FINCHE’ LA BARCA VA …

QUANDO UN POPOLO, DIVORATO DALLA SETE DELLA LIBERTA’
SI TROVA AD AVERE DEI COPPIERI CHE GLIENE VERSANO QUANTA NE VUOLE SINO AD UBRIACARLO, ACCADE ALLORA CHE, SE I GOVERNANTI RESISTONO ALLE RICHIESTE DEI SEMPRE PIU’ ESIGENTI SUDDITI, SONO TIRANNI.
E AVVIENE PURE CHE CHI SI DIMOSTRA DISCIPLINATO NEI CONFRONTI DEI SUPERIORI E’ DEFINITO UN UOMO SENZA CARATTERE, SERVO; CHE IL PADRE IMPAURITO FINISCE DI TRATTARE IL FIGLIO COME UN SUO PARI, E NON E’ PIU’ RISPETTATO, CHE IL MAESTRO NON OSA RIMPROVERARE GLI SCOLARI  E COSTORO SI FANNO BEFFE DI LUI, CHE I GIOVANI PRETENDONO GLI STESSI DIRITTI, LA STESSA CONSIDERAZIONE DEI VECCHI, E QUESTI PER NON  PARER TROPPO SEVERI, DANNO RAGIONE AI GIOVANI. IN MEZZO A TANTA LICENZA NASCE E SI SVILUPPA UNA SOLA PIANTA:
LA TIRANNIA
(Platone – Repubblica, Libro VIII) 
Già il grande filosofo greco Platone constatava 400 anni avanti la nascita di  Cristo, quale fosse l’inclinazione dell’animo umano, che peraltro, malgrado siano passati secoli, non è cambiata, anzi forse è peggiorata, nonostante che le civiltà si siano ulteriormente sviluppate ed evolute, specialmente nei vari campi della conoscenza, la quale è diventata ormai alla portata di tutti.
Va da sé che, per chi governa è più facile acconsentire che negare, come pare avvenisse anche ai tempi di Platone, e molto spesso non si riesce o non si vuole capire che un diniego di oggi, può essere foriero di vantaggi maggiori o addirittura della sopravvivenza di domani. C’è da dire, d’altronde, che per ottenere oggi il consenso pochi hanno il coraggio di sostenere la via giusta per lasciare  un domani prospero e sicuro alle prossime generazioni, in quanto il problema del domani, sarà di quelli che verranno! Intanto, però, il consenso di oggi apporta vantaggi immediati e sicuri a chi l’ottiene.

Winston Churchil

THE BEST ARGUMENT AGAINST DEMOCRACY IS A FIVE MINUTES CONVERSATION WITH THE AVERAGE VOTER
(
Il migliore argomento contro la democrazia è conversare 5 minuti con l’elettore medio)

Winston Churchil
D’altronde mai, come ai giorni nostri, gli eletti hanno come unico pensiero quello di essere rieletti, per cui i “coppieri” di diritti e regalie da erogare in ogni ambito da parte di chi governa, tanto a livello centrale quanto a livello locale, sono sempre a disposizione dell’elettore, per cui se, come diceva Winston Churchil, la media degli elettori è quella che è, i politici di mestiere si adeguano a questa realtà e, attraverso le varie regalie, si garantiscono il loro il futuro personale, il quale  normalmente non coincide mai con l’interesse generale.
La mia esperienza passata  in Consiglio comunale non mi  ha che confermato l’andazzo, ormai apparentemente irreversibile, e cioè quello di dare sempre più diritti e agevolazioni di ogni tipo, senza pensare a come e a quando recuperare il costo di tali regalie, magari spendendo meno in assistenza e più in infrastrutture per esempio.
Nel momento in cui i nodi delle spese senza copertura economica  arrivano al pettine, escludendo  ormai l’evanescente “teoria dell’esproprio proletario” che, quando attuato nei tempi passati ha solo  aumentato la povertà e spesso  ha creato anche parecchie vittime, oggi si preferisce passare attraverso il più morbido e moderno sistema  del prelievo fiscale, attraverso leggi e leggine che mai si comprende da chi sono avvallate.
Oggi l’esproprio proletario ha un altro nome, è chiamato “giustizia sociale”.
L’attuazione della “giustizia sociale” ha come fine lo stesso obbiettivo dell’esproprio proletario, ma il metodo è più sofisticato e subdolo:  prima di tutto non è cruento, e poi, soprattutto, non mira a prelevare risorse dalle grandi ricchezze, perché il suo obbiettivo è la classe media.
Innanzi tutto perché la classe media  rappresenta  una platea più ampia, eterogenea, frammentata e disorganizzata; poi, perché è più facile carpirne le sostanze, in quanto  la classe media ha meno armi per difendersi di fronte ad azioni di esproprio morbido; inoltre la classe media, poiché è meno distante dai poveri rispetto ai veri ricchi, viene toccata più di frequente dal senso di colpa per la propria situazione economica, anche se solo leggermente migliore, e per questa via viene facilmente coinvolta dal sentimento di  solidarietà e commiserazione verso i più sfortunati. Facendo leva su questo aspetto meramente emotivo, i mass media come pure i variopinti personaggi dello spettacolo, sono il potente braccio armato dei politici “generosi e solidali” (con i soldi degli altri).
Gli arrivi giornalieri di “poveri migranti”  che sbarcano in cerca “giustamente” di miglior vita; il  dovere di soccorrere chi mette la propria vita in pericolo; la fratellanza universale dei popoli; l’innato spirito di carità cristiana e solidarietà del popolo italiano, a cui  si dovrebbe poi aggiungere anche il dovere verso i poveri italiani senza lavoro, i quali hanno in base alla Costituzione il “diritto a un posto di lavoro” (magari sotto casa); i giovani laureati in materie umanistiche che non trovano  un lavoro “soddisfacente alla loro scienza”. Insomma, ci troviamo di fronte a un massa di persone che hanno tutti  una ragione da rivendicare. Di fronte a questa vasta platea di questuanti, come può un politico di professione ignorare tante mani tese? Tanto più che non sarà lui, il politico, a dovere pagare le eventuali scelte generose di oggi, ma le pagherà qualcun altro più in là con il tempo, vale a dire i figli e i nipoti che al momento non votano!

