacità auspicata da Pietro di saper essere nelle vicende della vita sempre pronti a rispondere a chiunque ci chieda ragione della speranza che è in noi (cf. 1Pt 3,15).
In conclusione, tornando alla figura di Benedetto XVI, ci sembra giusto evidenziare il grande dono operato alla comunità ecclesiale dalla sua scelta di compiere un passo indietro lasciando il soglio pontificio, un gesto che ha in sé la “novità” di inaugurare un percorso sin qui inedito di comprensione del ministero petrino, ma che esprime anche la “continuità” perennemente nuova del carattere essenziale del dono della preghiera silenziosa e nascosta.

Tempi di Fraternità 

donne e uomini in ricerca e confronto comunitario

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