Corsi per migranti

Allora si aprono le porte all’immigrazione selvaggia e si dà  l’incarico dell’assistenza di queste masse, che arrivano senza né arte né parte, ai nostri disoccupati, che magari sono pure laureati; si creano quindi strutture inutili per creare al loro interno posti di lavoro fasulli. In ultimo ci si è inventato anche il reddito di cittadinanza, del quale continuano a fruire persino stranieri non residenti in Italia e mafiosi, senza  mai dimenticare di adeguare, sempre di più, le guarentigie di chi dirige il sistema e veglia sulle nostre vite (i politici). Intanto poi qualcuno pagherà, e non saranno certamente né i poveri, perché non capienti, né  i ricchi, perché dotati di mezzi di autodifesa più impenetrabili, ma pagherà la solita classe media, la quale, avendo avuto la “fortuna” di aver lavorato sodo e rischiato tutta la vita, magari continuando pure a farlo anche  in avanzata età, sarà, suo malgrado, costretta a contribuire a pagare buona parte di quel conto che poi dovrà essere saldato dalle prossime generazioni.

“Finchè la barca va …” diceva il buon Andreotti. In verità la barca continua ad andare, ma con sempre meno rematori e sempre più passeggeri senza biglietto, perché i vecchi imprenditori diventano sempre più vecchi mentre i giovani cervelli continuano ad emigrare.
Quante volte  sento dire da amici e conoscenti che i loro figli laureati lavorano in Inghilterra, in Svezia, in Svizzera o in Germania. Per esempio Enrico, mio figlio, laureatosi in fisica in Italia a spese del contribuente italiano, da qualche anno fa ricerca negli Stati Uniti, perché in Italia la ricerca, che è la chiave del futuro, cioè è  un po’ come il motore che sostituirà i remi della barca, è appannaggio di pochi privilegiati ed è la cenerentola delle priorità nazionali.

Fermi Lab di Chicago

C’è da dire, per tornare sul punto, che i fisici, gli ingegneri e gli aspiranti scienziati sono elettori minoritari, mentre i facenti parte dei carrozzoni del sistema dell’assistenza e della generosità-coi-soldi-altrui sono una moltitudine, ben organizzata dal punto di vista lobbistico e capace di provvedere voti a profusione per i “coppieri” (ce ne siamo resi conto alle ultime elezioni comunali), ai quali non importa nulla del futuro, ma dimostrano di guardare solo il presente, in quanto fautori di un’economia basata sull’assistenza.
Inevitabilmente, tutto ciò farà sempre più sprofondare il nostro Paese nella graduatoria dei Paesi sviluppati e distruggerà i sacrifici fatti dai nostri nonni e dai nostri padri, arrivando a cambiare in peggio l’identità stessa del nostro popolo, per secoli ammirato per la sua creatività ed intelligenza.
Intanto, finché la barca va …
E se a un tratto smettesse di andare?

Silvio Rossi (libero Pensatore)

Condividi

One thought on “FINCHE’ LA BARCA VA …”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.